martedì 10 luglio 2012

Sanità, nel 2013 settemila posti letto in meno


Spending review, il ministro Balduzzi: "Negli ospedali 7mila posti letto in meno dal 2013"

Tagli ai finanziamenti per quasi 8 miliardi sommando anche gli effetti della manovra di Tremonti, con una riduzione sostanziosa delle spese per i farmaci e per gli acquisti, che non si tradurranno "in meno servizi". E una sforbiciata graduale ai posti letto negli ospedali pubblici che si attesterà intorno a settemila, a partire dal 2013. A fare il punto sugli interventi per la sanità ("non tagli lineari ma un definanziamento" orientato alla riduzione "di sprechi e inefficienze" e a una "riorganizzazione complessiva del sistema") il ministro della Salute, Renato Balduzzi, che parlando a un convegno del Pd ha difeso l'impianto del governo sulla revisione della spesa, dando disponibilità "già da domattina" a sedersi al tavolo con le Regioni per rimodulare gli interventi, fermi restando i saldi. E chiarendo che non dovrebbe essere coinvolte le Regioni 'virtuose', quelle cioè che già sono in linea con i nuovi parametri stabiliti dal decreto spending review.
Spending review non comporterà "una riduzione dei servizi ai cittadini" - Lo ha precisato il ministro della Salute che ritiene vi sarà invece una "razionalizzazione dei posti letto" che, "se fatta bene dalle Regioni, può essere revisione vera della spesa". La riduzione di 7mila posti letto prevista dalla spending review, ha detto Balduzzi, vorrà dire che "un intervento fatto in regime di ricovero che si potrebbe fare meglio in day hospital, si farà in day hospital e ciò che si può fare meglio in ambulatoriale si farà in questo modo". Il ministro ha rivendicato anche la correttezza dell'operato del Governo nel non avere deciso di chiudere autonomamente i piccoli ospedali, quelli sotto i 120 posti letto, una chiusura che "se decisa da Roma avrebbe significato non tenere conto di come è fatta una rete ospedaliera regionale, non avrebbe avuto senso. Può esserci un piccolo ospedale che svolge comunque un ruolo importante. E' la regione che deve razionalizzare e disegnare la rete".
Farmacisti sul piede di guerra - Oltre a convincere le Regioni della bontà dell'intervento del governo, il ministro dovrà vedersela anche con i farmacisti, sul piede di guerra perché con i nuovi tetti alla spesa farmaceutica territoriale, e con lo sconto sostanzioso che dovranno fare al servizio sanitario nazionale, si vedranno costrette, secondo Federfarma, a mettere alla porta "circa 20mila persone". L'associazione già domani si riunirà per valutare la controffensiva, che potrebbe portare alla già preannunciata serrata delle farmacie per protesta. E già martedì potrebbe esserci, intanto, il primo appuntamento con le Regioni per arrivare a chiudere il nuovo Patto per la Salute entro il 31 luglio, ("la cosa più bella che faccio nel mio mandato se ci riusciamo", ha sottolineato Balduzzi). Ad attenderlo, il ministro troverà il muro delle Regioni che paventano, come ha detto a chiare lettere Vasco Errani, il rischio di implosione di sistema che "con questi tagli" non può "reggere" e anzi, è spinto "verso la sanità privata".
Bersani: "Automie avranno la sponda del Pd" - Nella loro battaglia, ha garantito il segretario Pier Luigi Bersani, le automie avranno la sponda del Pd che in Parlamento è pronto "a fare la sua parte", a patto che si eviti "la rottura istituzionale con le Regioni" che renderebbe "ingovernabile il processo". Sul capitolo posti letto, il decreto prevede che si raggiunga lo standard di 3,7 posti per mille abitanti, gradualmente e attraverso gli atti di programmazione che le Regioni dovranno mettere a punto entro novembre. La media attuale, secondo i tecnici, è di 3,9, quindi il taglio dovrebbe essere meno pesante di quello ipotizzato in un primo tempo (circa 18mila partendo da una media di 4 per mille abitanti).
A rischio 12mila posti letto - In totale, considerando anche il taglio che si dovrà fare sui posti letto delle strutture private accreditate, si dovrebbe arrivare a circa 12mila posti letto in meno. Misura che però non dovrebbe riguardare quelle Regioni che già rispettano il nuovo standard, sulle quali il ministro ha garantito che non si andrà ad infierire. Così come non "saranno toccate" quelle Regioni che già hanno fatto economie negli acquisti di beni e servizi, per le quali "il decreto prevede anche una quota premiale".
Errani: "Con questi tagli la sanità non regge" - Dura la reazione del presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, che intervenendo ad un convegno del Pd sulla sanità, invita il governo "a cambiare approccio", altrimenti con questi tagli "il sistema non reggerà, già forse nel 2012 e certamente nel 2013". Io non ci sto più a discutere in situazioni di emergenza. O si fa un progetto o la sanità farà un passo indietro e la spesa pubblica, lo voglio dire a Monti, crescerà".
Patroni Griffi conferma: "Nella pubblica amministrazione circa 24mila esuberi" - "Per le amministrazioni centrali gli esuberi sono circa 11 mila e per gli enti territoriali circa 13 mila. Questo è il dato di partenza. Il decreto consente gradualità e selettività". Lo conferma il ministro alla P.a. Filippo Patroni Griffi. "Cercheremo di riallocare il personale in modo da far sì che ci sia una distribuzione. A valle sarà possibile riprendere le assunzioni dei giovani perché abbiamo un'amministrazione molto vecchia". In ogni caso "ci saranno compensazioni: compenseremo le situazioni di eccedenze d'organico con quelle di carenza", ha aggiunto Patroni Griffi. Insomma "non faremo niente di traumatico, l'intervento consente gradualità. Avremo anche un confronto leale senza veti con le organizzazioni sindacali. Noi abbiamo una macchina di grossa cilindrata un po' vecchia che consuma tanto - ha detto riferendosi alla P.a. - bisogna cercare di avere una macchina più snella che costi meno e dia più efficienza".
Inran, a rischio 80 ricercatori e progetti - Il decreto sulla spending review prevede la soppressione dell'Inran, l'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione. Il taglio comporterà "il rischio di perdere 80 posti di lavoro, la dispersione di un patrimonio di ricerca scientifica e l'eredità culturale di un ente che esiste dal 1939 che ha strutturato la dieta mediterranea". E' quanto afferma Laura Rossi, ricercatrice dell'Istituto che ha partecipato ad una mobilitazione, insieme ad un centinaio di dipendenti, davanti al Ministero delle Politiche agricole, (dal quale l'Inran dipende per buona parte dei progetti di ricerca). Le attività dell'istituto è previsto che passino al Cra, il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura ma non ci sono ancora precisazioni sul destino dei lavoratori, soprattutto dei precari. "Abbiamo 80 precari, ricercatori con contratto a tempo determinato - aggiunge Rossi - che rischiano di passare da un processo di stabilizzazione al licenziamento". Il decreto prevede anche un taglio del 10% della pianta organica del personale amministrativo, "pari a 50 persone - precisa Roberto Albanese, amministrativo Inran - è dal 1986 che non sono più stati fatti concorsi pubblici e si è proceduto con assunzioni di precari e persone che ci lavorano da 15 anni non si sa che fine faranno".
09 luglio 2012

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