BOLLETTE
DI ACQUALATINA, UN’ALTRA STANGATA
In
arrivo un altro aumento delle bollette dell’acqua per il 2013, tutto programmato
e approvato dalla conferenza dei sindaci. Le speranze di una riduzione delle
tariffe, inizialmente assicurata a partire dal decimo anno di gestione (ossia
questo) sono rinviate a data da destinarsi. «Colpa» degli ulteriori investimenti
imprevisti per gli interventi di dearsenizzazione nel nord della provincia.
Comunque la si guardi adesso l’unica certezza è che le bollette del servizio
idrico per l’anno corrente aumenteranno dell’8% ed è nuovamente compresa la
remunerazione del 7% del capitale investito pur abolito con referendum lo scorso
anno e confermato come illegittimo dalla Corte dei Conti, quindi da restituire.
Il referendum passato col 98% abolisce i profitti sull’acqua. Ma la questione è
sempre stata considerata marginale dai gestori, Acqualatina compresa, che
continuano a tenere la remunerazione nelle bollette. D’altro canto è difficile
rinunciare all’equivalente di quel 7% di remunerazione che è stata pari a 6,5
milioni di euro nel 2012 e se fosse stato eliminato, come imposto dall’esito
referendario, avrebbe consentito di diminuire le bollette dell’acqua del 6% nel
2012 e dell’8,8% nel 2013. Avere incamerato più soldi non ha evitato alla
società Acqualatina di calmierare le spese. I costi di produzione infatti
continuano a salire. Nella pianificazione finanziaria pubblicata nell’anno 2006
per i sei anni successivi era scritto che i costi nell’anno 2013 sarebbero stati
pari a 59 milioni di euro mentre oggi si sa che saranno pari a 70,7 milioni di
euro.
«Ormai
di aumento in aumento - dice Alberto De Monaco del Comitato Acqua Pubblica -
fatto 1 la tariffa media che le famiglie pagavano nel 2003 (prima di
Acqualatina), la bolletta media sull’Ato4 è aumentata del 103% e se facciamo un
paragone per Aprilia si arriva al record di aumento del 277%. E pensare che
sindaci e gestore, guidati dal presidente della Provincia Cusani, hanno anche il
coraggio di parlare di risultati di gestione... con tutti questi soldi anche un
sindaco incapace avrebbe fatto meglio».
Tra
il 2009 e il 2014 c’è stato un aumento minimo annuo sulle bollette del 5% e in
particolare nel 2012 +7,8%, nel 2011 +6,5%, nel 2010 +5,5%, nel 2009 +8,6%, nel
2008 +20%. Dal 2004 ad oggi l’aumento medio nelle bollette per le diverse
tipologie di contratto è stato del 136% in pratica più della benzina e delle
sigarette che sono tra i beni con l’aumento più facile e frequente. Non c’è
ovviamente confronto possibile con altri servizi pubblici tipo gas, elettricità
e trasporti che sono l’offerta minima essenziale in un sistema di garanzie di
fornitura per tutti dei servizi di base.
CHI
ACCORDA TUTTI I «RITOCCHI»
Per
quanto a finire sotto accusa per gli aumenti delle bollette sia la società cui è
affidata la gestione del servizio idrico integrato, in realtà tutti gli aumenti
come da convenzione debbono essere avallati dalla conferenza dei sindaci. Cioè
sono direttamente i rappresentanti dei Comuni ad accordare gli aumenti, anche
quelli consistenti e impopolari, sulle bollette delle famiglie e dei
professionisti o dei siti produttivi. Una sorta di «tassa» sull’economia ma
silenziosa che può essere applicata ed elevata solo con il parere favorevole
vincolante degli amministratori locali, i quali si suppone stiano dalla parte
dei cittadini e quindi tutelino un po’ le loro ragioni. Invece, casualmente, non
è mai accaduto che la conferenza dei sindaci respingesse o almeno sollevasse
eccezioni di questi aumenti progressivi. Avrebbe potuto farlo almeno negli
ultimi due anni, con la «scusa» della crisi che sta mettendo in difficoltà
centinaia di famiglie in tutta la provincia e non quelle che hanno un reddito
bassissimo e accedono al bonus ma quelle che sono rimaste senza reddito per via
della crisi industriale e per la perdita eccezionale di posti di lavoro e la
diffusione esponenziale di redditi derivanti esclusivamente da ammortizzatori
sociali come la cassa integrazione.
Nessun commento:
Posta un commento