Camorra, una task force per indagare su Latina
10/09/2012, di Redazione (online).
Latina, San Felice Circeo e Terracina sotto controllo dalla Dac, la speciale task force anticamorra della polizia. I Reparti prevenzione crimine – scriveIl Messaggero – hanno contribuito alla cattura di molti latitanti, tra i quali Michele Zagaria, boss dei casalesi condannato all’ergastolo dal tribunale di Latina. Ora la loro azione si è spostata sul litorale laziale, in particolare nella provincia pontina.
«Ci concentriamo su Latina, San Felice Circeo e Terracina, per mettere il fiato sul collo ai camorristi, facendo terra bruciata attorno alle connivenze. C’è un impegno costante, solo sul litorale di Latina mettiamo in campo 20 equipaggi» spiega Dario Sallustio, direttore della divisione operativa del Servizio Controllo del Territorio. I Reparti prevenzione crimine sono «attualmente 19, presto se ne costituirà un ventesimo, su impulso del prefetto Chiusolo».
Dalla Direzione Centrale Anticrimine, una sorta di Fbi italiana, dipende anche il Servizio Controllo del Territorio che, sotto la guida del suo direttore Raffaele Grassi, è impegnato su più fronti del territorio nazionale attraverso l’impiego delle proprie articolazioni periferiche costituite dai Reparti Prevenzione Crimine.
E ora Latina diventa sorvegliata speciale, a causa nei numerosi episodi di violenza ma anche e soprattutto per il radicarsi delle mafie con enormi interessi economici. «I Reparti prevenzione crimine sono una task force di alto impiego – spiega Sallustio – molto agile e capace di intervenire in tempi estremamente brevi, strutture altamente specializzate nel controllo straordinario del territorio». Nel mirino degli investigatori c’è anche Latina, dove si lavora soprattutto per isolare le cellule criminali, individuando ed eliminando le connivenze che permettono alle mafie di crescere e di radicarsi con interessi sempre maggiori.
Raffaele Abete, ucciso a Scampia, è ritenuto organico al gruppo delle famiglie Abete, Notturno, Abbinante e Aprea degli «scissionisti» che si contrappone al gruppo della «Vanella Grassi» a cui Gaetano Marino «’ò moncherino», fratello di Gennaro, artefice della cosiddetta scissione dai Di Lauro, si era avvicinato. L’omicidio potrebbe essere, secondo gli investigatori, una risposta al delitto Marino della stessa entità: entrambi i morti, infatti, erano fratelli di due esponenti di vertice di due organizzazioni camorristiche contrapposte.
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