Torna il falso in bilancio ma intercettazioni escluse per società non quotate. Maggioranza di un pelo su alcuni punti
Torna il falso in bilancio, che venne depotenziato da Berlusconi nel
2002 anche se rivisto nel 2005. Torna dunque ad essere reato senza alcuna
eccezione nella nuova formulazione per le "false comunicazioni sociali". Pena
da uno a cinque anni. Lo ha deciso il Senato approvando alcune norme contenute
nel ddl Anticoruzione. E si tratta di una delle parti più rilevanti dell'intero
provvedimento. I voti favorevoli sono stati 124 con 74 no e 43 astensioni per un
totale di 117. Ed al Senato l'astensione vale come voto contrario. Ma ci sono
state altre le votazioni in cui la maggioranza e' stata appeso un filo. Solo per
uno scarto di cinque voti e' stato respinto un emendamento di Caliendo di Forza
Italia che chiedeva una diversa formulazione del falso in bilancio. Molti i
senatori azzurri assenti, compreso Verdini, che con la loro assenza hanno dato
una mano al governo. Non sono passati neanche gli emendanti di Sel e della Lega
che proponevano di alzare le soglie a due e sei anni, modifica che avrebbe reso
possibili le intercettazioni, anche per le società' non quotate. E' scattata
invece una stretta per le quotate in borsa, con pene dai 3 anni agli 8 anni e
quindi con possibilità di intercettazioni. Sono passate anche le norme che
prevedono per le società non quotate una riduzione di pena in caso di fatti di
lieve entità e quelle sulle multe in termini di quote azionare per i
responsabili di falso in bilancio. Per Forza Italia si tratta solo di
"propaganda", mentre c'e' grande soddisfazione della maggioranza per avere
portato in porto la legge, dopo avere superato numerosi ostacoli anche nei
rapporti tra il Pd ed il Nuovo centrodestra.
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