COMUNICATO
L'ultimo consiglio comunale ha
formalizzato con una sostanziale presa d'atto l'approvazione della variante C2 e
quadrante nord ovest zona Calcatore.
Il tutto viene sbandierato come
occasione di riscatto per l'economia terracinese in quanto concretamente si
potrà edificare sulla zona che va pressappoco dalla Pagoda fino alla foce di
Badino, e ancora su tutta quella del Calcatore.
Questa convinzione è molto diffusa
tra politici, amministratori e cittadini.
Ma proviamo a riflettere su quello
che è accaduto a Terracina negli ultimi trent'anni e verificare se quello che si
intende fare sulla C2 e quadrante nord ovest va nella direzione di un
miglioramento della vivibilità della città, apportatore di progresso
economico.
Ormai mitica è divenuta la nottata di
alcuni anni or sono, durante la quale furono firmate centinaia di licenze
edilizie che diedero la stura alla folle corsa verso la costruzione di nuove
case e che determinò lo stato urbano attuale.
Si scavò, si gettarono fondamenta per
ville, villini, villette, palazzi, palazzoni, palazzetti, alberghi, chioschi.
Ovunque.
Dove c'era un po' di spazio si
picchettava e si costruiva. Tutti felici, tutti lavoravano: carpentieri,
muratori, idraulici, elettricisti, imbianchini, manovali. L'edilizia produceva
denaro in abbondanza e contribuiva a far girare tutta l'economia.
Non si può disconoscere che quella
decisione abbia giovato a tanti. Nell’immediato alimentò l’economia e produsse
benessere ma… di cui OGGI si paga il prezzo. Perché generò una urbanizzazione
sconsiderata a discapito delle generazioni future.
Non ci si accorse che quello che si
stava costruendo non era il benessere per tutti, ma degli investitori. A danno
delle generazioni a venire.
Per dirla in modo diverso: si
privilegiò il benessere privato a discapito del benessere pubblico.
Quando si innesca questo meccanismo,
e Terracina lo mostra evidente nella zona a ridosso del lungomare, il futuro è
irrimediabilmente perduto per una vivibilità cittadina moderna, proiettata verso
il futuro.
E’ una trappola far balenare un
immediato benessere economico, quale che sia il costo in termini di vivibilità
urbana, e non domandarsi se non impedirà al futuro gli adeguamenti imposti dai
tempi.
I turisti hanno percepito e
percepiscono il disagio della città alle esigenze nuove di una città che voglia
vivere di turismo e lo dimostrano.
Qualche esempio.
Uno: da molto tempo Terracina sta
soffrendo l'aumento esponenziale del traffico e si sta cercando di trovare
soluzioni per decongestionare alcune zone della città. Il più delle volte
scovare queste soluzioni è pressoché impossibile perché non si hanno strade e
percorsi alternativi.
Ci si è accorti che in passato si
sono costruite file di case troppo vicine le une alle altre e le strade sono
rimaste troppo strette. Per cui oggi sono impraticabili ed inadeguate per la
predisposizione di una diversa rete di comunicazione. Molte vie sono rimaste
addirittura senza uscita perché di punto in bianco si è deciso di erigere un
palazzo proprio là dove si stava allungando una strada.
Due: da settembre a giugno, ogni
mattina, migliaia di persone si spostano da una parte all'altra della città per
raggiungere le scuole. Ci si ritrova tutti imbottigliati al ponte di Somma
perché a nessuno è venuto in mente in passato che, se il Calcatore stava
diventando una città nella città, molto probabilmente si dovevano costruire le
scuole anche in quella zona, con la possibilità di andarci tranquillamente a
piedi, senza trovarsi costretti e pressati di primo mattino nella corrente
isterica del traffico, come accade oggi.
La cieca stupidità ha permesso di
costruire un intero pezzo di città con tanti bei palazzi ma praticamente senza
servizi. È come progettare un bell'appartamento senza il bagno.
Tre: se ci si ferma a chiacchierare
con i turisti, dopo le scontate lamentele sulla mancata pulizia della città e
del mare, essi sottolineano sempre il fatto che Terracina non ha un grande parco
verde. È vero. Lo sa chi è abituato a viaggiare.
Dopo la visita ai monumenti della
città, ci si vuole immettere in un luogo pubblico, dove gustare momenti di relax
seduti su una panchina all'ombra degli alberi, tra vialetti e fontane.
Da noi purtroppo tutto questo non
esiste. Si poteva rimediare destinando a parco tutta l'area compresa tra via
Badino e la chiesa SS Cosma e Damiano così da creare, con la parte adiacente del
parco dei gemellaggi, un grande polmone verde proprio all'entrata della città.
Sarebbe stato il luogo di benvenuto, il nostro biglietto da visita per tutti i
visitatori provenienti da nord. E invece, via con altro cemento. Un'altra
occasione persa.
Quattro: le aree verdi sono utili ai
bambini per giocare, correre e divertirsi all'aperto. Come si fa a non
accorgersi che in molte parti della città i bambini giocano improvvisando
piccoli campi di calcio anche in mezzo alla strada?
L'egoismo sfrenato, l'avidità e il
solo pensiero di speculare coi mattoni ha fatto dimenticare anche i bisogni
primari dei propri figli.
L'apoteosi della stupidità: tutte le
città storiche europee si sono sviluppate lungo i fiumi. Per centinaia di anni hanno
veicolato merci, persone ed idee.
Oggi, le cartoline più belle di
queste città sono proprio gli scorci lungo i fiumi e lungo i canali.
A Terracina, quando ci si è accorti
di aver costruito ovunque, senza lasciare lo spazio necessario neanche per le
strade, allora si è deciso di recuperare coprendo con l'asfalto anche il
fiume.
Si potrebbe proseguire all'infinito
con altre domande: dove facciamo i parcheggi? Dove facciamo passare le piste
ciclabili? Dove possiamo costruire un teatro? Si è deciso di fare un centro
commerciale per svuotare definitivamente il centro storico alto e basso? E le
giostre dove le mettiamo? E i camper dei turisti? Un polo dei trasporti
veramente attrezzato? Gli uffici turistici? Nuovi uffici comunali per chi abita
lontano dal centro? Non è giunto forse il tempo di predisporre un serio piano di
riqualificazione del centro storico alto con programmi di incentivazione alla
ristrutturazione degli edifici antichi? Lì c'è una fonte immensa di lavoro per
le piccole imprese edili locali.
Orbene, di fronte a cotanta cecità,
noi di Sinistra Ecologia e Libertà proviamo a fare una richiesta semplice
all'Amministrazione: c'è qualcuno che abbia un minimo di visione tale da
spiegarci cosa si intende fare sulla C2? Errare è umano, perseverare è
diabolico, vogliamo ripetere gli errori fatti negli ultimi quaranta anni e
costruirci una trappola più micidiale? Abbiamo qualche speranza o dobbiamo
rassegnarci a rivedere pacchianerie urbanistiche da parte di famelici
speculatori?
Se tutto ciò dovesse accadere non
avremo lo sviluppo di Terracina, avremo solamente l'overdose definitiva per
questa città.
Il Coordinatore
del Circolo di Sinistra Ecologia e Libertà
di
Terracina
Giuseppe De
Santis
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