NINFA, ETERNIT E RIFIUTI PERICOLOSI: MAXI SEQUESTRO AI CONFINI DELL’OASI
di Redazione
Centinaia di chili di rifiuti speciali e pericolosi ammassati in due aree di circa 4.500 metri quadrati, in zona soggetta a vincolo paesaggistico, a ridosso dei favolosi giardini di Ninfa. Durante le normali attività di esplorazione dall’alto sul territorio della Regione, gli uomini del Reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza hanno avvistato, all’interno di un’area notoriamente sottoposta a vincolo paesaggistico, cumuli di rifiuti visibilmente abbandonati. I militari della Compagnia di Latina hanno provveduto quindi, con l’ausilio dei tecnici dell’ARPA Lazio e dell’ASL di Latina, al sequestro d’iniziativa delle due aeree e a trasmettere alla locale Autorità Giudiziaria la denuncia contro ignoti per il reato di abbandono e deposito incontrollato di rifiuti.
Nelle discariche sono stati rinvenuti rifiuti speciali pericolosi costituiti da guaine bituminose, materiale edile, blocchi di cemento, blocchi di asfalto, fusti di pittura, in parte sversata sul suolo, apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, materassi, plastica e perfino lastre di eternit.
La replica della Fondazione Caetani
A margine dell’operazione della Guardia di Finanza la Fondazione Roffredo Caetani ha diramato una nota con cui intende sottolineare che “la cava, ricadente nel comune di Norma, è stata acquistata nel 1960 dalla principessa Lelia Caetani per impedire che la sua iniziata coltivazione facesse uno scempio paesaggistico alle spalle del giardino di Ninfa e della città medievale di Ninfa. È, pertanto, proprietà della Fondazione Roffredo Caetani. Su quel territorio – prosegue la nota – la stessa principessa Caetani ha sollecitato ed ottenuto l’apposizione del vincolo paesistico con la successiva istituzione dell’Oasi di Ninfa, territorio anche esterno a Ninfa, di circa 1.850 ettari, non appartenente che in minima parte alla Fondazione. Gli sversamenti rinvenuti non sono opera della Fondazione ma di ignoti che hanno agito, si ritiene, nottetempo. La Fondazione sta esaminando la presentazione di una denuncia contro ignoti. La cava era difesa da un cancello di ferro e da massi per impedire l’accesso a mezzi capaci di trasportare i materiali rinvenuti dalla Guardia di Finanza. Il cancello è stato rubato e i massi risultano spostati illegittimamente da chi ha eseguito il deposito abusivo. La ex cava non si trova nel “complesso paesaggistico del giardino di Ninfa”, ma, all’interno dell’“oasi venatoria” ampia circa 1.850 ettari apposta con delibera della Giunta regionale del Lazio n. 3399 del 1973. Nulla essa ha a che vedere fisicamente con il “giardino di Ninfa” e con l’area del Monumento naturale Giardino di Ninfa aperto al pubblico. La Fondazione ringrazia la Guardia di Finanza per l’operazione svolta. La Fondazione si sta da sempre battendo contro ogni forma di abusivismo edilizio e di discariche abusive, e ritiene che queste operazioni di ignoti siano da interpretare anche come una vigliacca reazione contro tale politica di tutela”.
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