Maltrattamenti negli asili, le cause di un’emergenza: tra omertà, lacune nella selezione e scarse tutele
Nella maggior parte dei casi a denunciare sono i genitori. Molte scuole ignorano una circolare ministeriale del 2006, che permette di sospendere le maestre indagate: gli istituti aspettano che a intervenire sia la magistratura. Sotto accusa la mancanza di paletti nelle assunzioni e la legge sull'interdizione dai pubblici uffici, che in questi casi è a discrezione dei giudici. La politica, però, inizia a muoversi: si fa strada l'ipotesi di test psico attitudinali e di telecamere obbligatorie per legge
“Scotch” disse il bambino, guardando ciò che aveva in mano la maestra. Poi il silenzio. Imposto con la violenza. Tutto intercettato dalla Procura di Milano. Che fece arrestare la donna. Quella voce impaurita il procuratore Pietro Forno la ricorda ancora. E torna in mente quando si affronta il tema. Sono 65 i casi di presuntimaltrattamenti in asili nido o scuole d’infanzia raccontati dallecronache negli ultimi 7 anni. Bambini costretti a mangiare il proprio vomito, lasciati al buio, presi a gomitate, minacciati. Chi denuncia? I genitori nella maggior parte dei casi, ma non sempre. Raramente le scuole. Secondo le associazioni in difesa dell’infanzia, in Italia si fa troppo poco per prevenire gli abusi. In molti nidi e materne non ci sono controlli sulla ‘tenuta emotiva’ dei docenti. Quando si arriva poi a condannare un educatore, l’interdizione dai pubblici uffici è a discrezione del giudice. E anche se viene prevista, dopo qualche anno si può tornare in aula o farsi trasferire. I fatti recenti avvenuti a Pisa e a Pavullo (Modena), ma anche l’inchiesta sulla casa famiglia per disabili di Roma, pongono una serie di interrogativi sulla necessità di denunciare gli abusi e sulle tutele offerte da scuola, sistema giuridico e politica. Si va dalle proposte di test attitudinali per le maestre fino all’utilizzo delle telecamere negli asili.
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