M5s, l'ideologo Paolo Becchi lascia: "Anche Grillo è diventato un ologramma"
La sua è una bocciatura in piena regola: "Ho cancellato l'iscrizione"
Paolo Becchi, a lungo considerato "l'ideologo" del Movimento 5 stelle, ha abbandonato la creatura di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Il docente di filosofia del diritto dell'università di Genova, in realtà, già in passato era stato costretto a prendere le distanze dal M5S, in occasione di alcune sue dichiarazioni sopra le righe. Ma stavolta la sua è una bocciatura in piena regola, esternata in una lunga intervista a Formiche.net. "Il 31 dicembre - ha spiegato - ho cancellato la mia iscrizione al Movimento al quale avevo aderito con grande convinzione e entusiamo; l`ho fatto perché non corrisponde più a quella speranza dell`inizio. Non sono nella testa di Beppe, e non so se questo suo progressivo farsi da parte sia sintomatico di un po` di delusione anche da parte sua, ma è sempre più politicamente assente. Forse era inevitabile che il Movimento si istituzionalizzasse, ma il sogno è finito".
Una istituzionalizzazione il cui prossimo passo "sarà quello sulle unioni civili. Sulla votazione del ddl Cirinnà - prevede l'accademico genovese - ci sarà l`accordo tra Renzi e l`M5S, il quale finisce così a fare nuovamente da stampella al governo, quando invece sarebbe andato incontro a grosse difficoltà". Secondo Becchi "il Movimento si sta trasformando in un partito ibrido, nel quale si cerca di fare convivere diversi aspetti.Prendiamo le elezioni amministrative: dove si può vincere ma si ha paura di farlo e magari non lo si vuole proprio, come a Roma, si sceglie di seguire l`intero e impegnativo percorso democratico per la selezione delle candidature con non so quanti passaggi in rete, facendo mostra di questo dispiegamento di energie per la democrazia diretta. Dove invece si vuole lottare per vincere davvero, il candidato e la lista vengono blindati e imposti dall`alto come accaduto con Massimo Bugani a Bologna".
Un'analisi impietosa, quella di Paolo Becchi, alla quale non sfugge nemmeno l'intesa parlamentare sull'elezione dei giudici costituzionali: "Lì si è capito - osserva - come il patto del Nazareno tra Pd e Fi sia finito del tutto e ne sia nato un altro tra Pd e M5S, tenuto segretissimo tanto che chi ne parla viene ricoperto di insulti in rete, ma questa è la sostanza. Basta andarsi a leggere cosa ha scritto il blog di Grillo nel giro di due settimane: prima si critica il costituzionalista del Pd Augusto Barbera ricordando alcuni scandali concorsuali nei quali è spuntato il suo nome, poi si sposta l`attenzione sull`avversione al berlusconiano Francesco Paolo Sisto e infine si dice di aspettare le proposte di Renzi avanzando la candidatura di Franco Modugno e votando Barbera in accordo con Renzi. Tutto ciò per il sistema dei partiti è perfettamente normale, rientra nella loro logica, ma non per un Movimento che si dichiarava anti-sistema".
A giudizio di Becchi ora "si apre però il problema del garante; Grillo ha detto che è 'un po` stanchino', ma che sarebbe rimasto il garante delle regole. Peccato però che qui non venga rispettata nessuna regola, come sull`espulsione della senatrice Serenella Fucksia: indubbiamente c`erano motivazioni valide e l`obiettivo sarebbe stato raggiunto ugualmente, ma non c`è stata nessuna assemblea dei parlamentari con voto poi ratificato dalla rete. Ormai regna l`arbitrio, al posto del rispetto delle regole. Si critica chi non rispetta le regole e ci si comporta allo stesso modo".
Nessun commento:
Posta un commento