A fare fuoco in aula è stato Claudio Giardiello, imputato per bancarotta fraudolenta
nel processo per il fallimento della società Magenta Immobiliare. Tra le vittime il giudiceFernando Ciampi e l'avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani.
Polemiche sicurezza, l'uomo è entrato mostrando falso tesserino da avvocato. Non è il primo caso a Milano
Milano, 9 aprile 2015 -
Giovedì mattina di
paura in Tribunale a Milano (VIDEO). Un imputato, sotto processo per bancarotta fraudolenta, fa fuoco in aula, uccidendo un avvocato e un testimone. Poi raggiunge al piano di sotto un giudice, citato come teste, lasciandolo morto nel suo ufficio. E' subito panico tra la moltissima gente che la mattina affolla gli uffici giudiziari e i corridoi mentre scattano i soccorsi, l'evacuazione dell'edificio e la caccia all'attentatore. Solo in tarda mattinata si saprà che l'uomo era riuscito a fuggire ma che è stato bloccato a Vimercate dai carabinieri, in sella a una moto. "Volevo vendicarmi di chi mi ha rovinato": sono state queste, secondo quanto apprende l'Ansa, le prime parole dette da Claudio Giardiello subito dopo essere stato catturato. Dopo essere stato portato in caserma per l'interrogatorio, un'ambulanza l'ha trasportato in ospedale a Vimercate per un calo di pressione. Il suo legale, Nadia Savoca del foro di Monza, ha detto che
"Claudio Giardiello si è avvalso della facoltà di non rispondere" durante l' interrogatorio di garanzia che si è svolto al pronto soccorso. "Adesso è sotto choc e sedato". L'udienza
di convalida dell'arresto si terrà a Monza mentre l'inchiesta passerà
per competenza alla procura di Brescia. Il procuratore di Brescia
Tommaso Bonanno ha fatto sapere che "Giardello ha esploso 13
colpi di arma da fuoco, era dotato di due caricatori di proiettili
calibro 7.65 e ha agito con fredda premeditazione". Il comandante provinciale dei Carabinieri Maurizio Stefanizzi ha detto che "la pistola usata era regolarmente detenuta". Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha sostenuto che il killer "era pronto ad uccidere altre persone a Vimercate".

GLI SPARI IN TRIBUNALE -
A sparare, pochi minuti prima delle 11, è stato Claudio Giardiello, imputato per bancarotta fraudolenta nel processo per il fallimento della società Magenta Immobiliare. Secondo quanto raccontano gli avvocati presenti in aula, l'uomo avrebbe esploso i colpi dopo che il suo difensore ha rinunciato al mandato. Si sarebbe rivolto prima contro il suo legale, l'avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani uccidendolo sul colpo, contro Giorgio Erba, suo coimputato che morirà poco dopo al Policlinico, e contro il pm Luigi Orsi, senza però colpirlo. Poi fugge, scende al secondo piano, alla sezione fallimentare ed entra nell'ufficio del giudice Fernando Ciampi che
era stato citato come testimone al processo perché aveva emesso una
sentenza per il fallimento di una socieà collegata alla bancarotta
dell'immobiliare Magenta. Secondo quanto riferito dal procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati, Ciampi viene colpito da due proiettili perché cerca di proteggere anche una sua collaboratrice prima di essere ucciso nella sua stanza.
LA FUGA E L'ARRESTO A VIMERCATE - Compiuta la strage, Giardiello, vestito con giacca e cravatta, si nasconde per una quarantina di minuti all'interno delle aule del Tribunale. Per riuscire ad identificarlo, le forze dell'ordine, fanno uscire solo le donne. Poi, man a mano anche gli uomini. Non si ancora come, Giardiello riesce a fuggire e a lasciare il Palazzo di giustizia. Da quanto riferito dal procuratore Edmondo Bruti Liberati, l'uomo è stato ripreso dalle telecamere
che lo immortalano ad un ingresso laterale del Palazzo, dove c'è
una porta senza metal detector riservata all'accesso di magistrati,
avvocati e cronisti. Lì, mostra un tesserino di riconoscimento falso e sempre da lì, in via Marsala, esce dopo la sparatoria. Viene bloccato
in sella a una motocicletta nel parcheggio di un grande centro
commerciale a Vimercate (27 chilometri da Milano), in Brianza, dopo aver ammesso di voler uccidere un'altra persona. Secondo gli inquirenti si stava dirigendo a Carvico (Bergamo), dove si trova Massimo D'Anzuoni, suo socio di minoranza in una società e coinvolto nel processo di oggi per fallimento fraudolento e alla cui udienza non si era presentato. A riferire del suo arresto è il ministro dell'Interno Angelino Alfano, oggi a Milano per partecipare ad una riunione del Comitato per la Sicurezza. La riunione del Comitato è stata immediatamente sospesa.
L'ASSASSINO - Claudio Giardiello, 57 anni, immobiliarista, originario di Benevento, è imputato per bancarotta fraudolenta (LA SCHEDA). L'uomo, dopo essere stato bloccato dai carabinieri in un grande parcheggio di un centro commerciale a Vimercate (una ventina di chilometri da Milano), è stato portato in caserma e subito interrogato
dal pm del capoluogo lombardo Angelo Renna e dal procuratore aggiunto
Alberto Nobili. L'udienza di convalida dell'arresto si terrà poi a Monza
mentre l'inchiesta passera' successivamente per competenza alla procura
di Brescia. Giardiello, residente a Brugherio, viveva da qualche tempo a Garbagnate Milanese. Una persona inquietante, paranoica e aggressiva. Valerio Maraniello, ex legale di Claudio Giardiello, l'omicida che ha sparato all'interno del Tribunale di Milano, descrive così il suo ex assistito. "L'avevamo seguito due o tre anni fa per un problema di gestione della sua società immobiliare, per una transazione che doveva fare con i soci - ha spiegato Maraniello che si trovava fuori dal Tribunale poco dopo la sparatoria - Io ho mollato l'incarico perché era una persona particolare, ingestibile, non seguiva le direttive, aveva un atteggiamento un po' paranoide, era una persona inquietante". Maraniello ha spiegato che Giardiello era una persona "molto gentile in un primo tempo, ma poi molto aggressivo nei modi quando si approfondivano alcuni aspetti nel rapporto professionale". (VIDEO) Inoltre, ha aggiunto "aveva sempre la convinzione che tutti lo volessero fregare". Maraniello ricorda anche Lorenzo Alberto Claris Appiani, l'avvocato ucciso dall'omicida, "era un collega molto bravo e giovane - ha detto - la notizia mi ha scioccato".

3 MORTI E DUE FERITI -
Una delle persone che ha perso la vita è il giudice fallimentare Fernando Ciampi e sarebbe stato ucciso nella sua stanza
(LA SCHEDA). Era stato
citato come testimone al processo e non ne era il titolare. La sezione fallimentare del tribunale di Milano è la più importante d'Italia. Ciampi era da sei anni alla seconda sezione civile, incaricata dei fallimenti. In precedenza era stato presidente della ottava sezione civile. Poco dopo il suo arrivo alla fallimentare, nel 2009, era stato anche presidente pro tempore, per tre mesi, poiche' la giudice designata era sotto inchiesta a Brescia. Fama di intransigente, autore di numerosi testi sul diritto societario e i fallimenti, la sua azione negli ultimi anni si concentrava soprattutto nel campo dei brevetti, dei marchi, della concorrenza sleale e del diritto d'autore. La seconda vittima è l'avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani, ex avvocato di Giardiello, che si
trovava in aula come testimone nella causa per bancarotta. Lo racconta
all’Ansa lo zio della vittima, lo zio di Appiani, Pisoni, anche lui
avvocato che spiega: "Giardiello era stato cliente di mio nipote, poi
aveva iniziato a combinare disastri e lui ha smesso di seguirlo. Sapevo
che oggi mio nipote era in aula come testimone in una causa penale
perché Giardiello era stato denunciato". La giovane vittima è stata
colpita con un colpo di pistola all'altezza del cuore. "Non ho nessun
problema a testimoniare, nella vita bisogna essere coraggiosi", avrebbe
detto alla mamma prima di andare in tribunale. Nel corso della
sparatoria
sono stati ferite anche altre tre persone, nipote e zio, entrambi imputati nel processo in corso nell'aula della seconda sezione penale. Si tratta di
Giorgio Erba e Davide Limongelli. Uno dei due, Giorgio Erba, 60 anni, è deceduto poco dopo il ricovero al Policlinico, mentre era sottoposto a un intervento chirurgico reso necessario della condizioni disperate.
Il nipote di Erba, Davide Limongelli, anche lui imputato processo, è al Niguarda, dove è stato operato d’urgenza: l’intervento è riuscito ma il paziente resta in prognosi riservata.
L'altro ferito è un avvocato ,colpito
da colpi di arma da fuoco ad una gamba, ma non è grave. Inizialmente il
118 aveva comunicato il ritrovamento di un terzo cadavere all'interno
del Tribunale di Milano, sulle scale, senza segni di ferite di arma da
fuoco, trovato sulle scale. L'ipotesi è che potesse avere avuto un
infarto per la concitazione dovuta alla sparatoria, ma la circostanza è
stata poi smentita.
TRIBUNALE RIAPERTO - Il Palazzo di giustizia di Milano è stato riaperto al pubblico e agli addetti ai lavori verso le 13.30,
dopo che l'accesso era stato impedito in seguito alla sparatoria
di questa mattina. Resta invece off limits l'area del terzo piano dove
si trova l'aula nella quale Claudio Giardiello ha esploso i colpi di
arma da fuoco. Fuori dal Palazzo di Giustizia di Milano la situazione
sta tornando alla normalità dopo i concitati momenti seguiti agli spari e
alla successiva caccia all'omicida. La gran parte delle persone uscite
dal Tribunale si sono allontanate e resta solo qualcuno a commentare
l'accaduto. È anche ripresa la circolazione dei veicoli che era
stata sospesa solo in via Freguglia e per un tempo limitato durante
le operazioni delle forze dell'ordine.
POLEMICHE SICUREZZA -
Seri interrogativi sulla sicurezza: impossibile entrare in Tribunale armati perché i controlli sono serratissimi (FOTO). Eppure l'uomo era in possesso di una pistola ed è entrato con un tesserino falsificato.
L'ipotesi che qualcuno possa entrare nel Tribunale di Milano armato di pistola "dovrebbe essere difficile, impossibile, ma non sono in grado di giudicare perche' non conosco i fatti". Lo ha detto il presidente dell'Autorita' nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, commentando quanto avvenuto nel Palazzo di giustizia di Milano. "So che e' morto un collega e la cosa a dir poco mi sconvolge - ha aggiunto Cantone - ma ribadisco che non so nulla dell'accaduto".
PANICO E SGOMENTO IN TRIBUNALE - Paura e agitazione tra i dipendenti del Tribunale. (VIDEO). "Mi trovavo nell'aula a fianco, al terzo piano del tribunale sul lato che si affaccia su via Manara, quando abbiamo sentito 3 o 4 colpi di pistola": e' quanto racconta l'avvocato Marcello Elia, che ha assistito - seppure indirettamente - alla sparatoria scoppiata poco prima delle 11 di stamattina al tribunale di Milano. Secondo il racconto di Elia "nella nostra aula sono subito accorsi molti carabinieri, che ci hanno ingiunto di non uscire". "Mi sembra incredibile quello che è successo", ha detto un uomo di circa 50 anni che era all'interno nel momento
degli spari. "Non è possibile - ha aggiunto - che una persona possa
entrare armata in un tribunale soprattutto in un periodo in cui i
controlli dovrebbero essere più forti". Emanuele Perego, avvocato penalista ha commentato: "Siamo rimasti in balia di noi stessi, abbiamo gestito una situazione a rischio senza alcuna indicazione". E ha aggiunto: "Ero al quinto piano, ho sentito gli spari provenienti da piani inferiori e mi sono indirizzato verso il settimo piano per evitare di incrociare l'autore della sparatoria. Ho invitato altri colleghi a seguirmi. In Tribunale evidentemente non esiste un piano di allerta o un piano di evacuazione perché nessuno sapeva che cosa fare", ha raccontato il legale ai cronisti davanti all'ingresso del Tribunale di via Freguglia. (VIDEO)

PISAPIA SCONVOLTO, CORDOGLIO DI TUTTA LA CITTA' - Il sindaco
Giuliano Pisapia, saputa la notizia, ha subito lasciato la prefettura diretto al Tribunale per
"vedere cosa posso fare per intervenire perche' questa persona si
arrenda e non faccia aumentare la tragedia che e' enorme". E ha quindi
sospeso il comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza con il ministro Angelino Alfano. "Cordoglio mio e di tutta la citta' per le vittime della tragedia che si e' consumata all'interno del Palazzo di Giustizia di Milano. Una notizia che ha sconvolto tutti noi. Ringrazio tutte le forze dell'ordine intervenute sul posto e i carabinieri che hanno arrestato il responsabile del folle gesto", ha detto il primo cittadino di Milano in una nota. "Sono vicino alle famiglie delle vittime, tra cui il giudice Fernando Ciampi che conoscevo personalmente e che ho sempre apprezzato per la sua professionalita' e umanita' - ha proseguito Pisapia - . La mia vicinanza a tutta la magistratura, all'avvocatura e ai lavoratori di Palazzo di Giustizia".
MARONI: "PER EXPO SONO TRANQUILLO" - In vista dell' apertura di Expo, sul fronte della sicurezza, "l'impegno c'è e io sono tranquillo": lo ha detto il governatore lombardo Roberto Maroni. Il presidente della Regione ha sottolineato che quanto avvenuto stamani al Palazzo di Giustizia "non è collegato ad Expo ma a una lacuna nel sistema di sicurezza e controllo del tribunale che va subito colmata". Per quanto riguarda la manifestazione universale, per cui non ha nascosto che "c'è preoccupazione", Maroni ha spiegato di aver "parlato con i vari responsabili dei servizi segreti e delle forze dell'ordine che mi hanno garantito il massimo impegno. E se loro sono tranquilli, io sono tranquillo". Inoltre "per quanto riguarda le nostre competenze - ha continuato - noi abbiamo fatto molto", citando le sale operative e la rete che collega la protezione civile con la prefettura. "Manca solo una cosa che volevo dire oggi al ministro Alfano e che gli dirò: la firma a un dpcm - ha concluso - che stanzi le risorse per finanziare queste opere, per cui noi abbiamo anticipato risorse rilevanti. Era un impegno del Governo che mi auguro mantenga".
INCONTRO ALFANO-ORLANDO IN TRIBUNALE - II ministro dell'Interno, Angelino Alfano, e della Giustizia, Andrea Orlando, sono a Palazzo di Giustizia di Milano per un incontro con i vertici della milanese. I due ministri si sono incontrati nell'anticamera della Corte d'appello con il presidente della Corte d'Appello, Giovanni Canzio, e il procuratore Edmondo Bruti Liberati, e si sono recati insieme per un sopralluogo nell'aula in cui è avvenuto il delitto. "Voglio ringraziare le nostre donne e uomini in divisa e specificamente i carabinieri - ha detto Alfano - per un'azione veramente straordinaria che sono riusciti a fare". Per Alfano "e' stato un compito difficile, un gesto di efficienza che ha una eccellenza straordinaria, perche' hanno funzionato i sistemi di videosorveglianza, la targa è stata immediatamente identificata ed e' stato attivato un sistema che
ha consentito l'immediata cattura di un uomo che a quanto si e'
capito era pronto ad uccidere altre persone a Vimercate". Secondo il ministro della giustizia Andrea Orlando ci sono stati "grandi errori nel sistema sicurezza" e occorre fare "una riflessione piu' generale sulla adeguatezza del sistema di sicurezza degli uffici giudiziari tanto piu' nel momento in cui da settembre questi uffici torneranni in gestione diretta del ministero della Giustizia". Orlando ha ringraziato "sentitamente i vertici degli uffici di Milano che ci hanno datoi subito indicazioni utili e testimoniato la volonta' di reagire a questa vicenda: e' all'altezza della storia di questi uffici e del ruolo di questa citta' nello sviluppo del Paese".
RENZI: "GRAVE, MA NON STRUMENTALIZZARE" -
"Quello che è accaduto a Milano è gravissimo, ci dovranno essere tutte le indagini del caso ma non bisogna strumentalizzare questa vicenda e soprattutto non capisco cosa c'entri Expo. Il paese non è in uno stato di terrore". Così il premier Matteo Renzi, sulle polemiche sollevate dall'opposizione per un rischio sicurezza in occasione dell'Expo, dopo la sparatoria nel Tribunale di Milano. E ancora: "I sistemi di sicurezza del nostro Paese si poggiano su donne e uomini capaci al limite dell'eroismo, ma il controllo non può permettersi di avere buchi e falle come quelli che ci sono stati nel tribunale di Milano. Bisogna accertare chi, come e perché ha sbagliato. Qualcosa non ha funzionato". Renzi poi esprime "il senso del dolore profondo che a nome del governo e mio voglio rivolgere, con un sentimento di vicinanza, alle famiglie delle vittime di Milano, alla città di Milano, alla magistratura e alla famiglia del giudice Ciampi, alla avvocatura e alla famiglia dell'avvocato Claris Appiani, alle persone che stanno lottando per la vita sotto i ferri dei medici. E' un giorno di dolore per tutti, è il momento del cordoglio".
SCOLA: "NO STERILI POLEMICHE" -
"Il folle gesto omicida che ha causato la morte del magistrato Fernando Ciampi, dell'avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani e del signor Giorgio Erba riempie di grave sconcerto ed angoscia. Unisco il mio dolore e quello della Chiesa ambrosiana al dolore dei cittadini di Milano e del Paese intero. Prego affinche' la luce del Risorto accenda nei cuori dei familiari delle vittime la speranza certa della vita eterna. L'Autore della vita consoli il loro straziante dolore". Questo il commento dell'arcivescovo di Milano, Angelo Scola. "Lo smarrimento e la paura che ora invadono noi tutti non diano spazio a sterili polemiche - prosegue il cardinale -. La tragica morte delle vittime incrementi il nostro impegno nell'edificazione della vita buona tesa al benefico sviluppo della nostra Milano. Ogni istituzione, a partire dalla Chiesa, faccia la propria parte per prevenire e contenere il male che acceca e uccide, per educare al bene comune e per garantire sicurezza ai cittadini".
MATTARELLA, PLENUM STRAORDINARIO CSM - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, impegnato questa mattina in un incontro con il presidente armeno, si è tenuto costantemente informato sugli sviluppi della vicenda ed è profondamente colpito dalla gravissima tragedia avvenuta questa mattina. Ha espresso ai familiari delle vittime le piu' sentite condoglianze e la vicinanza dello Stato italiano e sua personale. Lo rende noto il Quirinale, aggiungendo che nel corso di una telefonata con il ministro della Giustizia Andrea Orlando il Capo dello Stato ha avuto informazioni sull'accaduto, auspicando che sia fatta piena luce sulla dinamica dei fatti. Mattarella è intervenuto poi all'assemblea straordinaria del Csm, convocata
nel pomeriggio: "La società democratica, aperta e accogliente, è per
sua natura vulnerabile - ha detto il Capo dello Stato - alle insidie
criminali lo Stato italiano risponde con fermezza, sempre nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali e dei diritti dell'uomo. Spetterà poi ai vertici degli uffici giudiziari di Milano e al ministro della Giustizia prendere i dovuti provvedimenti perché simili fatti non si ripetano. Ai
servitori dello Stato va assicurato il massimo possibile di sicurezza".
Il Presidente ha insistito sulla necessità di tutelare i magistrati
"sempre in prima linea" e perciò "particolarmente esposti: anche per
questo va respinta con chiarezza ogni forma di discredito nei loro
confronti".
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