LA
CUCCAGNA DELLA DIFFERENZIATA. BOOM DI FIRME PER LA PETIZIONE A TERRACINA: OLTRE
3.500 CITTADINI CHIEDONO AL SINDACO DI ANNULLARE LA GARA
di
Pierfederico Pernarella
Più
ricicli, più risparmi? Macché: più ricicli, più guadagnano. Loro ovviamente,
sempre loro, i privati. È il meccanismo perverso, contrario ai più semplici e
scontati principi logici e di mercato, che fa delle gara in corso per
l’affidamento della servizio di raccolta rifiuti un affare, un bell’affare, per
una delle quattro società che si stanno contendendo l’appalto. Un meccanismo
contro il quale, caso più unico che raro a Terracina, si è mobilitata una parte
consistente della società civile grazie alla partnership, anche questa inedita,
di tre realtà associative diverse. Un’associazione ambientalista, il WWF. Un
movimento di opinione, Il Sestante. L’associazione dei commercianti, l’Ascom. E
i numerosi, davvero numerosi, cittadini: 3.673, per l’esattezza. Tante sono
state le firme raccolte nel giro di pochissimo tempo. Una partecipazione
importante. Il numero di firme, per dirne una, a norma di Statuto comunale,
sarebbe bastato a indire un referendum. Ma non è tanto una questione di numeri,
che pure si sono rivelati significativi, quanto di principi, di contenuti.
Quelli che ieri, nel corso di una conferenza stampa, hanno voluto ribadire con
forza Giovanni Iudicone per il WWF, Francesco Pezzano per l’Ascom e Agostino
Pernarella per Il Sestante. Il presupposto da cui è partita la raccolta firme lo
ha spiegato Agostino Pernarella: «Una città come Terracina, sotto dissesto e una
situazione economica che più nerisssima, non può permettersi un appalto del
genere. Un appalto dal costo a base d’asta di 8 milioni e 100 mila euro l’anno,
per sei anni, che così come è stato confezionato rischia di favorire non gli
interessi della città, ma quelli del privato». Il punto primo, dunque, è questo:
il costo dell’appalto è esoso e rischia di dare la botta finale ad una città
morente sul piano economico e delle finanze pubbliche. Ma l’inghippo della
faccenda è un altro. E lo spiega Giovanni Iudicone del WWF: «Il capitolato
d’appalto, preparato dagli uffici tecnici comunali, non prevede alcun meccanismo
di premialità per i cittadini-contribuenti rispetto alla crescita della
percentuale di raccolta differenziata». E qual è il problema? Semplice: i
guadagni che derivano dalla crescita (obbligata e prevista dal capitolato
d’appalto) della raccolta differenziata finiscono dritti dritti nelle tasche del
privato. Che, riciclando, guadagna due volte: conferendo sempre meno rifiuti in
discarica (e a 100 euro a tonnellata è un bel risparmio) e rivendendosi il
materiale da riciclare, oggi diventato quasi materia prima e dunque richiesto (e
pagato bene) sul mercato. E i cittadini? Zitti a riciclare. E a pagare, sempre
la stessa cifra, con buona pace dell’impegno che mettono nel rispettare tempi e
modi della differenziata. Impegno, va ricordato, che è diretto. Nel capitolato
sono infatti previsti due tipi di raccolta differenziata: una porta a porta e
l’altra condominiale. Quindi ci sarà un pieno (e impegnativo) coinvolgimento dei
cittadini. Ma con quale vantaggio, quale «premio» dall’unico punto di vista che
conta: la bolletta? Nessuno. Un paradosso grande come l’affare, tutto a
vantaggio del privato, in cui rischia di trasformarsi l’appalto dei rifiuti di
Terracina. Un rischio chiarissimo agli oltre 3.500 cittadini che, insieme alle
tre associazioni, chiedono all’amministrazione comunale di fermarsi e annullare
la gara d’appalto. «Lo hanno fatto altri Comuni pontini in queste settimane -
dichiara Agostino Pernarella - perché non possiamo farlo noi?». Già, bella
domanda: perché non può farlo una città economicamente allo stremo, per usare un
eufemismo, dove, come dichiara il presidente dell’Ascom Pezzano per citare un
dato, «nel 2012 ha chiuso i battenti quasi un’impresa al giorno?». La quota
ragguardevole di firme raccolte non rappresenta un traguardo per le tre
associazioni, convinte più che mai ad andare fino in fondo per raggiungere il
proprio obiettivo: «La cittadinanza si è dimostrata più sensibile all’argomento
della classe politica, con qualche rara se non unica eccezione - concludono in
coro -. Una partecipazione significativa, di cui il sindaco Procaccini farebbe
bene a tener conto».
L’INCOGNITA
MORELLE. DUBBI ANCHE SUL PROJECT FINANCING
di
Pierfederico Pernarella
Accanto
ai meccanismi per nulla virtuosi previsti nel capitolato d’appalto, WWF, Ascom e
Il Sestante puntano il dito anche contro il project financing per l’impianto di
compostaggio di Morelle. Del progetto, che prevede il coinvolgimento di soggetti
privati per la riattivazione e la gestione della struttura, se ne sta occupando
la Provincia di Latina. Ebbene nelle linee guida individuato, spiegano le tre
associazioni, non viene specificato quale tipo di smaltimento verrà effettuato.
I timori insomma, per dirla papale papale, è che al posto di un impianto per il
riciclo della frazione umida e la produzione di compost possa spuntare un
inceneritore.
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