COSTRUTTORI
CONTRO L’AUTOSTRADA ROMA-LATINA
Costruttori
che “scavalcano” gli ambientalisti. Sembra strano eppure è ciò che successo a
Roma, dove le maggiori associazioni dei costruttori edili hanno redatto una
lettera-appello al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al governatore della
Regione Nicola Zingaretti per dire no alla solita “concessione all’italiana”, sì
alla riqualificazione e alla risistemazione della Pontina, trasformandola in una
superstrada. E le associazioni dei costruttori sono quelle che nella regione
hanno un certo peso come: ANCE Lazio, ACER e ANCE Latina. La Roma-Latina alla
quale i costruttori sono contrari avrebbe, il condizionale è d’obbligo, un costo
stimato di 2,7 miliardi di euro, con un fine lavori previsto per il marzo 2021 e
un contributo pubblico di 800 milioni, dei quali, a oltre 10 anni
dall’inserimento nella legge obiettivo del 2001, il CIPE ne ha stanziati
solamente 468. Secondo i costruttori il finanziamento deve essere riconvertito e
utilizzato per la messa in sicurezza della Roma-Latina che già esiste, ossia la
Pontina, un progetto che si potrebbe terminare entro il 2017, con un incremento
annuale del valore del mercato regionale dei lavori pubblici per gli anni 2016 e
2017 pari al 20,3% e un aumento biennale dell’occupazione nel settore
dell’edilizia di circa il 7%.
«Come
sistema dei costruttori noi siamo ovviamente favorevoli al che si faccia una
struttura così importante e che si facciano le concessioni, ma nella situazione
in cui siamo, con i soldi già messi, con le incertezze sul tracciato e sui
collegamenti, l’autostrada non si fará mai, soprattutto nei tempi che sono stati
dichiarati, ovvero inizio lavori ad aprile 2015 e fine a dicembre 2021: questo
non accadrà, basta vedere le situazioni simili in giro per l’Italia. – ha detto
Stefano Petrucci, presidente di ANCE Lazio –. Ovvero opere in concessione
“all’italiana” come la Pedemontana lombarda, la Pedemontana veneta, la
Brescia-Bergamo-Milano (Brebemi) e la Rho-Monza, fino al quadrilatero
Umbria-Marche: tutte opere per cui il finanziamento è – nel migliore dei casi –
raddoppiato».
L’appello
dei costruttori recita: «Zingaretti e Renzi, vedetevi velocemente, e intendo
entro una settimana, e cambiate questa delibera. Noi vogliamo che si aprano i
cantieri e che lavorino gli operai, non gli avvocati: riconvertendo le risorse
in sei mesi si avrebbero i progetti di messa in sicurezza e a primavera 2015
l’approvazione del progetto esecutivo. Poi, dividendo il tracciato in 10 lotti
da circa 50 milioni di euro l’uno, a dicembre 2015, ovvero in sei mesi, si
riuscirebbe a espletare le gare e ad affidare i lavori, con la consegna per
dicembre 2017». Secondo i costruttori, in questa maniera si risolverebbero molti
problemi, dalla protesta degli ambientalisti fino alla questione dei
pedaggi.
«Quando
ci sono possibili contenziosi, flussi di traffico non sicuri e concessioni
lunghissime, tempi e contributi pubblici si dilatano incredibilmente. Se non ci
sono abbastanza risorse per fare veramente e rapidamente la Roma-Latina, usiamo
quei 468 milioni già stanziati per sistemare veramente e rapidamente il
tracciato di collegamento che già esiste, trasformando la Pontina in una
superstrada veloce, realizzando le complanari e eliminando tutti gli incroci a
raso – prosegue Pertucci –. I soldi basterebbero, e se si prendesse questa
decisione politica non ci vorrebbe molto per far cambiare la delibera al CIPE.
Oggi abbiamo un presidente del Consiglio che non ha timore di cambiare per il
bene del Paese, e per modificare una delibera CIPE con i tempi di Renzi ci
vorrebbe una settimana».
E
anche sul fronte romano la musica non cambia, anzi i costruttori romani sono per
l’annullamento del bando e troveranno, con ogni probabilità un terreno facile
visto che il progetto prevede l’ingresso a Roma senza alcuna infrastruttura di
supporto come, per esempio, un parcheggio di scambio intermodale.
«Non
abbiamo il potere di fermare la gara, ma sappiamo che questo accadrà – dice il
presidente dell’ACER-ANCE Roma, Edoardo Bianchi –. Anche a Roma al sindaco
Marino abbiamo chiesto certezza di tempi e regole: così correremmo il rischio
che anche qualche straniero venga a investire in Italia, altrimenti, senza
questo, non si riuscirà a fare niente. Siamo ancora in tempo per annullare il
bando e dare una risposta importantissima al territorio, alle categorie e ai
cittadini».
E sul
progetto c’è anche il dubbio circa la sostenibilità del project financing che è
tutta da verificare su opere come le autostrade e con le quali si potrebbe
verificare il caso di un “avvitamento” tariffario nel quale si innesca una
spirale senza fine dove ad aumenti del pedaggio, corrispondono minori utilizzi
da parte degli utenti dell’opera.
«Tra
le riserve delle imprese sul progetto preliminare, la costruzione di un nuovo
tracciato che prevede nella parte finale un ritorno su quello vecchio, e per
giunta a pagamento, i soldi pubblici da stanziare verranno quadruplicati e ci
vorranno vent’anni, e faccio una previsione ottimistica –afferma Davide Palazzo,
presidente di ANCE Latina –. Usando i soldi invece per la risistemazione, magari
con la realizzazione della terza corsia, se serve, da Castel Romano a Roma,
rimarrebbero forse addirittura anche alcune risorse per i Comuni delle province
di Roma e di Latina. Con il progetto attuale, invece, si rischiano
sub-subappalti al massimo ribasso: al territorio non resterà nulla e non ci sarà
nessun aumento dell’occupazione, se non di quella in nero. Un’opera che non
servirebbe a nulla, che resterebbe inutilizzata, e con un ritorno occupazionale
a zero».
Una
chiusura totale alle proposte dei costruttori arriva dal commissario
straordinario per il Corridoio Tirrenico – e già il fatto che su un’opera
infrastrutturale ci sia un commissario straordinario la dice lunga – l’ingegner
Vincenzo Pozzi che ha dichiarato: «I fondi pubblici sono comunque non
utilizzabili per altri scopi se non quello autostradale».
E la
politica sembra fare quadrato nel difendere l’opera. «L’autostrada Roma-Latina è
un’opera strategica per la viabilità pontina, servirà a far uscire dal suo
isolamento la città garantendo lo sviluppo del territorio, la sicurezza e allo
stesso tempo darà ossigeno alle imprese e all’occupazione», dice Stefano Pedica
del PD del Lazio, mentre un altro pezzo da 90 della politica regionale alza gli
scudi in difesa dell’autostrada. «Sono sconcertato nell’apprendere delle
dichiarazioni, e della posizione, assunta dai componenti dell’ANCE Lazio e di
Latina in merito alla realizzazione della Roma-Latina. Sono interdetto dalla
tempistica di questa opposizione alla messa in opera del progetto che arriva
proprio nel momento in cui, dopo oltre dieci anni di ostacoli burocratici,
tecnici e politici, siamo finalmente arrivati alla conclusione dell’iter –
afferma il coordinatore regionale di Forza Italia, Claudio Fazzone –. Il
progetto si inquadra nel processo di infrastrutturazione della Regione Lazio ed
in particolar modo della provincia di Latina che da sempre soffre di un
isolamento che non ha consentito alle aziende che operano sul territorio di
adeguarsi a standard di competitività nazionali proprio a causa
dell’impossibilità di essere collegata agli assi viari come l’autostrada del
Sole».
E un
poco stupita della presa di posizione dei costruttori è anche Legambiente che in
una nota afferma che: «Legambiente, dopo decenni di lotte contro la Roma-Latina,
un’autostrada da sempre considerata inutile e dannosa, trova un inaspettato
alleato – dice Roberto Scacchi, direttore Legambiente Lazio –. ANCE e ACER non
considerano più fondamentale la costruzione di tale opera sposando l’idea della
riqualificazione e messa in sicurezza dell’asse viario della
Pontina».
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