SCACCO
AL BOSS DEI RIFIUTI. IERI L’ANTIMAFIA HA CONFISCATO LA VILLA DI SPERLONGA
ALL’AVVOCATO CHIANESE
di
Giovanni Stravato
All’alba
di ieri gli agenti della DIA di Napoli hanno eseguito un decreto di confisca di
beni a carico dell’avvocato Cipriano Chianese, sessantaduenne di Parete, nel
casertano, imprenditore nel settore rifiuti di casa a Sperlonga, dove d’estate
faceva la bella vita in piazzetta o al porto. Il professionista campano, già ai
domiciliare, è imputato in diversi procedimenti per reati che vanno
dall’associazione di stampo camorristico all’illecito smaltimento di
rifiuti.
Ai
beni fino ad oggi sottratti a Chianese ora si aggiungono la villa di Sperlonga,
intestata alla moglie (fittiziamente secondo i magistrati antimafia), e diverse
auto di lusso formalmente di proprietà del genero. Al sessantaduenne è stata
inflitta anche la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale
per un anno e sei mesi. La confisca dei beni di Chianese effettuata ieri
costituisce la coda dei provvedimenti emessi nel dicembre 2006 e nel marzo 2008
dalla magistratura. In quella circostanza furono confiscati quote e beni
strumentali della Resit s.r.l., con sedi a Caserta, Gricignano, Parete e
Giugliano, della Griciplast s.r.l., anch’essa con sede a Caserta. Sotto chiave
anche un complesso alberghiero a Formia (l’ex Marina di Castellone), terreni e
fabbricati a Sperlonga, Roma, Caserta, Parete, Casagiove. I due provvedimenti
hanno interessato anche depositi e titoli per milioni di euro presso diverse
filiali bancarie della Campania.
Imprenditore
«rampante» nel settore dello smaltimento dei rifiuti, nel marzo 1993 Chianese è
stato colpito, insieme ad altre 20 persone, da un’ordinanza di custodia
cautelare per traffico illecito di rifiuti nel casertano realizzato sotto
l’egida dal clan dei casalesi. Nel processo che ne è scaturito il Tribunale di
Napoli ha assolto Chianese, giudicato con rito abbreviato, e diversi altri
indagati. A dicembre del 2005 Chianese è stato colpito da ordinanza di custodia
cautelare in carcere e da provvedimenti di sequestro dei beni, poiché indagato
per concorso esterno in associazione mafiosa. Si trattava dell’operazione
«Green» della DIA, partita dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di
giustizia, le informazioni dei quali «consentivano di delineare – scrive
l’Antimafia – l’esistenza di un lucroso traffico illecito di rifiuti e relativo
smaltimento». Un «sistema» in cui Chianese, sia nella veste di imprenditore,
quando agiva da intermediario, depositario e smaltitore dei rifiuti
illecitamente conferiti, sia in quella di collaboratore del clan dei casalesi,
aveva un ruolo centrale. Un’attività che consentiva all’avvocato campano un
menage da magnate.
VITA
DA RE
Chianese
non passava inosservato a Sperlonga. In piazzetta o al chiosco del porto
sfoggiava Rolex e vistosi bracciali in oro, in compagnia di amici per lo più
campani. In paese aveva poche frequentazioni: arrivava saltuariamente durante il
week end, anche se era proprietario di due ville lussuose. Una situata sulla
spiaggia della Grotta di Tiberio, circondata da maestosi pini secolari; l'altra
nel centro storico, nella zona Campo delle Monache, con una grande piscina.
L'avvocato possedeva anche uno yacht che era ormeggiato nel porto di Gaeta e
durante i fine settimana attraccava a Sperlonga dove trascorreva le giornate con
famigliari e amici. Vita da boss.
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