EGEMONIA
DEL DOLLARO E NUCLEARE IRANIANO: LA STORIA DIETRO LA STORIA
di
Peter Koenig*
Traduzione
per www.comedonchisciotte.org di Delio
Guidato
"I
trattati internazionali sono tenuti in ostaggio dall'Occidente. C'è stata una
notevole interferenza all'interno dell'Iran da parte di Washington. La questione
del nucleare è solo un pretesto per indebolire la Repubblica Islamica e non ha
molto a che fare con qualcos'altro". - Intervista con RT International di Soraya
Sepahpour-Ulrich,6 aprile 2015.
Questa
affermazione esprime proprio il punto. La questione nucleare creata
artificialmente – è solo un pretesto per ottenere un cambio di regime... forse
sì. Ma c'è di più. Mentre le opinioni espresse su ciò che il recente "Accordo di
Losanna" ha davvero significato per l'Iran e per i partecipanti del 5+1 possono
variare ampiamente, non si può non sentire che vi è un'altra storia dietro la
storia.
Un
piccolo dettaglio, di cui nessuno parla, e di cui forse la maggior parte degli
esperti – anche quelli onesti – non se ne sono accorti. Nel 2007 l'Iran si
apprestava a varare l'Iranian Oil Bourse (IOB) - una piattaforma di scambi
internazionali di idrocarburi, sul modello della Borsa, dove tutti i Paesi,
produttori di idrocarburi o meno, avrebbero potuto scambiare questa risorsa
energetica (tuttora) chiave in euro, in alternativa al dollaro.
Questo,
naturalmente avrebbe comportato la scomparsa dell'egemonia del dollaro - la
liberazione del mondo dalla morsa del dollaro. Questo era inammissibile per
Washington. Avrebbe significato la fine del dollaro come principale valuta di
riserva mondiale, e la perdita dello strumento per costringere il mondo ad
accettare le decisioni di Washington, lo strumento per distribuire sanzioni a
destra e a manca – non se ne parla neanche!
Centinaia
di miliardi di dollari di idrocarburi sono scambiati su base giornaliera; enormi
quantità di dollari che non trovano giustificazione nell'economia USA ma, poiché
consentono alla FED di stampare soldi a volontà – ed ogni nuovo dollaro è un
dollaro di debito internazionale che riempie i forzieri delle riserve delle
varie nazioni – col risultato di svalutare gradualmente la moneta statunitense,
ma senza grosse conseguenze sulla sua economia.
Finché
benzina e gas saranno quotati in dollari – un’imposizione “contrattata” in
Arabia Saudita da Bush padre, amico della Casa di Saud, nei primi anni '70 sotto
l'amministrazione Carter, in cambio della protezione militare – e finché il
mondo avrà bisogno degli idrocarburi per muovere le sue industrie, il mondo avrà
bisogno di dollari, pazzesche quantità di dollari. Il cosiddetto Quantitative
Easing (QE) ha permesso agli USA di stampare centinaia di miliardi, se non
bilioni di dollari per finanziare guerre e conflitti in tutto il mondo, e per
finanziare l'inarrestabile opera di propaganda e di menzogna Sionista
Anglosassone. Nessun problema. È solo debito. Debito – paradossalmente contratto
dagli stessi Paesi che l'impero alla fine combatte e illude; Paesi che detengono
dollari nelle loro riserve.
Quasi
nessuno sa che il vero debito USA, costituito da "obbligazioni non onorate" è
aumentato negli ultimi 7 anni da circa 48.000 miliardi a circa 130.000 miliardi
di dollari nel 2014 (GAO - Dipartimento USA della Contabilità Generale), circa
sette volte e mezzo il suo PIL. Per fare un paragone, un debito di un ordine di
grandezza mille volte superiore a quella della Grecia assillata e dilaniata
dalla "Troika" (UE-FMI-BCE).
Permettere
a un Paese come l'Iran di distruggere la base del potere egemonico USA prendendo
una decisione autodeterminata di abbandonare il dollaro per contrattare petrolio
e gas? Ma scherziamo? Bisogna trovare un pretesto per sottomettere il Paese che
secondo George W. Bush è diventato un anello dell'asse del male. Cosa c'è di
meglio della minaccia nucleare – con il pieno appoggio di Israele, naturalmente?
Sorretta dalla manipolazione dei mass media a livello mondiale, l'Iran è
diventato una minaccia nucleare non solo per Israele e per tutta la regione, ma
anche per gli Stati Uniti. Una minaccia per l'impero, a circa 15.000 km di
distanza, quando in quel momento il più potente missile iraniano a lungo raggio
aveva una gittata massima di circa 2.000 km.
Questo
suona quasi come l'ultima (brutta) battuta di Obama, che accusa il Venezuela di
essere una minaccia imminente per gli Stati Uniti. Sarebbe ridicolo, se non
fosse così triste, così criminale peraltro. Perché questa menzogna è seguita da
una guerra economica, simile a quella portata contro la Russia, che alla fine ha
risposto al fuoco punendo i "sanzionatori" stessi, specialmente gli europei.
Quando il reale impatto delle "sanzioni" divenne evidente, i media mainstream
restarono semplicemente in silenzio. La gente dimentica facilmente. Senza
qualcuno che gli apra gli occhi, rimangono aperti a credere alla prossima
menzogna.
Il
dollaro è l'ultimo pilastro dell'egemonia mondiale dell'impero. Senza di esso la
sua fine è segnata. Washington lo sa. Non è necessario guardare lontano per
trovare esempi simili a quello dell'Iran. Quando Saddam Hussein ha annunciato
verso la fine degli anni Novanta che avrebbe venduto la benzina irachena in
euro, non appena fosse cessato l'embargo nel 2000, bisognava trovare una ragione
per invadere il suo Paese. La minaccia delle armi di distruzione di massa, che
non è mai esistita, è stata venduta a tutto il mondo, incluso il Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite, e – tombola! – la macchina per uccidere dei media
occidentali creò un motivo per invadere l'Iraq e assassinare Saddam. Come se ciò
non bastasse, egli fu immediatamente collegato all'11 settembre e – grande
miracolo – gli americani si sono bevuti anche questa menzogna.
Muhammar
Gheddafi è stata un'altra vittima dell'esercizio dell'autodeterminazione di un
Paese. Aveva annunciato una nuova moneta forte per l'Africa, il dinaro aureo,
sostenuta dall'oro libico. Gli idrocarburi africani e libici avrebbero potuto
così essere scambiati in una valuta alternativa al dollaro, il dinaro aureo.
Gheddafi voleva anche liberare gli africani dagli avidi colossi occidentali
delle telecomunicazioni, introducendo in tutta l'Africa una rete mobile a basso
prezzo sponsorizzata dalla Libia. Gheddafi fu ferocemente assassinato da gruppi
organizzati dalla CIA il 20 ottobre 2011. Oggi la Libia è un focolaio di
disordini e omicidi.
Il
caso dell'Iran è un po' più complicato. L'Iran ha l'appoggio della Russia e
della Cina. Tuttavia, con la macchina propagandistica che lo dipinge come un
pericolo nucleare per il mondo, l'Iran può essere messo in ginocchio, nessun
problema. Non importa cosa consigliava la logica allora come oggi, non importa
che le 15 principali agenzie di intelligence USA abbiano assicurato l'allora
Amministrazione Bush che l'Iran non ha intenzione di fabbricare una bomba
nucleare, che l'Iran è sincero nell'utilizzare il suo uranio arricchito per la
generazione di energia e per scopi medici.
Non
importa che il processo di arricchimento iraniano raggiunga solo il 20% di
purezza, sufficiente per scopi medici, ma lontano dal 97% richiesto per una
bomba nucleare; occorre opprimere l'Iran e renderlo, sotto una ragnatela di
menzogne, uno Stato emarginato, un rischio per il mondo. Questo è ciò che crede
l'americano medio, come pure l'europeo. È un peccato. Nessuno osa parlare
apertamente dell'unica minaccia nucleare in Medio Oriente, Israele. Questo è un
altro peccato.
Non
importa che cosa significa attualmente l'accordo di Losanna, o nel prossimo mese
di giugno, dopo altri tre mesi di intensi ma inutili negoziati, non importa
quello che una risoluzione ONU dirà a proposito della trattativa e della revoca
delle sanzioni – Washington troverà sempre un pretesto per mantenere la morsa
sull'Iran. Come Soraya Sepahpour-Ulrich disse "I trattati internazionali sono
tenuti in ostaggio da parte dell'Occidente" – non vi è alcun international
compact o legge che impedisca che il solo Stato canaglia del mondo, l'impero
americano ferocemente criminale, macini il suo cammino verso il soddisfacimento
della sua sconfinata avidità.
Sempre
– ovviamente – che l'impero sopravviva. E sì, la sopravvivenza economica è solo
una questione di tempo. Quindici anni fa circa il 90% delle riserve mondiali
erano detenute in dollari USA, o in titoli denominati in dollari. Nel 2010 il
rapporto si ridusse a circa il 60%; oggi è intorno al 50%. Quando scenderà al di
sotto del 50%, i governi di tutto il mondo potrebbero progressivamente perdere
fiducia nel biglietto verde, vedendolo per quello che è ed è stato per gli
ultimi 100 anni, nient'altro che una valuta fraudolenta buona per il Monopoli al
servizio di un sistema finanziario occidentale dominato dal sionismo, che non
vale la carta su cui è stampata; una moneta che tiranneggia e impoverisce a
volontà il mondo "non allineato".
L'Iran
lo sa, la Russia lo sa – in assenza di un confronto diretto, la presa
dell'impero potrebbe mollare prima di quanto è previsto che duri l'affare
iraniano, circa 20-30 anni. Pertanto, le grandi concessioni che l'Iran deve fare
per "la pace" – di ridurre il proprio processo di arricchimento al 3,37%, appena
sufficiente per le centrali elettriche, e di vendere o trasferire all'estero i
propri stock di uranio arricchito al 20% per uso medico – queste concessioni per
raggiungere questo "glorioso" accordo informale, sono prive d'importanza. Si
tratta di una vittoria per l'Iran, come annunciato dal ministro degli Esteri
iraniano, Mohammad Javad Zarif, come pure dall'omologo russo, Sergei Lavrov.
Anche se Washington denuncia l'accordo entro i prossimi tre mesi, o in qualsiasi
altro momento, come è probabile, l'Iran ha vinto una battaglia di credibilità
agli occhi del mondo, in quanto è pronto a sottoscrivere un accordo, a qualunque
costo.
In
effetti, i putridi palazzi dell'impero si stanno sgretolando mentre queste linee
stanno andando in stampa. Due nuove banche internazionali di investimento e di
sviluppo con base in Asia sono state create negli ultimi due anni. L'accordo
costitutivo della Banca di Sviluppo BRICS è stato firmato in Brasile nel luglio
2014 dai capi dei 5 Paesi BRICS – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Più
recentemente quest'anno, sponsorizzata da Cina e altri 20 Paesi asiatici, è
stata creata l'AIIB, la Banca per gli investimenti e le infrastrutture, situata
a Shanghai. L'Iran è un membro fondatore dell'AIIB.
Il
ministro degli Esteri dell'Ecuador ha anche appena annunciato che il Banco del
Sur sponsorizzato dal Venezuela – la Banca di sviluppo per l'emisfero
latino-americano – entrerà in attività nel 2015. Queste tre banche sono delle
sfide dirette al FMI, alla Banca Mondiale e all'IDB (Banca di Sviluppo
Interamericana) dominate da Washington. Indovina che sono i più noti “alleati”
di Washington e che contro il volere della Casa Bianca, si sono uniti alla
quarantina di membri dell'AIIB? Tra loro ci sono i modelli del neoliberalismo
europeo – Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Svizzera.
L'arroganza
irragionevole e al limite della cecità di Washington sta portando i suoi alleati
più stretti verso il “campo avverso”. La FED annunciò il 2 aprile 2015 di aver
multato la Commerzbank tedesca per 1,7 miliardi di dollari perché intratteneva
rapporti con Cuba, Sudan e Iran, i Paesi sottoposti a sanzioni da parte di
Washington.
Questo
potrà succedere solo fino a quando tutte le transazioni internazionali
passeranno obbligatoriamente attraverso le banche USA e saranno controllate dal
BIS – la Banca dei Regolamenti Internazionali dominata dai Rothschild. Russia,
Cina, e altri Paesi aderenti alla SCO (Organizzazione di Shanghai per la
Cooperazione) hanno già tagliato i ponti con il sistema del dollaro per i
contratti internazionali e il trasferimento di denaro, inclusa la contrattazione
sugli idrocarburi. Stanno per lanciare un'alternativa al sistema SWIFT di
trasferimento governato dall'Occidente e di proprietà privata.
Il
nuovo sistema potrebbe essere adottato da qualunque nazione che volesse sfuggire
alle zanne predatorie del dollaro.
Se
anche i più fidati tirapiedi dell'impero cercano alleanze a Oriente, significa
che oramai è manifesto che i venti economici stanno cambiando, che si profila un
mutamento delle placche continentali e che gli accordi sul nucleare iraniano,
comunque si concludano, non avranno nessuna influenza sul prevedibile
futuro.
*
Peter Koenig è un economista e analista geopolitico. Egli è anche un ex
dipendente della Banca Mondiale e ha lavorato in gran parte del mondo nei
settori dell'ambiente e delle risorse idriche. È autore di "Implosion" – Un
Thriller Economico sulla guerra, la distruzione dell'ambiente e l'avidità delle
Corporation – un romanzo basato su fatti e su 30 anni di esperienza nella Banca
Mondiale in tutto il mondo.
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