APPLICARE
IL REFERENDUM ACQUA
di
Alex Zanotelli
Il
24 aprile, Giornata mondiale delle ripubblicizzazioni, abbiamo voluto celebrare
insieme (Comitati campani dell’acqua e Comune di Napoli), nella splendida
cornice di Castel dell’Ovo, la nascita di ABC (Acqua Bene Comune)-Napoli. Lo
abbiamo fatto in un’intensa giornata di studio con la presenza sia dei comitati
acqua coordinati da Consiglia Salvio, sia del Comune rappresentato dal sindaco,
nonché dal presidente di ABC (Ugo Mattei e dall’ex-assessore all’Acqua Alberto
Lucarelli).
«Napoli
è l’unica grande città in Italia – così ha aperto i lavori il sindaco Luigi De
Magistris – ad aver obbedito al Referendum». Grazie infatti alla forte pressione
del Comitato acqua, il Comune di Napoli ha deciso di trasformare l’azienda che
gestisce la propria acqua, Arin S.p.A., trasformandola in ABC-Napoli, azienda
speciale che per sua natura, non può fare profitto. È quanto prevede il
referendum del 2011, che ha sancito che non si può fare profitto sull’acqua.
Berlusconi
e Monti contro il referendum
Purtroppo
sia il governo Berlusconi che il governo Monti hanno totalmente ignorato il
referendum. Anzi il governo Berlusconi ha tentato di ripristinare l’obbligo
della privatizzazione dei servizi pubblici locali, per fortuna, bollato dalla
Corte Costituzionale perché contrario all’esito referendario. E sotto il governo
Monti, in dicembre, l’Authority dell’energia e gas ha reintrodotto il principio
del profitto sulle tariffe dell’acqua, prontamente sconfessata dal Consiglio di
Stato sempre in nome del referendum. È una dura lotta questa, in difesa della
gestione pubblica dell’acqua.
Per
questo ci è sembrato importante celebrare la straordinaria vittoria ottenuta a
Napoli. Da una Napoli, ritenuta “monnezza” da tanti in Italia, viene invece un
luminoso e lungimirante esempio di come gestire “sorella acqua”, con la
partecipazione della cittadinanza attiva sia nel consiglio di amministrazione
come nel comitato di sorveglianza di ABC. Solo così, recuperando il controllo
dei beni fondamentali coma acqua, aria, energia, terra, si potrà parlare di vera
democrazia. La strada è lunga.
Segni
di speranza
Ma
ci sono segni di speranza che nascono sempre dal basso. Comuni come Reggio
Emilia, Piacenza, Torino, Pistoia, Palermo si stanno lentamente muovendo verso
la gestione pubblica dell’acqua. Piccoli comuni come Roccapiemonte (Salerno)
stanno resistendo all’abbraccio mortale delle aziende private come la Gori.
Per
questo da Napoli rilanciamo con forza la Campagna di Obbedienza Civile per il
rispetto dell’esito del secondo quesito referendario che chiedeva di eliminare
la rimunerazione del capitale investito (obbedienzacivile.it). Sarà un impegno
molto duro perché ci scontriamo con i veri poteri di questo Paese e dell’Europa:
i poteri economico-finanziari. Ancora più duro sarà l’impegno in Europa, in
particolare a Bruxelles che è sotto un‘enorme pressione delle multinazionali
dell’acqua da Veolia a Coca-Cola, da Suez alla Pepsi, perché dichiari l’acqua
una merce. «Il mercato globale privato – afferma O. Hoedeman di Ceo, nel suo
studio Poisoned Spring – è interamente dominato dai giganti europei dell’acqua e
la Commissione Europea ritiene suo compito assistere all’espansione di queste
multinazionali».
Una
battaglia europea
Infatti
il 14 novembre scorso, la Commisssione Europea ha approvato il Piano di azione
per la salvaguardia delle risorse d’acqua d’Europa che considera l’acqua come
«capitale naturale» e invita a monetizzare il capitale idrico e i suoi servizi,
e a recuperare i costi totali di produzione, profitto compreso. È questa «la
bibbia» che guiderà la politica europea per i prossimi anni: è la resa
all’Europa dei mercati, alla finanza, alle banche. L’acqua sta diventando uno
degli obiettivi della speculazione finanziaria, anche perché, con il
surriscaldamento globale, diventerà l’elemento più prezioso: l’oro blu.
Per
questo rilanciamo con forza da Napoli l’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE)
promossa dai sindacati europei dei servizi pubblici (EPSU) per chiedere il
diritto all’acqua per tutti i cittadini europei, l’esclusione dei servizi idrici
da qualsiasi forma di privatizzazione ed infine l’impegno della UE a garantire
l’accesso universale all’acqua. Questa iniziativa, prevista dal Trattato di
Lisbona, deve raccogliere entro fine giugno. in almeno sette paesi, un milione
di firme, e in ognuna deve raggiungerne almeno 50.000. Finora Germania, Austria,
Belgio, Slovenia e Slovacchia hanno raggiunto il quorum. Spagna e Italia (siamo
a quoata 40.000) mancano all’appello. Dobbiamo raggiungere il traguardo per
obbligare la Commissione Europea a rispondere ai firmatari con un atto
legislativo. Abbiamo poco tempo e la situazione in Europa è grave! Si può votare
on line all’indirizzo acquapubblica.eu.
Da
Napoli, dove abbiamo ottenuto una splendida vittoria, rilanciamo con forza il
nostro impegno sull’acqua, sia in Italia che in Europa. È una questione di vita
e di morte per milioni di persone.
Coraggio,
possiamo e dobbiamo farcela!
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