Piante grasse, le più amate dagli italiani
Grasse, succulente e cactacee
Che siano gigantesche oppure minuscole attirano subito lo sguardo: slanciate oppure panciute, carnose o spinosissime, nude o lanose, magari ornate da qualche fiore coloratissimo, sono le piante più diffuse nelle case italiane.
Chiamarle piante grasse,o succulente, è molto generico, perché raccoglie famiglie molto diverse tra loro. Si va dalle “pietre vive” (Lithops) alle calancoe (Kalanchoe blossfeldiana), dal fico d'india (Opuntia ficus-indica) ai “cuscini della suocera” (Echinocactutus grusonii). La carnosità dei tessuti è l'unico dato che veramente le accomuna: nei fusti o nelle foglie si raccoglie una riserva d’acqua, necessaria per la sopravvivenza negli ambienti siccitosi.
All'interno di questo vasto gruppo, le Cactacee sono la famiglia che riunisce tutte le succulente a forma di cactus, come Echinocactus, Ferocactus, Notocactus, Echinopsis, Cereus, Mammillaria, ma anche gli Epiphyllum, dalle foglie allungate e sinuose, per citare solo i generi più noti. Di origine messicana o sudamericana, sono fra le piante più facili da mantenere durante tutto l’arco dell’anno e spesso ci ripagano con splendide e relativamente lunghe fioriture.
L'importanza del riposo
Pur essendo tra le piante a più bassa manutenzione del regno vegetale, esistono poche ma indispensabili cure devono essere ben conosciute.
Da fine settembre sino a marzo inoltrato, il loro stato ideale è il riposo vegetativo, durante il quale le funzioni vitali vengono ridotte al minimo. Il luogo ideale per trascorrere questo periodo è un ambiente chiuso, asciutto e non riscaldato, con temperature sempre superiori allo zero, senza alcun apporto d’acqua.
Nelle nostre case, però, spesso vengono mantenute in locali con temperatura compresa fra 12 e 20 °C, entrando, quindi, in una fase di ‘semi-letargo’ e continuando in minima parte a vegetare: in questo caso bisognerà irrigarle moderatamente ogni 20-30 giorni.
Attenzione a freddo e umidità
Le grasse sono più resistenti di quanto comunemente si pensi: anche al Nord possono essere coltivate in piena terra, purché vengano adeguatamente protette durante l’inverno. Alcuni generi, come le opunzie, resistono senza seri danni fino a –20 °C, ma la maggior parte delle succulente e i cactus tollerano rispettivamente minime termiche fino a 0 °C e –2 °C, al di sotto delle quali non c'è speranza di vederle sopravvivere. Benché associate ad ambienti desertici, le Cactacee tollerano bene la salsedine e i venti salmastri, e anzi traggono giovamento dalla vicinanza del mare.
I cactus prosperano felici negli ambienti asciutti e ventosi, come le coste tirreniche e insulari, particolarmente amate dagli echinocactus, le opunzie e i ferocactus.
Viceversa, soffrono molto l'umidità. Il segreto del successo in questo caso è fornire ai cactus un ottimo drenaggio: per esempio coltivandoli su un terreno in leggera pendenza o su un suolo prevalentemente sabbioso e sciolto, situazioni che favoriscono lo scorrimento rapido dell'acqua.
Le cactacee sono invece poco esigenti riguardo al tipo di terreno, anche se conviene migliorare un suolo pesante o argilloso incorporando sabbia e terriccio per renderlo più arioso.
Piante a risparmio idrico
Considerazioni di carattere ecologico, oltre che estetico, rendono i cactus sempre più importanti guardando a un futuro in cui l'acqua diventerà un bene via via più prezioso: la loro carnosità, deriva proprio dalla loro capacità di immagazzinare la poca acqua di cui necessitano per sopravvivere. Per lo stesso motivo, hanno trasformato le loro foglie in spine: soprattutto per diminuire la superficie fogliare esposta al sole e quindi la perdita d'acqua per evaporazione ed essudazione. Le spine, inoltre, schermano i raggi solari mantenendo la pianta relativamente fresca.
Il giusto nutrimento
Poco golose di acqua, le cactacee sono anche poco golose di nutrimento: un moderato apporto di
fertilizzante adatto (con buone percentuali di fosforo, potassio e microelementi) stimola la fioritura, mentre un eccesso di azoto sviluppa la vegetazione a scapito della fioritura un eccesso di concime in generale deforma le piante.
Piccoli segreti di coltivazione
• Le Cactacee e le succulente richiedono molta luce, ma non il pieno sole, tanto che oltre i 35 °C l’attività fotosintetica si blocca. Durante estate è dunque consigliabile collocarle a mezz'ombra, in modo da non esporle a temperature troppo elevate: quelle ottimali sono comprese fra 25 e 32 °C.
• Le succulente di origine sudamericana o messicana in inverno entrano in dormienza e vanno conservate fra 0 e 15 °C senza bagnarle, mentre quelle sudafricane hanno il ciclo biologico invertito rispetto al nostro emisfero: riprendono a vegetare in autunno (come la calancoe e alcune euforbie) e vivono bene in una serra calda a 15-18 °C (in casa c’è troppo calore e poca luce).
• La maggioranza delle Cactacee e succulente in genere resiste bene in esterno fino ai primi freddi invernali, quando vanno spostate in serra fredda. L’apporto idrico va ridotto man mano che il freddo aumenta: con terriccio umido, il gelo farà molti danni, mentre all’asciutto la pianta tollera fino a –2 °C.
Che siano gigantesche oppure minuscole attirano subito lo sguardo: slanciate oppure panciute, carnose o spinosissime, nude o lanose, magari ornate da qualche fiore coloratissimo, sono le piante più diffuse nelle case italiane.
Chiamarle piante grasse,o succulente, è molto generico, perché raccoglie famiglie molto diverse tra loro. Si va dalle “pietre vive” (Lithops) alle calancoe (Kalanchoe blossfeldiana), dal fico d'india (Opuntia ficus-indica) ai “cuscini della suocera” (Echinocactutus grusonii). La carnosità dei tessuti è l'unico dato che veramente le accomuna: nei fusti o nelle foglie si raccoglie una riserva d’acqua, necessaria per la sopravvivenza negli ambienti siccitosi.
All'interno di questo vasto gruppo, le Cactacee sono la famiglia che riunisce tutte le succulente a forma di cactus, come Echinocactus, Ferocactus, Notocactus, Echinopsis, Cereus, Mammillaria, ma anche gli Epiphyllum, dalle foglie allungate e sinuose, per citare solo i generi più noti. Di origine messicana o sudamericana, sono fra le piante più facili da mantenere durante tutto l’arco dell’anno e spesso ci ripagano con splendide e relativamente lunghe fioriture.
L'importanza del riposo
Pur essendo tra le piante a più bassa manutenzione del regno vegetale, esistono poche ma indispensabili cure devono essere ben conosciute.
Da fine settembre sino a marzo inoltrato, il loro stato ideale è il riposo vegetativo, durante il quale le funzioni vitali vengono ridotte al minimo. Il luogo ideale per trascorrere questo periodo è un ambiente chiuso, asciutto e non riscaldato, con temperature sempre superiori allo zero, senza alcun apporto d’acqua.
Nelle nostre case, però, spesso vengono mantenute in locali con temperatura compresa fra 12 e 20 °C, entrando, quindi, in una fase di ‘semi-letargo’ e continuando in minima parte a vegetare: in questo caso bisognerà irrigarle moderatamente ogni 20-30 giorni.
Attenzione a freddo e umidità
Le grasse sono più resistenti di quanto comunemente si pensi: anche al Nord possono essere coltivate in piena terra, purché vengano adeguatamente protette durante l’inverno. Alcuni generi, come le opunzie, resistono senza seri danni fino a –20 °C, ma la maggior parte delle succulente e i cactus tollerano rispettivamente minime termiche fino a 0 °C e –2 °C, al di sotto delle quali non c'è speranza di vederle sopravvivere. Benché associate ad ambienti desertici, le Cactacee tollerano bene la salsedine e i venti salmastri, e anzi traggono giovamento dalla vicinanza del mare.
I cactus prosperano felici negli ambienti asciutti e ventosi, come le coste tirreniche e insulari, particolarmente amate dagli echinocactus, le opunzie e i ferocactus.
Viceversa, soffrono molto l'umidità. Il segreto del successo in questo caso è fornire ai cactus un ottimo drenaggio: per esempio coltivandoli su un terreno in leggera pendenza o su un suolo prevalentemente sabbioso e sciolto, situazioni che favoriscono lo scorrimento rapido dell'acqua.
Le cactacee sono invece poco esigenti riguardo al tipo di terreno, anche se conviene migliorare un suolo pesante o argilloso incorporando sabbia e terriccio per renderlo più arioso.
Piante a risparmio idrico
Considerazioni di carattere ecologico, oltre che estetico, rendono i cactus sempre più importanti guardando a un futuro in cui l'acqua diventerà un bene via via più prezioso: la loro carnosità, deriva proprio dalla loro capacità di immagazzinare la poca acqua di cui necessitano per sopravvivere. Per lo stesso motivo, hanno trasformato le loro foglie in spine: soprattutto per diminuire la superficie fogliare esposta al sole e quindi la perdita d'acqua per evaporazione ed essudazione. Le spine, inoltre, schermano i raggi solari mantenendo la pianta relativamente fresca.
Il giusto nutrimento
Poco golose di acqua, le cactacee sono anche poco golose di nutrimento: un moderato apporto di
fertilizzante adatto (con buone percentuali di fosforo, potassio e microelementi) stimola la fioritura, mentre un eccesso di azoto sviluppa la vegetazione a scapito della fioritura un eccesso di concime in generale deforma le piante.
Piccoli segreti di coltivazione
• Le Cactacee e le succulente richiedono molta luce, ma non il pieno sole, tanto che oltre i 35 °C l’attività fotosintetica si blocca. Durante estate è dunque consigliabile collocarle a mezz'ombra, in modo da non esporle a temperature troppo elevate: quelle ottimali sono comprese fra 25 e 32 °C.
• Le succulente di origine sudamericana o messicana in inverno entrano in dormienza e vanno conservate fra 0 e 15 °C senza bagnarle, mentre quelle sudafricane hanno il ciclo biologico invertito rispetto al nostro emisfero: riprendono a vegetare in autunno (come la calancoe e alcune euforbie) e vivono bene in una serra calda a 15-18 °C (in casa c’è troppo calore e poca luce).
• La maggioranza delle Cactacee e succulente in genere resiste bene in esterno fino ai primi freddi invernali, quando vanno spostate in serra fredda. L’apporto idrico va ridotto man mano che il freddo aumenta: con terriccio umido, il gelo farà molti danni, mentre all’asciutto la pianta tollera fino a –2 °C.
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