«Economia e finanza siano legate all'etica»
L'AFFONDO. Duro intervento del patriarca di Venezia. E il mondo cooperativo chiede più spazioMoraglia: «Certe operazioni bancarie sono state concepite soltanto come gioco d'azzardo e non come strumento per il bene comune»
Come uscire dalla crisi? Solo con un'etica orientata al bene comune. Tale da ricreare un tessuto connettivo solidale della società. E di sollevare dalle difficoltà i poveri e i più deboli. Già, perché «taluni esponenti del mondo economico e finanziario s'illudevano di passare da investimento a investimento, da speculazione a speculazione, da facile guadagno a facile guadagno, nella convinzione che si sarebbe passati dal poco al molto e al tutto, ma così non è stato perché, così, non poteva essere. Soprattutto, non doveva essere». Non usa mezze misure il patriarca di Venezia Francesco Moraglia nel delineare le origini e le dinamiche della crisi economica scatenatasi quattro anni fa. Come rimediare? Monsignor Moragli è altrettanto preciso: «Soltanto una finanza, un'economia e un profitto legati all'etica possono garantire la centralità dell'uomo. L'uomo, infatti, dev'essere il fine tanto della finanza, quanto dell'economia e del profitto». È QUESTA la via maestra individuata dalla «Dottrina sociale come leva del cambiamento», tema del convegno all'interno del Festival, dove Moraglia ha svolto un'analisi della crisi e messo l'accento sulla sottovalutazione della gravità del fenomeno da parte di tanti operatori e analisti economici e anche di politici. Non fa sconti, il patriarca, di fronte a circa 250 persone, presenti il vescovo Giuseppe Zenti, il presidente di Cattolica Assicurazioni Paolo Bedoni e il deputato Savino Pezzotta. «Siamo di fronte a un momento storico che richiede un ripensamento strutturale», ammonisce. «Serve una riflessione a 360 gradi dell'economia, ormai sempre più globalizzata, una riconsiderazione del rapporto fra finanza ed economia, del lavoro, della produttività d'impresa, del profitto che non può essere a favore di alcuni e contro altri». MONSIGNOR Moraglia denuncia quindi la sottovalutazione delle cause della crisi, anche da parte di «una società incapace di garantire il lavoro alle differenti fasce attive della popolazione e, ancora, di una politica che ha le soluzioni pronte a ogni problema, quando è all'opposizione, ma se è chiamata a governare balbetta e va in confusione su ogni questione, anche di piccola entità». E l'allusione va soprattutto ai frequenti proclami circa una distribuzione arbitraria e ingiusta della ricchezza e del reddito». E qui entra anche il tema di una «globalizzazione che non ha ancora trovato una vera governance, ossia una guida capace di garantire i diritti di tutti e non di una parte, o di qualche festa, o della parte più forte». Al convegno, moderato da Claudio Gentili, direttore della rivista «La Società» e portavoce del Festival, Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse, individua nel «pluralismo delle idee e nella ricerca di nuove soluzioni» la strada da seguire per uscire dalla crisi e opporsi al pensiero unico che ha generato un certo sviluppo. E Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative Emilia Romagna, pone nella riforma del «welfare, con particolare attenzione agli ultimi».
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