Tumori, costruite 'cellule killer' in grado di combattere la leucemia
Potrebbe rappresentare la svolta contro il ritorno della
malattia. La notizia arriva dagli Usa, ma la scoperta è anche italiana:
"Come un'immunoterapia contro il cancro"
Washington, 16 febbraio 2016 - Buone notizie nella lotta contro i tumori,
in particolare contro le leucemie, arrivano dagli Stati Uniti. Ma
queste notizie sono state 'scritte' anche dall'Italia. La ricerca contro
i tumori del sangue ha trovato nuova linfa nello studio dei linfociti T geneticamente modificati,
sostanzialmente cellule killer contro la malattia. Secondo una ricerca
Usa queste 'super cellule' del sistema immunitario hanno portato alla
remissione del 94% dei pazienti che hanno partecipato al 'trial'. E,
ulteriore passo avanti, un gruppo di ricercatori italiani dell'ospedale
San Raffaele di Milano, ha scoperto che i linfociti T restano nel sangue
a lungo, probabilmente per tutta la vita, rappresentando una sorta di
vaccino contro le ricadute del tumore. Entrambi gli
studi sono stati presentati a Washington nel corso dell'incontro annuale
dell'American Association for the Advancement of Science (AAAS).
SVOLTA RIVOLUZIONARIA - Una delle ricercatrici è l'ematologa Chiara Bonini, vicedirettore della Divisione di Immunologia, trapianti e malattie Infettive del San Raffaele: "E' davvero una rivoluzione - ha detto -. I linfociti T possono sopravvivere nel nostro corpo per tutta la nostra vita. Immaginate di utilizzarle come immunoterapia contro il cancro. Le cellule T possono ricordare il tumore e prepararsi a contrastarlo se si ripresenta". Lo studio è stato riportato con grande evidenza su diversi giornali britannici. Il Times sottolinea il ruolo cruciale del team del San Raffaele e dedica alla notizia l'apertura della prima pagina. Secondo il giornale dietro questo studio s'intravvede una svolta che anche alcuni "veterani nella lotta contro il cancro" giudicano "rivoluzionaria".
CONTRO LA RICOMPARSA - I linfociti T sono stati identificati come i più resistenti e persistenti nel corpo dei pazienti che avevano subito trapianto di midollo e terapia genica con infusione di linfociti modificati. I ricercatori hanno rilevato che i pazienti analizzati avevano parametri immunologici uguali a quelli che si trovano in persone sane della stessa età, a 2-14 anni dal trapianto. Quindi i ricercatori hanno identificato le cellule del sistema immunitario che erano state modificate all'epoca delle infusioni e che si erano dimostrate come le più resistenti: le memory stem T, appunto. Da qui il passo successivo. I linfociti geneticamente modificati possono diventare un "farmaco vivente", secondo Bonini, in grado di contrastare il tumore anche in caso di ricomparsa, come fa un vaccino.
I NUMERI - La ricerca italiana è stata presentata insieme allo studio Usa realizzato a Seattle nel quale oltre 90% dei pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta che hanno partecipato allo studio, e che avevano 2-5 mesi di aspettativa di vita, sono attualmente in remissione. Pazienti con altri tumori del sangue hanno risposto positivamente in più dell'80% dei casi e la metà di questi è entrata in remissione. Il capo ricercatore, Stanley Riddell, ha spiegato che ai pazienti sono state rimosse delle cellule del sistema immunitario, che sono state modificate geneticamente con marcatori molecolari che le hanno trasformate in vaccini contro specifici tipi di cancro. Successivamente i linfociti sono stati reintrodotti tramite infusione nei pazienti.
LA PRUDENZA - "Probabilmente dovranno passare ancora diversi anni prima che l'immunoterapia venga messa a disposizione dei pazienti in Italia. E serviranno certamente investimenti", dice all'Agi Giacomo Oliveira, primo autore dell'ultimo studio pubblicato dal San Raffaele di Milano sulla rivista Science Translational Medicine, sull'immunoterapia contro i tumori del sangue. "Mentre negli Stati Uniti - ha detto Oliveira - si stanno sperimentando sui pazienti gli effetti dell'immunoterapia, il nostro gruppo di ricerca sta invece studiando altri aspetti di questo approccio, tra cui la tossicità. I risultati finora raggiunti sono molto incoraggianti e spero che bastino per accelerare i tempi anche qui nel nostro paese".
Potrebbe rappresentare la svolta contro il ritorno della
malattia. La notizia arriva dagli Usa, ma la scoperta è anche italiana:
"Come un'immunoterapia contro il cancro"
SVOLTA RIVOLUZIONARIA - Una delle ricercatrici è l'ematologa Chiara Bonini, vicedirettore della Divisione di Immunologia, trapianti e malattie Infettive del San Raffaele: "E' davvero una rivoluzione - ha detto -. I linfociti T possono sopravvivere nel nostro corpo per tutta la nostra vita. Immaginate di utilizzarle come immunoterapia contro il cancro. Le cellule T possono ricordare il tumore e prepararsi a contrastarlo se si ripresenta". Lo studio è stato riportato con grande evidenza su diversi giornali britannici. Il Times sottolinea il ruolo cruciale del team del San Raffaele e dedica alla notizia l'apertura della prima pagina. Secondo il giornale dietro questo studio s'intravvede una svolta che anche alcuni "veterani nella lotta contro il cancro" giudicano "rivoluzionaria".
CONTRO LA RICOMPARSA - I linfociti T sono stati identificati come i più resistenti e persistenti nel corpo dei pazienti che avevano subito trapianto di midollo e terapia genica con infusione di linfociti modificati. I ricercatori hanno rilevato che i pazienti analizzati avevano parametri immunologici uguali a quelli che si trovano in persone sane della stessa età, a 2-14 anni dal trapianto. Quindi i ricercatori hanno identificato le cellule del sistema immunitario che erano state modificate all'epoca delle infusioni e che si erano dimostrate come le più resistenti: le memory stem T, appunto. Da qui il passo successivo. I linfociti geneticamente modificati possono diventare un "farmaco vivente", secondo Bonini, in grado di contrastare il tumore anche in caso di ricomparsa, come fa un vaccino.
I NUMERI - La ricerca italiana è stata presentata insieme allo studio Usa realizzato a Seattle nel quale oltre 90% dei pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta che hanno partecipato allo studio, e che avevano 2-5 mesi di aspettativa di vita, sono attualmente in remissione. Pazienti con altri tumori del sangue hanno risposto positivamente in più dell'80% dei casi e la metà di questi è entrata in remissione. Il capo ricercatore, Stanley Riddell, ha spiegato che ai pazienti sono state rimosse delle cellule del sistema immunitario, che sono state modificate geneticamente con marcatori molecolari che le hanno trasformate in vaccini contro specifici tipi di cancro. Successivamente i linfociti sono stati reintrodotti tramite infusione nei pazienti.
LA PRUDENZA - "Probabilmente dovranno passare ancora diversi anni prima che l'immunoterapia venga messa a disposizione dei pazienti in Italia. E serviranno certamente investimenti", dice all'Agi Giacomo Oliveira, primo autore dell'ultimo studio pubblicato dal San Raffaele di Milano sulla rivista Science Translational Medicine, sull'immunoterapia contro i tumori del sangue. "Mentre negli Stati Uniti - ha detto Oliveira - si stanno sperimentando sui pazienti gli effetti dell'immunoterapia, il nostro gruppo di ricerca sta invece studiando altri aspetti di questo approccio, tra cui la tossicità. I risultati finora raggiunti sono molto incoraggianti e spero che bastino per accelerare i tempi anche qui nel nostro paese".
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