"Rubare per fame non è reato", lo ha stabilito la Cassazione
"Rubare per fame non è reato". Lo ha stabilito una sentenza della Cassazione - che costituirà precedente - annullando la condanna per furto inflitta dalla Corte d'Appello di Genova ad uno straniero senza fissa dimora, Roman Ostriakov, che aveva preso dagli scaffali di un supermercato dei wurstel e del formaggio, merce per un valore di 4 euro, li aveva nascosti in tasca e alla cassa aveva pagato solo un pacco di grissini. Scoperto, era stato denunciato e mandato a processo venendo giudicato e condannato in due gradi di giudizio, Tribunale e Appello. Secondo la Cassazione invece non è punibile chi, spinto dal bisogno, ruba piccole quantità di cibo - come nel caso in questione - per far fronte "all'imprescindibile esigenza di alimentarsi". Come doveva essere accaduto per quel giovane clochard, peraltro non nuovo ad episodi del genere. Comunque non è stato lui a far ricorso in Cassazione ma il procuratore generale presso la Corte d'appello di Genova che chiedeva che il clochard fosse condannato non per "furto lieve", come era in effetti avvenuto con due severe sentenze, ma per "tentato furto". Ora la Cassazione ribaltato tutto: quello compiuto dall'homeless è stato sì un "furto consumato" e non un tentato furto" ma - hanno deciso i supremi giudici - "la condizione dell'imputato e le circostanze in cui è avvenuto l'impossessamento della merce dimostrano che egli si impossessò di quel poco cibo per far fronte ad una immediata e imprescindibile esigenza di alimentarsi, agendo quindi in stato di necessità". Così è stata annullata senza rinvio la sentenza di condanna inflitta in appello il 12 febbraio del 2015 al giovane senza fissa dimora "perchè il fatto non costituisce reato".
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