LA
MAFIA IN PROVINCIA DI LATINA C’È, STRATEGIE PER COMBATTERLA
di
Adriano Pagano
La
criminalità organizzata resta una delle piaghe sociali ed economiche più
stringenti dell'intero comprensorio del sud pontino. A ribadirlo ieri nel corso
di un convegno intitolato «Mafie: come contrastarle, il ruolo dei cittadini
onesti», svoltosi presso l'Appia Grand Hotel di Formia, sono intervenuti tra le
più importanti personalità del mondo della magistratura, dell'associazionismo e
delle forze dell'ordine. Erano infatti presenti all'incontro i pubblici
ministeri John Woodcock e Giovanni Conso della DDA di Napoli, il presidente
dell'associazione Cittadini contro le mafie Antonio Turri, il presidente
dell'Associazione antimafia Caponnetto Elvio Di Cesare, la giornalista della
rivista specializzata La voce delle voci Rita Pennarola e il comandante
provinciale della Guardia di Finanza Paolo Calenda. In sala erano inoltre
presenti anche i tre maggiori referenti delle forze dell'ordine del territorio,
il vicequestore della polizia Paolo Di Francia e i maggiori di Finanza e
Carabinieri Luigi Brioschi e Pasquale Saccone. Un'occasione che Di Cesare non ha
sprecato per rivendicare con forza una nuova stagione di lotta ad una
criminalità che si è ormai «istituzionalizzata nei colletti bianchi dei
professionisti. La dobbiamo smettere con le lenzuolate di un'antimafia del
giorno prima - ha proseguito - perché è arrivato il momento di operare con
maggiore efficacia e seguire l'esempio della Campania dove al contrasto alla
criminalità sono delegate anche le Procure ordinarie oltre a quella antimafia.
Perché la Provincia di Latina, e quindi il sud pontino, come riportato da
Carmine Schiavone nel verbale di un interrogatorio degli anni ‘90 dove ricorda
la presenza di un esercito di affiliati che operano nell'intero territorio
pontino, è in mano alla criminalità. È arrivato il momento di fare antimafia,
per una nuova sensibilità sia sul piano istituzionale che politico esortando la
magistratura e le forze dell'ordine a fare di più». L'esempio lampante per
sollecitare questa nuova fase operativa è stato fatto da Di Cesare relativamente
al porto di Gaeta dove «la camorra - ha detto - sta facendo investimenti
sospetti. La popolazione deve collaborare». Ha rincarato la dose poi Turri
riferendo di gravi responsabilità istituzionali e giudiziarie in alcune
inchieste sui casalesi e sui loro loschi affari nella provincia di Latina
relativamente allo smaltimento di rifiuti tossici. Gravi carenze contro le quali
si è detto sorpreso e indignato. Ma la lotta alla criminalità come ricordato
infine dai due PM, va combattuta in particolar modo con l'affidamento alla
magistratura di nuovi strumenti operativi nell'ambito delle indagini. Un
fenomeno camorristico definito liquido, perché infiltrato nella politica e
nell'imprenditoria come spesso accaduto tra Formia, Gaeta e Minturno e come
accertato da numerose inchieste negli ultimi anni. Nel corso dell'incontro,
infine, è stata invocata a gran voce dal pubblico la presenza del sindaco di
Formia Michele Forte, anche se l'organizzazione ha fatto presente di aver
inoltrato l'invito.
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