mercoledì 17 giugno 2015

"Dice tante parole ma non e' di parola", criticano Renzi.

"Dice tante parole ma non e' di parola", criticano Renzi. Minoranza Pd contro doppio incarico e per rivedere Italicum, un "boomerang"


L'uomo forte, quello che finora aveva vinto sempre per Ko, rientra nella normalità politica, quella fatta si successi, sconfitte ed anche qualche battuta d'arresto. Ma si sa un pugile e' imbattibile fino a quando non sente il sapore della sconfitta fino a quando ritiene che nessuno possa batterlo. Ora Renzi e' amareggiato, anche perché non e' poi che abbia perso una guerra, c'e' stata si' una battuta d'arresto, che lo deve fare riflettere ma non ha ancora conosciuto l'onta di andare al tappeto. Ed e' sotto l'artiglierà del nemico ma anche del "fuoco amico". Forse la maggiore causa dell'andamento di di queste elezioni. Pensare che il centrodestra fosse morto in Italia era un errore madornale, così come il pensare a Grillo come ad un meteora. Sono molto le battute che si sprecano nel Transatlantico di Montecitorio, tra aneddoti vecchi e nuovi. Con accenni di gossip, qualche pettegolezzo di vari del tipo di quelli che si sentono nei bar, e giudizi sommari rivolti allo "sconfitto". "Dice tante parole, ma non e' di parola". Non c'e' nulla di peggio per chi sia impegnato in qualche cosa d'importante che affibbiargli una fama di "fanfarone ed inconcludente". Anzi una ce n'e' ed e' stata spesso usata in passato in politica contro i nemici, finendo per attecchire anche sugli amici. Ma questo non e' il caso di Renzi. Di portare iella. Invece alcuni gli rinfacciano la scelta della Mogherini, ritenuta bella e simpatica ma "inadeguata" al ruolo. "Non si nota, non si sente, e' ininfluente", un commento. Dove suonano invece tamburi di guerra e' al Nazareno, quartier generale del Pd. Non sono passate nemmeno 24 ore dal terremoto elettorale, che arrivano i primi dubbi sulla gestione Renzi. Sono in molti ad interrogarsi sulla efficacia del doppio incarico, quello di premier ed insieme di segretario del Pd. E c'e' il bersaniano Zoggia che spiega: "Se Pierluigi fosse andato a palazzo Chigi, avrebbe immediatamente lasciato  la giuda del Nazareno. Il partito ha bisogno di un'attenzione fortissima, il che non vuol dire indebolire il premier, ma ricostruire una forte presenza sul partito". La minoranza vorrebbe anche rivedere l'Italicum, la nuova legge elettorale, peraltro già approvata in via definitiva. C'e' la paura, visto come sono andati i ballottaggi, dell'effetto boomerang. Vale a dire che una legge elettorale costruita su misura per vincere porti invece alla sconfitta. E non sarebbe la prima volta.

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