RIFIUTI
DI ROMA, LA COMMISSIONE PETIZIONI DELL'UE: "FALLIMENTO TOTALE"
di
Andrea Spinelli
Quello
sui rifiuti, a Roma e nel Lazio, non può che essere definito “fallimento”. Un
fallimento che, “a sua volta, ha portato all’adozione di leggi d’emergenza (dato
che la situazione è andata sempre di più fuori controllo) e alla nomina di ex
prefetti a commissari straordinari con l’impossibile mandato di imporre
soluzioni che, come oggi appare chiaro, non hanno superato la verifica di
conformità a molte disposizioni del diritto dell’Unione Europea”, scrivono i
parlamentari europei membri della Commissione Petizioni nella loro relazione
alla missione che, nell’ottobre scorso, li ha visti eviscerare tutte le
questioni inerenti la gestione dei rifiuti in Lazio e Campania.
Sul
Lazio, quello della Commissione è un lavoro duro nel lessico ed aspro nei
giudizi, illustrante un Paese completamente incapace di agire, e reagire, al
totale lassismo politico-istituzionale sulla questione rifiuti; un Paese che
affoga nei suoi rifiuti, che li respira, che li vive, contrariamente ad altri
Paesi europei, come un problema da spazzare sotto al tappeto e non come una
risorsa da sfruttare al meglio.
Nella
loro relazione i deputati europei mostrano tutte le criticità del sistema
rifiuti a Roma e nel Lazio: politica che non decide, un
sistema cristallizzato al secondo dopoguerra, impianti sottoutilizzati o
comunque in luoghi sbagliati, interessi economici, totale assenza di
comunicazione tra le istituzioni ed i cittadini, non c’è nulla che vada in come
la Regione Lazio, la Provincia di Roma ed il Comune di Roma Capitale gestiscono
la grande macchina che ruota attorno ai rifiuti.
La
situazione di Malagrotta ha lasciato fortemente interdetta la Commissione: “La
discarica continua a ricevere rifiuti non trattati, inclusi i rifiuti
ospedalieri, ed è stata già oggetto di due discussioni dettagliate in
Commissione; la discarica, inoltre, è attualmente oggetto di una procedura
d’infrazione avviata dalla Commissione Europea”.
Gli
odori nauseabondi, l’inquinamento delle falde, gli studi epidemiologici
indipendenti operati sul territorio sono ormai parte
integrante della (pessima) vita della popolazione; i deputati europei,
visitando il sito di Monti dell’Ortaccio, hanno inoltre sottolineato la loro
“opposizione alla scelta di questi siti per finalità di discarica, non essendovi
alcuna valutazione obiettiva dell’impatto ambientale e non avendo tenuto conto
dell’impatto cumulativo di qualunque nuova proposta su una zona già
sovrasfruttata. L’opposizione delle comunità locali, pur essendo manifesta, non
è stata tenuta in considerazione nelle cosiddette procedure di emergenza
utilizzate”.
Spostando
l’attenzione dal “sistema discarica”, i membri della Commissione si sono poi
recati all’impianto di trattamento
meccanico biologico (Tmb) dell’AMA (la municipalizzata dei rifiuti romana) a
via Salaria: un impianto a rischio chiusura, per via dei cattivi odori che emana
lavorando 700 tonnellate di rifiuti al giorno provenienti da cinque diversi
Comuni. Si legge nella relazione: “L’impianto è stato pianificato 15 anni fa con
una decisione della Regione ma ha iniziato a funzionare solo due anni fa; il
loro compito, affermano i gestori, è quello di gestire al meglio la realtà della
situazione. Invero, è stata presentata una richiesta formale di delocalizzazione
lasciata tuttavia senza risposta”.
Come
è evidente anche alla Commissione UE infatti la grande criticità dell’impianto è
che si trova proprio in un posto sbagliato, ai margini di un quartiere
popolosissimo: “tale impianto rappresenta un metodo di smaltimento dei rifiuti
relativamente ecologico rispetto all’incenerimento o alle discariche; la
questione fondamentale è che l’impianto si trova chiaramente nel posto
sbagliato. È poi richiamata l’attenzione sulla necessità di verificare altre
possibili fonti di odori nella zona”.
I
paragrafi dedicati al Commissario
straordinario all’emergenza Goffredo Sottile sono invece incredibili: “Il
commissario fa una dichiarazione che suscita perplessità allorché afferma che
qualora la discarica di Malagrotta fosse ampliata, si occuperebbe da quel
momento in poi solo dei rifiuti “trattati”, ammettendo che, finora, il grande
sito ha accettato unicamente rifiuti non differenziati. Comunica poi che il sito
di Monte dell’Ortaccio diventerà un ‘sito temporaneo’ per 18 mesi, durante i
quali si provvederà a scegliere un sito alternativo. Il commissario, pur conscio
delle obiezioni, dichiara di non essere al corrente della potenziale illegalità
di tale proposta ai sensi del diritto dell’UE”.
La
Commissione Petizioni dell’UE parla in tal senso di approccio fatalistico,
descrivendo con sgomento gli atteggiamenti messi in opera dal commissario
Sottile; la totale mancanza di monitoraggio degli impianti esistenti,
l’evasività delle risposte date, spesso addirittura non date. La Commissione ha
sollevato dubbi sull’applicazione della Direttiva Seveso (IPCC) e ha criticato
aspramente le misure intraprese in contrasto con le normative UE in materia,
ribadendo infine la loro “preoccupazione per l’utilizzo del sito di Monti
dell’Ortaccio, e esortano il commissario a prestare attenzione alle conseguenze
di una tale scelta in termini di costi derivanti da una procedura di
infrazione”.
Il
ministro dell’Ambiente Corrado Clini si è invece soffermato, riporta la
Commissione, sulla congenicità del sistema che il suo operato sta
tentando di scardinare: i tempi ridotti, le clientele politiche, la scarsa
responsabilità della quale il ministro italiano ha accusato Regione, Provincia e
Comune, rendono il suo lavoro particolarmente complicato: “È necessario smettere
di fare ‘scarica barile’, diversamente Roma verrà semplicemente sommersa
dall’immondizia. La raccolta differenziata e il riciclaggio non possono essere
un compito del governo e dell’esercito, afferma il ministro; sono le stesse
comunità a dover essere maggiormente coinvolte”, ha spiegato Clini alla
Commissione Petizioni dell’UE.
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