Elezioni a Roma, il centrosinistra raccolga le preoccupazioni di Francesca Archibugi
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"Roma è una città ferita, ed è un luogo di grandissima intensità, e per questo è ancora più seducente nell'essere raccontata", "la cosa che mi rende più triste è che Roma non abbia più un centro storico vivo. La vita sociale si è spostata altrove. Le sale cinematografiche, dal Metropolitan all'Augustus, chiudono", "credo nella politica, nei politici. Penso che sia un lavoro che bisogna saper fare". Francesca Archibugi, grande regista romana, in un'intervista a la Repubblica.
Si racconta, tra carriera e progetti futuri, ed esprime le preoccupazioni, ma anche la speranza in un futuro migliore per Roma e per i cittadini romani. Alla domanda se le piacciano i candidati a sindaco risponde: "Roberto Giachetti sì. Ci spero. Lo voterò alle primarie del Pd".
Le parole della regista pesano come pietre e dovrebbero far riflettere: Francesca Archibugi non è un'artista qualsiasi, ma è una straordinaria regista, romana di nascita e di formazione, figlia del noto urbanista Franco Archibugi. È la regista che ci fece sognare con Mignon è partita, ambientato nella Roma a cavallo dell'epoca del pentapartito; ed è l'artista che con Il grande cocomero ha fatto conoscere al grande pubblico l'attività di Marco Lombardo Radice, il neuropsichiatra di via dei Sabelli a San Lorenzo, un vero mito per il mondo del centrosinistra impegnato con i giovani. Ha fatto conoscere l'attività e le sofferenze del neuropsichiatra sperimentatore di terapie innovative, di strategie di percorsi terapeutici fuori dagli schemi, basati sull'ascolto delle necessità dei bambini e sulla compensazione delle loro carenze affettive.
Per questo la coraggiosa presa di posizione di Francesca Archibugi, regista che ha a cuore Roma, la sua storia e la sua cultura, deve fare riflettere. Roma non è una città qualsiasi, Roma è la capitale d'Italia e la capitale mondiale della cultura: amministrarla non è un gioco e le forze politiche, tutte nessuna esclusa, devono mettere da parte tattiche e strategie dannose, così come vecchi rancori e individualismi, che ostacolano il lavoro verso soluzioni logiche e in grado di rispondere alle reali esigenze di cambiamento della città e dei cittadini romani.
Le riflessioni che arrivano dalla regista Archibugi, che si accompagnano ad altre prese di posizione del mondo della cultura romana, sottolineano come la posta in gioco per la campagna elettorale che si sta aprendo a Roma sia alta e da non sottovalutare: occorre ragionare a fondo per evitare che personalismi e logiche settarie facciano perdere l'occasione di dare finalmente una vera chance di ripartenza alla città. Con le elezioni di primavera, Roma può riannodare il filo del buongoverno, grazie ad un centrosinistra unito. Chi cerca nella Capitale rivincite politiche che poco o nulla hanno a che fare con la città rischia solo di favorire l'antipolitica e l'ennesimo flop amministrativo. E dopo l'errore commesso a suo tempo con la scelta di Marino, non è più possibile replicare altri sbagli.
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