Così deve cambiare Equitalia: niente ipoteca sulla prima casa, rate ancora più lunghe, stop ai pagamenti anticipati
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Un sì unanime da tutte le forze politiche della Commissione Finanze della Camera alla risoluzione che impegna il Governo a cambiare le regole sul concessionario della riscossione. Tra le priorità anche la riduzione dei costi per i contribuenti e un'ipotesi di proroga sulle multe dei Comuni. Equitalia cambierà.
Le questioni aperte
Niente ipoteche ed espropriazioni sulla prima casa se è l'unico patrimonio di cui dispone il contribuente. Piani ancora più lunghi di rateazione con la possibilità - in presenza di una comprovata e grave difficoltà a causa della crisi economica - di sospendere il pagamento per un periodo di sei mesi. E ancora uno stop al principio del pagamento anticipato (quello che in gergo tecnico si chiama solve et repete) in base al quale il contribuente che presenta ricorso deve comunque versare un terzo dell'importo contestato dal Fisco, salvo poi vederselo restituire se dovesse avere ragione.
Ma anche la pignorabilità fino a un massimo di un quinto dei beni utilizzati dall'imprenditore per la propria attività. Sono questi i punti principali della risoluzione approvata dalla Commissione Finanze della Camera che impegnano il Governo a intervenire sul concessionario pubblico della riscossione. Una risoluzione approvata all'unanimità come sottolinea il primo firmatario e presidente della Commissione, Daniele Capezzone. Con l'obiettivo di puntare a una maggiore flessibilità senza mettere in discussione la funzione e la capacità di riscuotere, a detta del capogruppo Pd in Commissione, Marco Causi.
Niente ipoteche ed espropriazioni sulla prima casa se è l'unico patrimonio di cui dispone il contribuente. Piani ancora più lunghi di rateazione con la possibilità - in presenza di una comprovata e grave difficoltà a causa della crisi economica - di sospendere il pagamento per un periodo di sei mesi. E ancora uno stop al principio del pagamento anticipato (quello che in gergo tecnico si chiama solve et repete) in base al quale il contribuente che presenta ricorso deve comunque versare un terzo dell'importo contestato dal Fisco, salvo poi vederselo restituire se dovesse avere ragione.
Ma anche la pignorabilità fino a un massimo di un quinto dei beni utilizzati dall'imprenditore per la propria attività. Sono questi i punti principali della risoluzione approvata dalla Commissione Finanze della Camera che impegnano il Governo a intervenire sul concessionario pubblico della riscossione. Una risoluzione approvata all'unanimità come sottolinea il primo firmatario e presidente della Commissione, Daniele Capezzone. Con l'obiettivo di puntare a una maggiore flessibilità senza mettere in discussione la funzione e la capacità di riscuotere, a detta del capogruppo Pd in Commissione, Marco Causi.
Le richieste della Camera
Di fatto il Parlamento fissa così i capitoli del dossier su Equitalia che il premier Letta aveva aperto con il discorso sulla fiducia alla Camera, parlando di una ferrea lotta all'evasione ma senza che la parola Equitalia incuta spavento nei contribuenti. E tra i punti della risoluzione ci sono anche altri tre fronti molto caldi. Il compenso che spetta al concessionario pubblico per l'attività di riscossione: il cosiddetto aggio è stato portato all'8% (anche se sugli accertamenti esecutivi è comunque rimasto al 9%) a partire dal 1° gennaio scorso. Una percentuale da rivedere secondo i parlamentari, dando attuazione al percorso già avviato con il decreto salva-Italia di fine 2011 per riparametrare il compenso a Equitalia in base ai costi effettivamente sostenuti. Un punto che impegna al Governo proprio mentre la Corte costituzionale si appresta a decidere sulla sproporzione dell'attuale aggio dopo che ben due Commissioni tributarie (Roma e Torino) hanno sollevato un problema di costituzionalità. Sempre sul fronte dei costi, la Camera chiede un intervento sugli interessi di mora – appena aumentati al 5,2% (con un rincaro di circa il 15%) dal 1° maggio – e per evitare ogni forma di anatocismo.
Di fatto il Parlamento fissa così i capitoli del dossier su Equitalia che il premier Letta aveva aperto con il discorso sulla fiducia alla Camera, parlando di una ferrea lotta all'evasione ma senza che la parola Equitalia incuta spavento nei contribuenti. E tra i punti della risoluzione ci sono anche altri tre fronti molto caldi. Il compenso che spetta al concessionario pubblico per l'attività di riscossione: il cosiddetto aggio è stato portato all'8% (anche se sugli accertamenti esecutivi è comunque rimasto al 9%) a partire dal 1° gennaio scorso. Una percentuale da rivedere secondo i parlamentari, dando attuazione al percorso già avviato con il decreto salva-Italia di fine 2011 per riparametrare il compenso a Equitalia in base ai costi effettivamente sostenuti. Un punto che impegna al Governo proprio mentre la Corte costituzionale si appresta a decidere sulla sproporzione dell'attuale aggio dopo che ben due Commissioni tributarie (Roma e Torino) hanno sollevato un problema di costituzionalità. Sempre sul fronte dei costi, la Camera chiede un intervento sugli interessi di mora – appena aumentati al 5,2% (con un rincaro di circa il 15%) dal 1° maggio – e per evitare ogni forma di anatocismo.
Il nodo Comuni
Infine il capitolo enti locali. Entro fine giugno i Comuni dovranno abbandonare per legge Equitalia, che ha già chiesto di non inviare nuovi ruoli da qui alla scadenza. La Commissione Finanze invita il Governo ad a verificare approfonditamente l'efficacia ed efficienza del nuovo sistema di accertamento e riscossione delle entrate comunali «anche valutando l'opportunità di una proroga» e a ripensare le norme vigenti anche uniformando gli strumenti già ora a disposizione per riscuotere le tasse e i ruoli dei municipi.
Infine il capitolo enti locali. Entro fine giugno i Comuni dovranno abbandonare per legge Equitalia, che ha già chiesto di non inviare nuovi ruoli da qui alla scadenza. La Commissione Finanze invita il Governo ad a verificare approfonditamente l'efficacia ed efficienza del nuovo sistema di accertamento e riscossione delle entrate comunali «anche valutando l'opportunità di una proroga» e a ripensare le norme vigenti anche uniformando gli strumenti già ora a disposizione per riscuotere le tasse e i ruoli dei municipi.
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