EFFICIENZA
IN EDILIZIA, IL GIACIMENTO DA SFRUTTARE DELL’ESISTENTE
di
Redazione Qualenergia.it
In
Italia abbiamo 13,7 milioni di edifici, di cui 12,1 milioni ad uso residenziale.
Di questi ben il 76% è stato costruito prima del 1976, quando sono state varate
le prime norme per il contenimento del consumo energetico per usi termici negli
edifici. Il nostro patrimonio edilizio è un vero e proprio colabrodo energetico,
un problema tanto più grave se consideriamo che l'energia che sprechiamo è in
gran parte importata. Il risanamento dell'esistente è un enorme giacimento di
energia da risparmiare oltre che un’opportunità per rilanciare l'edilizia, tra i
settori più duramente colpiti dalla crisi. A impedire di attingere a queste
riserve però restano diversi ostacoli. Come rimuoverli? Ne parliamo con Ulrich
Klammsteiner vicedirettore dell'Agenzia Casa Clima/Klima Haus Agentur della
provincia di Bolzano che oggi a The Innovation Cloud a Milano ha parlato proprio
di risanamento energetico del parco edilizio esistente, presentando la
certificazione Casa Clima R, pensata proprio per le riqualificazioni
energetiche.
DOMANDA.
Dottor Klammsteiner, che potenziale c'è nel risanamento del patrimonio
edilizio esistente?
RISPOSTA.
«Come prestazioni energetiche quasi tutti gli edifici antecedenti agli anni '90
sono in classe G, la più bassa. Il potenziale di risanamento è dunque enorme.
Questo sarà il futuro dell'edilizia per i prossimi 10 anni e forse più, alla
luce della crisi che ha colpito il mercato del nuovo. Ci sono già tutte le
tecniche e le tecnologie per poter intervenire efficacemente, manca forse una
diffusione adeguata del know-how e delle skills per farlo».
D.
Oltre a questo ci sono altri ostacoli che frenano gli interventi
sull'esistente. Quali sono?
R.
«Il problema in Italia è che per l'italiano medio la casa ha un valore enorme,
che però non si riflette a livello economico: si è costruito troppo e il valore
sul mercato è relativamente basso rispetto a quello soggettivo per chi abita la
casa. L'altro ostacolo è che non si conoscono le potenzialità del risanamento
energetico e in un edificio in multiproprietà questo potenziale si può esprimere
a pieno solo se tutti i proprietari fanno interventi in maniera coordinata. Lo
Stato dovrebbe fare da esempio: intervenendo negli edifici pubblici, scuole, in
primis per far vedere che la riqualificazione energetica funziona. Tra l'altro
non occorre a volte nemmeno toccare l'involucro; bastano semplici interventi di
manutenzione ordinaria sugli impianti per avere risparmi di oltre il 10%».
D.
Può fare qualche esempio di risanamento energetico di successo?
R.
«Un esempio classico è l'edificio che era delle Poste a Bolzano e che è stato
ceduto alla Provincia proprio per i costi energetici enormi che comportava.
Intervenendo si sono ridotti di 10 volte i consumi aumentando nel contempo il
volume del 30%. Altro esempio meno noto la casa Glauber, sempre a Bolzano, dove
oltre che la performance energetica si è voluto migliorare l'impatto ambientale
complessivo, usando materiali il più sostenibili possibile. Sono stati
ristrutturati anche diversi masi sotto tutela. Nei 100 comuni della provincia
abbiamo certificato la ristrutturazione totale di circa 600 edifici in un anno:
un piccolo numero che però se si traslasse a livello nazionale diverrebbe
rilevante».
D.
Che ruolo ha la nuova certificazione “Casa Clima R” nel promuovere la
riqualificazione dell'esistente?
R.
«Il valore è quello di dare una linea guida chiara e trasparente da seguire per
il tecnico affinché sia certo di effettuare un risanamento di qualità. Con
questa qualità si avrà nell'abitazione un comfort termico differente. Questa è
anche una delle difficoltà nel comunicare i vantaggi di risanare energeticamente
un edificio: pochi capiscono che non è solamente una questione di risparmio
economico, bensì anche di migliorare la qualità abitativa. Sarebbe importante
che questo messaggio passasse, perché negli interventi di risanamento in genere
i tempi di rientro dell'investimento aggiuntivo sono più lunghi che nelle nuove
costruzioni».
D.
In Italia c'è stata da poco una riforma dei certificati bianchi, mentre le
detrazioni del 55% sono confermate solo fino a giugno. Come cambierebbe il
sistema degli incentivi per promuovere la riqualificazione energetica
dell'esistente?
R.
«L'Italia con i certificati bianchi è all'avanguardia nell'incentivare
l'efficienza energetica, tuttavia questo sistema funziona molto bene per
interventi come il cambio caldaia, mentre per la riqualificazione energetica
complessiva si prendono relativamente pochi titoli. La misura ha senso solo per
enti piuttosto grandi come comuni o province. Dati i costi e la procedura
complessa per ottenerli, infatti, i certificati sono convenienti da usare per
finanziare interventi solo se vengono raggruppati. Di sicuro da soli non bastano
come strumento e andrebbero inseriti in una strategia complessiva più ampia da
adottare non solo a livello provinciale e regionale, ma anche nazionale ed
europeo. La Direttiva europea al momento aiuta poco, dato che i diversi
patrimoni edilizi nazionali hanno caratteristiche e problemi diversi. Ad
esempio, in Italia ci sono molte più case di proprietà e, dunque, edifici in
multiproprietà: non si può fare come in Austria e Germania dove il proprietario
dell'edificio fa gli interventi e recupera i costi alzando l'affitto degli
inquilini».
D.
Che tipo di strumenti potrebbero aiutare a superare questo ostacolo?
R.
«In provincia di Bolzano ci stiamo pensando da molto. Le soluzioni possibili
sono diverse. Ad esempio in Germania esistono strumenti finanziari come il
Bausparen, che permette di accantonare i soldi per accedere poi a finanziamenti
a tassi convenienti per interventi edilizi. Oppure si pensa a fondi rotativi o a
finanziamenti diretti, anche attraverso i fondi europei. In Alto Adige poi
abbiamo incentivato la riqualificazione energetica imponendola in caso di
ampliamento, tramite il piano casa: questo ha funzionato, dove avendo poco
terreno il valore immobiliare è relativamente alto, ma potrebbe essere meno
efficace in altre regioni dove si è costruito molto di più».
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