TERRACINA,
QUANDO REGNANO LE BUCHE
In
questi giorni d'estate, a Terracina, il tempo è cambiato repentinamente: a
splendide mattinate di sole e brezza hanno fatto spesso seguito pomeriggi
piovosi e temporaleschi. Che il meteo instabile comprometta le vacanze di
migliaia di turisti e le attività degli stabilimenti balneari è ormai pacifico.
Ma l'attenzione dei residenti non si focalizza solo sull'aspetto turistico ed
economico: a tener banco è spesso la condizione in cui la pioggia lascia le
strade della città.
Al
termine di ogni scroscio (tanto violento quanto repentino e di breve durata), lo
scenario che si presenta a chi percorre le vie in auto o in moto è simile a
quello che si riscontra dopo un bombardamento: a farla da padrone sono loro, il
terrore di ogni automobilista, le peggiori nemiche di pneumatici, cerchioni e
sospensioni. Le buche.
Proprio
così. Basta un temporale e sulle nostre strade l'asfalto si frantuma e forma
crateri pericolosissimi per tutti i tipi di veicoli, e potenzialmente letali per
l'incolumità fisica delle persone che li occupano. Danni ingenti, di cui sarebbe
responsabile l'amministrazione pubblica, ma per cui è difficile, lungo e costoso
ottenere rimborsi. "Il problema" dichiara una nota dell'associazione Bitume
Asfalto Strade, "sta nella scarsa manutenzione stradale, che al posto di essere
programmata, insegue le emergenze. Basti pensare che nel 2013, in Italia, sono
stati usati solo 22 milioni di tonnellate di conglomerato asfaltico, contro i
43-44 milioni di tonnellate utilizzati negli anni pre-crisi, intorno al
2006-2007". Inoltre, sempre secondo l'associazione, "abbandonare il manto
stradale a se stesso è estremamente antieconomico nel lungo termine: se si
rinnova periodicamente lo strato superficiale di asfalto, a intervalli di 8-12
anni a seconda delle percorrenze, la spesa è limitatissima. Se invece si
lasciano deteriorare anche gli strati inferiori, il costo per il ripristino può
essere anche venti volte superiore".
Viene
suggerita una ricetta molto semplice: "Prima di intervenire, bisogna capire da
cosa dipende il dissesto. Se per esempio si formano quelle crepe ramificate che
noi chiamiamo 'a pelle di coccodrillo', significa che c'è stato un cedimento nel
sottofondo, spesso dovuto a scavi in città. In quel caso, coprire con uno strato
d'asfalto non risolve il problema. In ogni caso, se una strada è fatta bene, le
buche non si devono proprio formare", conclude la nota.
Un
discorso valido per quelle strade come via Badino, che sono frequente oggetto di
crepe, allagamenti e in qualche caso anche voragini. Per non parlare della via
Appia Antica (dalle parti in cui bordeggia la ferrovia) che, non avendo più un
fondo duro e stabile, cambia radicalmente aspetto in caso di scrosci di pioggia
particolarmente violenti, trasformando l'antico basolato stradale (di cui è
visibile solo una minima parte) in un autentico pantano, dove i mezzi utilizzati
dai residenti per spostarsi da e verso il centro rimangono spesso bloccati, con
notevoli disagi per la circolazione.
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