Bankitalia: "Gli effetti della crisi?
I furti sono aumentati del 6%"
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Furti, un ladro in azione (Ravaglia)
Roma, 13 luglio 2013 - In tempi di
crisi economica si moltiplicano gli allarmi, su vari fronti. E così,
mentre i debiti della Pubblica amministrazione secondo la Cgia di Mestre hanno fatto chiudere 15mila imprese, e mentre i saldi estivi non decollano perché la gente fa fatica a riempire il carrello della spesa, Bankitalia segnala un preoccupante aumento di furti.
Il legame tra crisi e criminalità è meno evidente nelle quattro regioni maggiormente caratterizzate da una presenza piu’ radicata della criminalità organizzata (Campania, Calabria, Puglia, Sicilia). Tale risultato, spiega la banca d’Italia, “potrebbe indicare che, in queste zone, la criminalità organizzata detenga il ‘monopolio’ dell’attività illegale, per cui risulterebbe difficoltoso per un individuo improvvisare un’attività criminosa a seguito delle sopravvenute difficoltà economiche, rispetto ad altre parti del Paese dove il controllo del territorio è meno capillare”.
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Il dato emerge dallo studio pubblicato sul sito della Banca
d’Italia, ‘L’impatto della crisi economica sulle attività criminali’ e
segnala una "diffusa preoccupazione circa la possibilità che la crisi
economica stia determinando una crescita delle attività criminali nel nostro Paese”.
I risultati mostrano che la "crisi economica ha effettivamente avuto un
impatto significativo su alcune tipologie specifiche di attività
criminose, quali i reati che non richiedono particolari abilità
criminali, come i furti. Le stime indicano che una riduzione dell’attività economica del 10% a livello locale causerebbe un aumento dei furti pari a circa il 6%”.
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L’impatto della crisi “su altre categorie di reati per cui appaiono necessarie maggiori competenze criminali, come ad esempio le rapine, è invece negativo”.
Non vi sarebbe, inoltre, afferma lo studio alcun legame tra l’andamento
dell’attività economica e la diffusione di alcuni reati di tipo non
strettamente economico, quali gli omicidi, i crimini violenti e i crimini di natura sessuale.Il legame tra crisi e criminalità è meno evidente nelle quattro regioni maggiormente caratterizzate da una presenza piu’ radicata della criminalità organizzata (Campania, Calabria, Puglia, Sicilia). Tale risultato, spiega la banca d’Italia, “potrebbe indicare che, in queste zone, la criminalità organizzata detenga il ‘monopolio’ dell’attività illegale, per cui risulterebbe difficoltoso per un individuo improvvisare un’attività criminosa a seguito delle sopravvenute difficoltà economiche, rispetto ad altre parti del Paese dove il controllo del territorio è meno capillare”.
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