Dove vanno gli investitori in fuga dalle Borse: fondi monetari, oro e T-bond Usa
di Andrea Franceschi14 febbraio 2016
Nelle fasi di turbolenza dei mercati è meglio stare liquidi. E questa caccia alla sicurezza e alla stabilità emerge con tutta evidenza dai dati sui flussi nei fondi di investimento dell’ultima settimana. Sono in particolare i fondi monetari ad aver registrato un exploit: in pochi giorni hanno raccolto ben 24,3 miliardi di flussi netti in entrata. Anche i fondi specializzati in titoli di Stato Usa e altre emissioni pubbliche come i municipal bonds hanno fatto molto bene: 3,6 miliardi di dollari di risorse fresche. E lo stesso vale per i soggetti che investono nei metalli preziosi come l’oro e l’argento, classici beni rifugio molto gettonati nelle fasi di alta volatilità, che hanno raccolto 1,6 miliardi netti.
Per i fondi specializzati in metalli preziosi quella dell’ultima settimane è stata la miglior performance da 6 anni. Un primato che fa il paio con il rally del metallo giallo reduce dalla sua miglior settimana dal 2011. Nella categoria beni rifugio ci sono infine i fondi specializzati nei titoli “difensivi” per eccellenza: le utilities, che hanno registrato un saldo netto positivo per 1,3 miliardi di dollari. Da inizio anno le quotazioni di Borsa del comparto anticiclico per eccellenza hanno limitato le perdite in Europa (-7,8% contro un -12,41% dell’indice Stoxx Europe 600) ed hanno avuto un andamento in netta controtendenza negli Stati Uniti (l’indice di settore ha guadagnato il 5,10%).
Sommando il risultato di fondi monetari, Treasuries, metalli preziosi e utilities si arriva a un saldo netto di 30 miliardi di dollari. Una cifra che da la misura della paura che gli investitori hanno in questa fase in cui il termometro della volatilità Vix (noto proprio con il lugubre appellativo di “indice della paura”) si è riportato sui massimi dalla scorsa estate.
Che gli investitori non abbiano alcuna voglia di rischiare lo dimostrano allo stesso modo le statistiche sui riscatti che, nell’ultima settimana, hanno colpito in primo luogo i fondi azionari: 6,8 miliardi di dollari in uscita. Oppure le performance negative dei fondi specializzati in obbligazioni ad alto rischio (high yield) che hanno chiuso la loro sesta settimana consecutiva in rosso con ben 2,5 miliardi. O infine i fondi specializzati nei titoli obbligazionari dei mercati emergenti (-1,1 miliardi di dollari).
Se il dato sulla liquidità è certamente rilevante, quello sui flussi in uscita dalle asset class più rischiose, a ben vedere, non è poi così disastroso come segnalano gli stessi analisti di Bofa Merrill Lynch nella nota di presentazione. È probabile che ciò sia dovuto al fatto che le rilevazioni si fermano a mercoledì 10 febbraio e che le statistiche quindi non tengano conto di giornate nere come quella di giovedì in cui l’indice europeo Stoxx 600 ha messo a segno il suo peggio ribasso del 2016 (-3,6%).
Da inizio anno il saldo è decisamente negativo per i fondi azionari che hanno dovuto fare a meno di ben 41 miliardi di dollari di flussi netti. Si tratta - fanno notare gli analisti di BofA Merrill Lynch - di numeri compatibili più con una correzione dei mercati che con uno scenario ben più inquietante di una recessione. I riscatti subiti dai fondi equity da inizio anno, benché abbiano superato il saldo negativo da 35 miliardi di dollari registrato la scorsa estate, sono comunque ben lontani dai 90 miliardi volatilizzatisi ad agosto del 2011 (crisi dei debiti sovrani dell’area euro) o dagli 85 miliardi di rosso della fine del 2008 (crack di Lehman Brothers).
Il deflusso da 41 miliardi di dollari risulta dalla somma dei riscatti dei fondi equity emergenti (7,7 miliardi) con la performance dei mercati sviluppati, negativa per 33,3 miliardi. La responsabilità maggiore della fuga di capitali dai mercati sviluppati è da attribuire quasi solo ai fondi azionari Usa che hanno registrato riscatti netti per 44,8 miliardi di dollari da inizio anno contro saldi positivi di Europa (1,7 miliardi), Giappone (7,7) e altri mercati sviluppati (2,9). A giudicare dalla performance da inizio anno dell’indice continentale Stoxx Europe 600 (-12,41%) e del Nikkei giapponese (-18,9%) ci si sarebbe aspettati un’ondata di riscatti ben peggiore. Soprattutto alla luce di un saldo di Wall Street che, sebbene negativo per il 7,35%, resta comunque nettamente vincente nel confronto.
L’avversione al rischio ha premiato i fondi obbligazionari (2,7 miliardi di flussi netti in entrata da inizio anno), quelli delle commodities (6,4) e i fondi monetari il cui saldo 2016, con l’exploit dell’ultima settimana, si è portato oltre i 31 miliardi di dollari.
Nessun commento:
Posta un commento