Italia secondo paese al mondo per longevità ma solo 30° per felicità
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Tra le pieghe dell'ultimo rapporto "Better Life Index" dell'Ocse(il nuovo indice per misurare il benessere dei singoli Stati) ci sono un paio di dati che fanno riflettere. Il "Better Life", introdotto due anni fa, si basa su 11 gruppi di parametri, che comprendono tra gli altri la grandezza dell'abitazione, il reddito, le relazioni sociali, ambiente, la sanità e la sicurezza.
Il primo dato che salta all'occhio è questo: l'Italia, assieme al Giappone, è il secondo paese per aspettativa di vita dopo la Svizzera: 83 anni, contro una media Ocse di 80. In teoria, il fatto di vivere a lungo dovrebbe rendere più felici. Non a caso la Confederazione elevetica, prima per longevità, è prima anche nella classifica sulla "life satisfaction", ossia la valutazione da parte dei cittadini del proprio livello di soddisfazione.
L'Italia invece, nella classifica della soddisfazione dei suoi abitanti, è agli ultimi posti tra i Paesi Ocse: in 30esima posizione, dopo Messico, Cile, Spagna, Slovenia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca e Polonia. Precediamo la Federazione Russa, che pure avrebbe le sue ragioni per essere poco felice: è nel gruppo di coda per diversi parametri come la sicurezza, le entrate economiche e il livello di democrazia; e si ritrova addirittura ultima sulla salute.
Al contrario l'Italia sugli altri indicatori, come il denaro (che pure non dà la felicità), non è in condizioni così disastrose: le entrate medie nette per famiglia sono superiori alla media Ocse, e nel gruppo di parametri su redditi e ricchezza delle famiglie figuriamo nella posizione numero 12 (su 36). Eppure alla domanda "quanto sei felice" sprofondiamo verso il basso.
Mentre il Messico, che pure è agli ultimi posti in quasi tutti gli indicatori del "Better Life Index 2013" (in particolare sicurezza, scuola, redditi, sicurezza del lavoro e senso di comunità), si piazza solo al decimo nella speciale classifica sulla soddisfazione. Per quanto sia catastrofico il loro sistema scolastico, forse i messicani sembrano aver studiato alla lettera Oscar Wilde: la felicità non è avere quello che si desidera, ma avere quello che si ha.
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