sabato 22 giugno 2013

NELLE MANI DELLE ECOMAFIE. LATINA AL NONO POSTO IN ITALIA PER I REATI AMBIENTALI

NELLE MANI DELLE ECOMAFIE. LATINA AL NONO POSTO IN ITALIA PER I REATI AMBIENTALI
di Tonj Ortoleva
Nella triste classifica dei reati ambientali, Latina ha pochi rivali: nono posto in Italia, con 744 infrazioni accertate nel 2012 pari al 2,20% sul totale nazionale. E, bisogna sottolinearlo, la classifica viene stilata sui dati ufficiali. È scontato che la situazione sia ben peggiore.
La graduatoria è stata presentata ieri, come ogni anno, da Legambiente. Una indagine nazionale, di cui presentiamo i dati scorporati della Regione Lazio. Lo spaccato che emerge è desolante. La provincia pontina, per l’ennesima volta, risulta essere una delle più «infiltrate» nei settori dei rifiuti e dell’edilizia in particolare.
Nel corso del 2012, nel Lazio sono state accertate 2.800 infrazioni, che rappresentano l'8,2% del totale nazionale, ossia 7,7 illegalità al giorno, con un aumento di 463 infrazioni accertate rispetto al 2011 (quando erano 2.463), ossia una infrazione in più al giorno. Aumentano le persone denunciate che passano a 2.045 (rispetto alle 1.982 dell’anno precedente) mentre calano seppure di poco le persone arrestate che sono 6 nel 2012 (rispetto ai 10 dello scorso anno). Una flessione si ha poi anche per quanto riguarda i sequestri effettuati che arrivano a 518. Preoccupa il balzo in avanti fatto dalla provincia di Roma per numero assoluto di infrazioni, con 787 illegalità in più rispetto all'anno precedente, così come l'escalation del reatino in tema di reati nel ciclo dei rifiuti. Questa è la fotografia che emerge dal Rapporto Ecomafie 2013 di Legambiente, che vede il Lazio piazzarsi stabile in quinta posizione nel Paese per numero assoluto di illegalità ambientali, appena sotto al podio dopo le regioni a tradizionale presenza mafiosa nella triste classifica nazionale delle ecomafie, elaborata sulla base dei dati delle forze dell’ordine. In Italia sono nel complesso 34.120 i reati, 28.132 le persone denunciate, 161 le ordinanze di custodia cautelare, 8.286 i sequestri, per un giro di affari di 16,7 miliardi di euro gestito da 302 clan e il 45,7% dei reati concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Sicilia, Calabria e Puglia).
Nel ciclo dei rifiuti nel 2012 il Lazio scende all'ottavo posto della classifica nazionale per questi reati. Il numero delle infrazioni passa dalle 326 registrate lo scorso anno a 277, il 5,5% del totale nazionale. Aumentano i sequestri effettuati passando dai 163 del 2011 ai 175 di quest’anno e si registrano 4 arresti, a differenza del 2011 in cui non ve ne erano stati. Diminuisce poi, il numero delle persone denunciate che passano dalle 354 dello scorso anno alle 224 del 2011.
La Relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (XVI legislatura), approvata il 2 marzo 2011, a proposito delle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’intera filiera della gestione dei rifiuti scrive: «Il Lazio si presenta come una regione particolarmente interessata a questo tipo di illegalità, sia per la presenza di ampie porzioni di territorio morfologicamente adatte alla discarica e all’occultamento illecito dei rifiuti e sia per la vicinanza con quelle aree della provincia di Caserta ad alto rischio ambientale, dove in passato e ancora oggi nell’attualità sono state individuate presenze criminali nel settore». Come si vede, i numeri dell’indagine di Legambiente non fanno altro che confermare questa tesi. Una situazione esplosiva, quindi, a cui hanno certamente contribuito le pessime scelte – o meglio, le non scelte – sul fronte dell’adozione di un sistema moderno ed efficiente nel campo dei rifiuti, improntato principalmente alla riduzione, al riutilizzo e al riciclo, come ci chiede d’altronde l’Unione Europea.
Nel ciclo del cemento, il Lazio rimane stabile ad un preoccupante quinto posto subito dopo le tradizionali regioni ad insediamento mafioso, con 519 infrazioni accertate ovvero 1,4 illeciti al giorno, 1 arresto, 165 sequestri, 571 persone denunciate. Con questi numeri la nostra regione incide sul totale nazionale dei reati edificatori con l'8,2%.
«Il Lazio, e in particolar modo Roma, già da tempo sono stati scelti dalle organizzazioni criminali mafiose per costituirvi articolazioni logistiche per il riciclaggio di capitali illecitamente accumulati e per l’investimento in attività imprenditoriali». È da qui che si deve partire, secondo la Relazione 2012 della Procura nazionale antimafia, se si vuole comprendere il ruolo delle organizzazioni criminali nel ciclo del cemento. «L’azione di contrasto che è stata svolta anche nell’ultimo anno – ricorda il consigliere Diana De Martino, che ha curato la sintesi relativa al Lazio – è risultata efficace e importante, ma nello stesso tempo ha evidenziato quanto il fenomeno sia radicato». Altro che semplici infiltrazioni.
LEGAMBIENTE: DATI PREOCCUPANTI

«Preoccupa l'aumento del numero complessivo dei reati ambientali accertati nel corso del 2012, causato dal balzo in avanti che il Lazio ha fatto per le illegalità in campo faunistico, degli incendi e dell'arte rubata», ha dichiarato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio. «È necessario e fondamentale che le istituzioni intervengano per stroncare la zona grigia di commistione fra criminalità e pezzi del tessuto economico, per lanciare un green new deal nella nostra regione. In questo senso, auspichiamo che il nuovo governo della Regione intervenga anche con leggi che siano in grado di fare chiarezza su molti temi ed inaugurare una nuova gestione del territorio, a partire dal piano rifiuti, dalla legge urbanistica e dalla riforma della normativa sui parchi. Bisogna però anche agire di più sul piano della prevenzione, sull'educazione alla legalità. In questo senso è fondamentale che la stessa Regione Lazio rilanci le attività dell'Osservatorio Ambiente e Legalità che proprio Legambiente Lazio gestisce da anni, per dare anche la possibilità ai cittadini di segnalare direttamente tutto ciò che sembra fuori dalle norme, e che riunisca finalmente la Consulta regionale Ambiente e Legalità con Forze dell'Ordine, Procure e parti sociali. Contemporaneamente l'escalation di infrazioni su Roma desta un serio allarme, sul quale la nuova Giunta comunale deve accendere un faro».

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