Sfiducia al sindaco Procaccini, “un atto politico inevitabile”
“Vissuta sul pathos e sul filo dell’isterismo singolo e collettivo, il solo latin motive della conferenza stampa che ieri pomeriggio il sindaco, – commenta così l’esponente di Fratelli d’Italia, Gina Cetrone – sfiduciato da tre consiglieri del suo partito, ha tenuto nell’aula del consiglio comunale.
Al grido di battaglia: abbasso il “Fondano” e tutti i suoi fedeli accoliti di Terracina e dell’intera provincia di Latina, si è consumata l’ultima farsa politica di un sindaco e una serie di giunte comunali che si sono succedute nel corso degli ultimi quattro anni nella gestione delle vicende pubbliche di Terracina.
Si è gridato allo scandalo e in alcuni momenti topici sono stati posti sul patibolo del ludibrio i consiglieri comunali firmatari dell’atto di sfiducia che avrebbero avuto la sfrontatezza, “per pochi denari”, di essersi venduti al nemico non indigeno. Bene: nel teatrino della bassa politica ci può stare tutto e il suo contrario, ma la verità storica non si può confondere con pretestuosi gridi di battaglia e alla vendetta (politica) prossima.
Ieri i primi attori della conferenza non hanno volutamente inquadrato il perché si è giunti alla sfiducia del sindaco. La mia convinzione è quella cheTerracina nulla c’entri con la questione del rinnovo della rappresentanza nella gestione di Acqualatina, anche se si tenterà in campagna elettorale di spostare il tema proprio su questo evento, che dovrebbe realizzarsi il 14 di questo mese. Una vicenda puramente politica.
La realtà vera è che il sindaco Procaccini fu indicato e fortemente sostenuto per concorrere alla carica di primo cittadino di Terracina proprio dall’oggi reietto “Fondano” e aggiungo anche dall’ex presidente della Provincia di Latina, mentre non si faceva alcuno scrupolo nell’accettare tale invito e sostegno.
Come è altrettanto vero che il “Fondano” e l’ex presidente si sono spesi in prima persona per raccogliere i voti necessari per condurre alla vittoria Procaccini e l’alleanza elettorale che si era costituita intorno alla sua persona. Come è altrettanto vero che Procaccini correva sotto la bandiera del Popolo della Libertà e una volta eletto, per mero calcolo di bottega (Meloni e company docet) è passato armi e bagagli con Fratelli d’Italia, commettendo un errore politico incancellabile.
Come è altrettanto vero, che il maggiore azionista in fatto di consiglieri del PDL eletti in consiglio e, successivamente entrati in Forza Italia, non ha saputo condizionare positivamente il sindaco nell’evitare la sua transumanza in Fratelli d’Italia, facendo poi largo in maggioranza allo sfidante Sciscione e ai suoi consiglieri comunali.
Non conosco, dall’interno, quali possano essere state le ragioni di tali comportamenti di contrasto tra il sindaco e la pattuglia dei fuoriusciti di Forza Italia e poco m’interessa: il dato politico rimane quello di un’incapacità di dialogare per trovare soluzioni e ragioni comuni per proseguire una consiliatura difficile anche per un dissesto finanziario milionario.
Questa in breve la verità storica degli accadimenti, sorvolando sul tentato accordo del sindaco con il PD, sui tornelli sempre aperti per le entrate e le uscite di assessori più o meno civici ma facilmente riconducibili, con delegati nominati e fatti poi dimettere in meno di 12 ore. Su tutto questo si concatenava giorno dopo giorno una gestione burocratica del comune da sottosviluppati, con atti inconcludenti e dannosi per l’esangue bilancio e l’immagine di una amministrazione che si era dichiarata alla vigilia pronta alla “Rivoluzione dolce”.
Quindi, perché far rimane in piedi una simile amministrazione? Il falso richiamo al tradimento dei tre consiglieri di Fratelli d’Italia. Il sindaco ha più volte rimarcato lo scandalo sul presunto e prezzolato tradimento di Scirocchi, Di Mario e Azzola, pensando addirittura di ricorrere con un esposto a Procura e Anac.
Atto che ritiene capace di stabilire anche il quantum del prezzo eventualmente versato (da chi?) per il tradimento della causa procacciniana. Se tradimento c’è stato, non è certamente da un assessore (Azzola) tagliato fuori per far posto alla logica spartitoria che ha dato la stura all’ingresso di Sciscione e company in giunta, o dal pensionato Scirocchi che credeva di poter determinare qualche beneficio per alcuni cari amici e che invece è stato trattato coma una vecchia pezza da piede.
Non parlo di Di Mario perché non conosco bene il suo percorso, che gli ha permesso in ogni modo di militare (parola grossa) in diversi partiti fino a giungere in Fratelli d’Italia.
Dissenso nato per la supponenza con cui sono stati trattati nel corso del tempo da sindaco e referenti politici, utilizzati solo per alzare la mano nel momento del bisogno e poi bistrattati per logiche che con la politica nulla hanno a che fare.
Termino questo breve intervento con una preoccupazione: la fine traumatica di un’amministrazione che deve tutelare gli interessi della collettività non è mai auspicabile, anche alla presenza di motivazioni politiche forti.
Ma tant’è il passo è stato fatto ed ora c’è bisogno di ritrovare un minimo di serenità per ricondurre il dibattito pre elettorale e successivamente elettorale all’interno della logica che veda il Cittadino sopra ogni interesse di parte. Perché se così non fosse al danno si aggiungerebbe anche la beffa per una città che non merita ulteriori affronti”.
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