martedì 16 luglio 2013

Terracina: variante C2

COMUNICATO

L'ultimo consiglio comunale ha formalizzato con una sostanziale presa d'atto l'approvazione della variante C2 e quadrante nord ovest zona Calcatore.
Il tutto viene sbandierato come occasione di riscatto per l'economia terracinese in quanto concretamente si potrà edificare sulla zona che va pressappoco dalla Pagoda fino alla foce di Badino, e ancora su tutta quella del Calcatore.
Questa convinzione è molto diffusa tra politici, amministratori e cittadini.
Ma proviamo a riflettere su quello che è accaduto a Terracina negli ultimi trent'anni e verificare se quello che si intende fare sulla C2 e quadrante nord ovest va nella direzione di un miglioramento della vivibilità della città, apportatore di progresso economico.

Ormai mitica è divenuta la nottata di alcuni anni or sono, durante la quale furono firmate centinaia di licenze edilizie che diedero la stura alla folle corsa verso la costruzione di nuove case e che determinò lo stato urbano attuale.
Si scavò, si gettarono fondamenta per ville, villini, villette, palazzi, palazzoni, palazzetti, alberghi, chioschi. Ovunque.
Dove c'era un po' di spazio si picchettava e si costruiva. Tutti felici, tutti lavoravano: carpentieri, muratori, idraulici, elettricisti, imbianchini, manovali. L'edilizia produceva denaro in abbondanza e contribuiva a far girare tutta l'economia.

Non si può disconoscere che quella decisione abbia giovato a tanti. Nell’immediato alimentò l’economia e produsse benessere ma… di cui OGGI si paga il prezzo. Perché generò una urbanizzazione sconsiderata a discapito delle generazioni future.
Non ci si accorse che quello che si stava costruendo non era il benessere per tutti, ma degli investitori. A danno delle generazioni a venire.
Per dirla in modo diverso: si privilegiò il benessere privato a discapito del benessere pubblico.
Quando si innesca questo meccanismo, e Terracina lo mostra evidente nella zona a ridosso del lungomare, il futuro è irrimediabilmente perduto per una vivibilità cittadina moderna, proiettata verso il futuro.

E’ una trappola far balenare un immediato benessere economico, quale che sia il costo in termini di vivibilità urbana, e non domandarsi se non impedirà al futuro gli adeguamenti imposti dai tempi.
I turisti hanno percepito e percepiscono il disagio della città alle esigenze nuove di una città che voglia vivere di turismo e lo dimostrano.

Qualche esempio.
Uno: da molto tempo Terracina sta soffrendo l'aumento esponenziale del traffico e si sta cercando di trovare soluzioni per decongestionare alcune zone della città. Il più delle volte scovare queste soluzioni è pressoché impossibile perché non si hanno strade e percorsi alternativi.
Ci si è accorti che in passato si sono costruite file di case troppo vicine le une alle altre e le strade sono rimaste troppo strette. Per cui oggi sono impraticabili ed inadeguate per la predisposizione di una diversa rete di comunicazione. Molte vie sono rimaste addirittura senza uscita perché di punto in bianco si è deciso di erigere un palazzo proprio là dove si stava allungando una strada.

Due: da settembre a giugno, ogni mattina, migliaia di persone si spostano da una parte all'altra della città per raggiungere le scuole. Ci si ritrova tutti imbottigliati al ponte di Somma perché a nessuno è venuto in mente in passato che, se il Calcatore stava diventando una città nella città, molto probabilmente si dovevano costruire le scuole anche in quella zona, con la possibilità di andarci tranquillamente a piedi, senza trovarsi costretti e pressati di primo mattino nella corrente isterica del traffico, come accade oggi.
La cieca stupidità ha permesso di costruire un intero pezzo di città con tanti bei palazzi ma praticamente senza servizi. È come progettare un bell'appartamento senza il bagno.

Tre: se ci si ferma a chiacchierare con i turisti, dopo le scontate lamentele sulla mancata pulizia della città e del mare, essi sottolineano sempre il fatto che Terracina non ha un grande parco verde. È vero. Lo sa chi è abituato a viaggiare.
Dopo la visita ai monumenti della città, ci si vuole immettere in un luogo pubblico, dove gustare momenti di relax seduti su una panchina all'ombra degli alberi, tra vialetti e fontane.
Da noi purtroppo tutto questo non esiste. Si poteva rimediare destinando a parco tutta l'area compresa tra via Badino e la chiesa SS Cosma e Damiano così da creare, con la parte adiacente del parco dei gemellaggi, un grande polmone verde proprio all'entrata della città. Sarebbe stato il luogo di benvenuto, il nostro biglietto da visita per tutti i visitatori provenienti da nord. E invece, via con altro cemento. Un'altra occasione persa.

Quattro: le aree verdi sono utili ai bambini per giocare, correre e divertirsi all'aperto. Come si fa a non accorgersi che in molte parti della città i bambini giocano improvvisando piccoli campi di calcio anche in mezzo alla strada?
L'egoismo sfrenato, l'avidità e il solo pensiero di speculare coi mattoni ha fatto dimenticare anche i bisogni primari dei propri figli.

L'apoteosi della stupidità: tutte le città storiche europee si sono sviluppate lungo i fiumi. Per centinaia di anni hanno veicolato merci, persone ed idee.
Oggi, le cartoline più belle di queste città sono proprio gli scorci lungo i fiumi e lungo i canali.
A Terracina, quando ci si è accorti di aver costruito ovunque, senza lasciare lo spazio necessario neanche per le strade, allora si è deciso di recuperare coprendo con l'asfalto anche il fiume.

Si potrebbe proseguire all'infinito con altre domande: dove facciamo i parcheggi? Dove facciamo passare le piste ciclabili? Dove possiamo costruire un teatro? Si è deciso di fare un centro commerciale per svuotare definitivamente il centro storico alto e basso? E le giostre dove le mettiamo? E i camper dei turisti? Un polo dei trasporti veramente attrezzato? Gli uffici turistici? Nuovi uffici comunali per chi abita lontano dal centro? Non è giunto forse il tempo di predisporre un serio piano di riqualificazione del centro storico alto con programmi di incentivazione alla ristrutturazione degli edifici antichi? Lì c'è una fonte immensa di lavoro per le piccole imprese edili locali.
Orbene, di fronte a cotanta cecità, noi di Sinistra Ecologia e Libertà proviamo a fare una richiesta semplice all'Amministrazione: c'è qualcuno che abbia un minimo di visione tale da spiegarci cosa si intende fare sulla C2? Errare è umano, perseverare è diabolico, vogliamo ripetere gli errori fatti negli ultimi quaranta anni e costruirci una trappola più micidiale? Abbiamo qualche speranza o dobbiamo rassegnarci a rivedere pacchianerie urbanistiche da parte di famelici speculatori?
Se tutto ciò dovesse accadere non avremo lo sviluppo di Terracina, avremo solamente l'overdose definitiva per questa città.   

Il Coordinatore del Circolo di Sinistra Ecologia e Libertà
di Terracina

Giuseppe De Santis

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