Cancro, chi non i soldi muore. Molti finanziamenti alla ricerca per farmaci accessibili a pochissimi. Diavolo nascosto in codicillo...
Sono molti i
finanziamenti pubblici ma anche dei singoli cittadini alle ricerche contro il
cancro. Pero' queste ricerche sembrano andare nella direzione di favorire solo i
ricchi. Quindi se uno e' povero muore, perché non si puo' permettere i
costosissimi farmaci personalizzati. Siamo ai confini della bioetica, i farmaci
anticancro sono carissimi ed i governi non li vogliano rimborsare per non finire
in bancarotta. Olaparib, nuovo farmaco per il tumore alle ovaia, costa ad
esempio, 5700 euro al mese. Un trattamento per il tumore al seno arriva a 12800
euro. Avastin un farmaco che funziona "affamando" il cancro costa 4500 euro al
mese. E per il tumore alla prostata servono 28200 euro l'anno. Alfinator per
bloccare il cancro al seno per 8 mesi costa 46100 euro. Insomma non tanto buone
notizie dalla ricerca. Rimane un'illusione che prima o poi venga scoperta una
pillola miracolosa in grado di debellare il cancro. Una terapia definitiva e
risolutiva che farebbe ricca l'industria farmaceutica, perché potrebbe
distribuirla a prezzi contenuti per la sua diffusione. No, niente di tutto
questo. La ricerca (ma allora e' giusto e morale finanziarla?) ha preso una
direzione opposta, punta all'individualizzazione della cura, non alla sua
universalizzazione (come avviene con la chemioterapia) ma alla singola mutazione
genetica da colpire con farmaci miratissimi. E che dunque, potendo raggiungere
solo una fascia ristretta di malati, non potrà che produrre farmaci
costosissimi. Ma la cosa più assurda e' che il diavolo si nascondi nei dettagli,
o meglio nella legge. In pochi avevano fatto caso ad un comma del decreto 158,
scritto dal ministro della Salute del governo Monti (guarda il caso!), Renato
Balduzzi convertito in legge l'8 novembre del 2012. Un codicillo agghiacciante
che tutti chiamano Cnn, e consente la messa in commercio di costose medicine
anti cancro non dispensate dal Servizio Sanitario, che devono essere quindi
pagate direttamente dai pazienti. Non era mai accaduto che per legge si potesse
discriminare tra malati ricchi e quelli poveri.
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