A Renzi "bruciano" Venezia e il doppio Pd che si autosconfigge, ora "calma e gesso" e riforma Senato
Quello che a
Renzi e' "bruciato" di più in questa tornata elettorale sono state le sconfitte
in Liguria e l'ultima al ballottaggio a Venezia. E poco importa se nel primo
caso abbia perso il suo Pd con la Paita e a Venezia quello della minoranza di
sinistra con Casson. Fatto sta che due storici baluardi della sinistra italiana
son passati ad un centrodestra, dato forse con troppa fretta in via
d'estinzione. L'altissima astensione sta a dimostrare, che non e' più solo un
deluso elettorato di destra a disertare le urne ma anche quello di sinistra,
stanco e distratto dalle liti interne, degli scandali e dei problemi risolti
solo a parole. Insomma si potrebbe anche pensare che almeno in certe realtà sia
il Pd a fare perdere il Pd. Due partiti in uno, con visioni e strategie diverse
confondono l'elettorato? Questa domanda l'abile Renzi se la pone gia' da tempo.
Incalzato da temi come Mafia Capitale, l'immigrazione e la sicurezza ha finito
per perdere lo smalto dell'inizio che lo porto' appena un anno fa a schiantare
gli avversari. Ed il suo trionfo duplice, prese voti a Berlusconi e allo steso
tempo freno' Grillo, lo mise in una cassaforte politica. Ma queste regionali
riportano tutti con i piedi per terra. Il centrodestra c'e' nell'anima del paese
e se si organizza e' in grado, come sempre, di correre contro il centrosinistra
al fotofinish (con la vittoria che si assegna per non più di centomila voti) e
Grillo e' vivo e vegeto e ormai non più un fenomeno passeggero. "Fino a qualche
tempo fa - dice Renzi ai suoi collaboratori - dicevano che c'era la dittatura
ventennale renziana, ora dicono che sono in crisi. Due letture sbagliate. La
verità e' che andremo avanti. Ora c'e' il Senato e li' non ci areneremo nella
palude, come crede qualcuno". Renzi sa di trovarsi nel passaggio piu' delicato
della sua avventura politica, quel momento in cui ci si gioca tutto. E lui, che
pure ama l'azzardo ed il rischio, questa volta si fa prudente e vuole usare
l'astuzia, così come ultimamente ha usato con amici e nemici "bastone e carota".
"Da parte mia - ragiona - in questa fase occorrono molta lucidità e buon senso,
non mi posso far sommergere dalle ansie". Quindi "calma e gesso" sia sul tavolo
di Bruxelles sia su quello della partita con la minoranza interna. "Niente passi
falsi", l'ordine di scuderia, uscire dall'impasse con accortezza mantenendo
comunque fermo il timone delle riforme. Con l'obiettivo di mettere in prima
linea la riforma madre di tutte le altre riforme, cioè quella legge
costituzionale che supera l'attuale Senato. Sarebbe anche un modo per fare
toccare direttamente con mano ai tanti San Tommaso che l'Italia e' veramente
cambiata. Altra cose di cui Renzi vuole tenere conto sono l'immigrazione e la
sicurezza, essendo consapevole che sono il suo vero tallone d'Achille. Tra
l'altro se verra' approvata anche la riforma del Senato con una nuova
architettura costituzionale si potrebbe, secondo alcuni si dovrebbe, andare a
votare. E Renzi sa che fino al 2018 non reggerà mai, se non vuole finire bollito
come una spigola in bella vista.
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