mercoledì 17 giugno 2015

CALA L’INQUINAMENTO DELL’ARIA, MA SI STIMANO ANCORA 34.000 ITALIANI MORTI DA SMOG OGNI ANNO

CALA L’INQUINAMENTO DELL’ARIA, MA SI STIMANO ANCORA 34.000 ITALIANI MORTI DA SMOG OGNI ANNO
Le stime per forza di cose vanno prese con cautela; tuttavia, secondo il progetto Viias (Valutazione integrata dell’impatto dell’inquinamento atmosferico sull’ambiente e sulla salute) finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute oltre 34.500 italiani ogni anno muoiono per l’inquinamento atmosferico, in diminuzione rispetto al passato.
L’aria peggiore non è a Taranto, come si potrebbe forse supporre, città in cui c’è un’aria assai più fine e meno inquinata che al Nord, bensì nella Pianura Padana, dove a causa delle polveri fini si possono stimare 22.500 decessi annuali, che nel caso di correttezza dell’analisi riducono in media di 10 mesi la vita di ogni italiano (14 mesi al Nord, 6,6 mesi per il Centro, 5,7 mesi di vita in meno per chi vive nel Sud e nelle Isole).
L'inquinamento atmosferico potrebbe essere responsabile ogni anno in Italia di circa 30.000 decessi solo per il particolato fine (Pm2.5). Solo nel 2010 sono 21.524 in Italia i decessi stimati per il particolato atmosferico, 11.993 i decessi collegabili al biossido di azoto, 1.858 quelli per patologie respiratorie attribuibili all'esposizione ad ozono (nel periodo caldo).
Qualche anno fa i dati erano assai peggiori e la qualità dell’aria è in netto miglioramento. Per il 2005 la stima parla di 34.552 decessi attribuibili all'esposizione nel lungo periodo a particolato atmosferico (Pm2.5), oltre a 23.387 decessi per esposizione a biossido d'azoto e 1.707 decessi per patologie dovute all'esposizione a ozono.
Nel 2020 invece lo scenario potrebbe essere peggiore: previsti 28.595 decessi legati al Pm2.5 e 10.117 per l’ossido di azoto, a causa soprattutto delle emissioni dovute al traffico veicolare e alla combustione delle biomasse nel riscaldamento domestico. Nel 2020 – pronostica l’analisi – il 21,5% degli italiani sarà esposto a concentrazioni di particolato fine superiori alla soglia di legge (che stabilisce una media annua di 25 microgrammi per metro cubo d’aria), e decisamente oltre il limite fissato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (10 microgrammi per metro cubo d’aria). Questa percentuale salirà fino 34% al Nord Italia e raggiungerà il 42,3% tra i residenti nei centri urbani.
Emergono inoltre considerevoli disuguaglianze degli effetti sanitari sul territorio italiano: l'inquinamento e i suoi danni interessano maggiormente il Nord e in particolare le aree urbane congestionate dal traffico e le aree industriali.
La concentrazione di Pm2.5 risulta sempre superiore al Nord, con la Pianura Padana a detenere il record negativo. Quasi ovunque le concentrazioni medie annue si sono attestate tra i 20 e i 23 microgrammi per metro cubo d’aria, con il picco raggiunto nella zona di Milano e della Brianza, dove la media ha superato i 38 microgrammi per metro cubo d’aria.
Commenta Anna Gerometta, presidente della neonata associazione Cittadini per l'Aria: “I dati non lasciano dubbi: è ora di innalzare il livello di ambizione delle politiche per garantire alla popolazione il diritto all'aria pulita. Assurdo trovarci a dover confidare nella meteorologia o rimpiangere la recessione economica”.

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