Sacerdozio per le donne, papa Francesco istituirà una commissione sul diaconato femminile: "E' una possibilità"
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Papa Francesco apre alle sacerdotesse e ha annunciato che istituirà una Commissione di studio sul diaconato femminile nella Chiesa primitiva ritenendo che le donne diacone sono "una possibilità per oggi".
L'annuncio giunge a pochi giorni dalla 69ma assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, che si apre lunedì 16 maggio in Vaticano e avrà come tema principale la formazione permanente del clero cattolico. Se all'annuncio seguirà una decisione, per la prima volta in questo millennio si riaprirà questa prospettiva che era considerata definitivamente chiusa da una decisione ministeriale di Giovanni Paolo II.
Il diaconato, infatti, è il primo grado dell'ordine sacro, seguito dal sacerdozio e dall'episcopato. I diaconi possono amministrare alcuni sacramenti tra i quali il battesimo e il matrimonio e in alcuni paesi ci sono intere regioni nelle quali sostituiscono ormai i sacerdoti nella guida delle comunità parrocchiali.
L'apertura prefigurata da Francesco avvicinerebbe la Chiesa Cattolica a quella anglicana dove ci sono donne preti e vescovi. Al Sinodo si era parlato di questo "tema audace" con l'intervento del reverendo Jeremias Schroder, arciabate presidente della Congregazione benedettina di Sant'Ottiliain.
"Sul diaconato femminile la Chiesa non ha detto no", aveva spiegato già nel 1994 il cardinale Carlo Maria Martini, commentando lo stop di Giovanni Paolo II alle donne prete: una dichiarazione solenne, ad un passo dai crismi dell'infallibilità pontificia ed alla quale Papa Francesco ha detto più volte di volersi attenere.
Malgrado quel "no", per il porporato c'erano però ancora "spazi aperti", perché il discorso sul ruolo della donna avrebbe potuto continuare a partire dal diaconato, "che il documento non menziona, quindi non esclude". Questo perchè, avvertiva il cardinale, occorre evitare che l' ecumenismo si blocchi proprio sul tema delle donne. Il diaconato è il primo grado di consacrazione "ufficiale" che precede l' ammissione al sacerdozio e nelle prime comunità cristiane era aperto anche alle donne. Per Martini, dunque, non sarebbe stato male riaprire anche alle donne, pur ammettendo che sul sacerdozio femminile "il documento papale è decisivo, non ammette replica, nè riformabilità".
"Tuttavia credo che il vero compito di fronte a questa lettera - aveva osservato il cardinale - non è l' esegesi puntigliosa dal punto di vista dogmatico, ma è vedere come, con questa lettera e malgrado le difficoltà che potrà suscitare, è ancora possibile sia un cammino di dialogo ecumenico, sia soprattutto un cammino in cui mostrare presenza e missione della donna a tutto campo. Rispetto a un documento di questo tipo, che sembra chiudere una via, come già altri in passato, mentre in realtà hanno favorito un ripensamento teologico e pratico che ha fatto superare certi scogli e ha fatto comprender meglio la natura e la forza della presenza della donna nella Chiesa, io penso che uno spazio rimanga aperto".
"Mi pare che papa Francesco abbia detto una cosa molto importante e cioè che tutte le situazioni di impedimento relative alle donne nella Chiesa, anche quelle di predicare, sono sottoposte a leggi canoniche e dunque non eterne e immutabili".
Lo afferma all'Ansa, Lucetta Scaraffia storica, giornalista e coordinatrice del mensile Donne Chiesa mondo dell'Osservatore romano, il quotidiano della Santa Sede, che proprio recentemente è stato ampliato e rinnovato graficamente. "Anche quella del diaconato - spiega Scaraffia - è una legge canonica che come tale può cambiare, certo, c'è da lavorare ma c'è da dire che quando si tratta di donne questo Papa butta il cuore oltre l'ostacolo perché cerca di riequilibrare una curia che resiste".
"La cosa più importante dell'apertura di oggi - osserva Scaraffia - sono proprio le donne, cioè il fatto che le suore hanno posto al Papa domande che non avevano mai posto prima e che fanno capire che non ne possono più di questa situazione di emarginazione". "Tuttavia - prosegue - finché loro accettano questa condizione, dall'altra parte il clero maschile se ne sta tranquillo". "Ecco perché - suggerisce la storica - guardando anche a domande simili, cominciamo a dire che le donne hanno detto basta e il Papa ha detto avete ragione. Sta molto anche alle donne, se nessuno dei due non si muoveva, non cambiava nulla".
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