CAFFÉ:
UN AIUTO NATURALE CONTRO CANCRO E MALATTIE CARDIOVASCOLARI
di
Claudio Schirru
Il
caffé come aiuto per mantenere una buona salute fisica. Berne tre o quattro
tazzine al giorno garantirebbe un’efficace protezione da patologie degenerative
o croniche come alcune forme tumorali, le malattie cardiovascolari e l’ictus. A
raccogliere in un libro i benefici di questa bevanda per le persone sane gli
esperti dell’IRCCS (Istituto di Ricerche Farmacologiche) Mario Negri di Milano,
a cui hanno assegnato il titolo “Caffé e Salute”.
Caffé
che sarebbe un rimedio naturale, nelle giuste dosi quindi senza esagerare, in
grado di contribuire alla prevenzione tumori alla gola e alla laringite,
malattie cardiovascolari e persino patologie degenerative e croniche del
cervello. Merito della caffeina, come spiega la Dr. Alessandra Tavani, capo del
Laboratorio di Epidemiologia delle Malattie Croniche al Mario Negri: “Bisogna
non fare confusione tra effetti della caffeina e del caffé. La caffeina della
tazzina di caffé è ritenuta responsabile della diminuzione del senso di fatica,
dell’aumento della vigilanza e dell’aumento della motilità intestinale. Inoltre
la caffeina a dosi appropriate potenzia gli effetti antidolorifici
dell’aspirina, aumentandone la biodisponibilità. Altri componenti del caffé (fra
cui i polifenoli) potrebbero avere effetti favorevoli prevenendo l’insorgenza di
malattie cardiovascolari, della cirrosi epatica e di svariate forme di tumore:
cavo orale, faringe, fegato, endometrio e pare anche colon-retto”.
Dati
molto recenti mostrano che il caffé sembra essere associato a una diminuzione di
mortalità totale, anche se i risultati vanno confermati. In sostanza, consumando
tre o quattro tazzine di caffé, l’individuo sano può godere del piacere di bere
un buon caffé senza temere per la propria salute.
Attenzione
però viene comunque raccomandata per via del potenziale danno causato
nell’eventualità di sensibilità alla caffeina. La stessa Tavani sottolinea come
la specifica capacità di metabolizzare la sostanza muti in maniera radicale il
contributo che il caffé potrebbe portare all’organismo. Particolare attenzione
va prestata anche in caso di assunzione di farmaci: “Il sistema responsabile del
metabolismo e dell’eliminazione della caffeina nell’uomo può essere presente
nelle persone in due diverse varianti: una elimina la caffeina velocemente,
l’altra la elimina lentamente. Naturalmente chi elimina la caffeina lentamente
risente di più e più a lungo dei suoi effetti: è il caso di chi sostiene di non
dormire se prende il caffé dopo le 17 o di chi riporta altri effetti forti (come
la tachicardia). È bene che chi non tollera la caffeina si astenga dal consumo
di caffé oppure utilizzi il decaffeinato che ne contiene quantità
trascurabili”.
Dal
punto di vista teorico ci sono numerose interazioni della caffeina con diversi
medicinali, soprattutto quelli attivi sul sistema nervoso centrale, ma per la
maggior parte dei farmaci non ci sono evidenze di rilevanza clinica. Eccetto per
consumi molto alti di caffé (oltre quattro tazzine al giorno), che sono
sconsigliabili in ogni caso. L’unica sostanza per la quale il caffé è
sicuramente pericoloso è l’efedra (e i suoi derivati, efedrina e
pseudo-efedrina, usata in medicina per la cura dell’asma e di alcune malattie
cardiovascolari, o in oculistica per provocare la dilatazione della pupilla.
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