Vitalizi parlamentari, Boeri: "Con il contributivo risparmi per 760 milioni in dieci anni"
Il presidente dell'Inps: "Sistema insostenibile.
Applicando le regole in vigore in vigore per tutti gli altri lavoratori
italiani si ridurrebbero del 40%". Replica Montecitorio: "Vitalizi
gravano sul Parlamento, non sull'Inps"
Roma, 5 maggio 2016 - I vitalizi dei parlamentari
"sono quasi il doppio di quanto sarebbe giustificato alla luce dei
contributi versati" e il loro sistema "è insostenbile". Lo ha detto il presidente dell'Inps, Tito Boeri, in un'audizione in commissione Affari Costituzionali della Camera. Dai dati risulta che sono circa 2.600 vitalizi in pagamento
per cariche elettive alla Camera o al Senato per una spesa di circa 193
milioni nel 2016. "Applicando le regole del sistema contributivo oggi
in vigore per tutti gli altri lavoratori italiani all'intera carriera
contributiva dei parlamentari - ha osservato Boeri - la spesa per
vitalizi si ridurrebbe del 40% scendendo a 118 milioni, con un risparmio, dunque, di circa 76 milioni di euro all'anno (760 milioni nei prossimi 10 anni)".
CRITICA STORICA - Boeri ha sottolineato come "normalmente un sistema a ripartizione (in cui i contributi pagano le pensioni in essere) alimenta inizialmente forti surplus perché ci sono molti più contribuenti che percettori di rendite vitalizie. Nel caso di deputati e senatori, invece, il disavanzo è stato cospicuo fin dal 1978, quando ancora i percettori di vitalizi erano poco più di 500, prova evidente di un sistema insostenibile". "Essendo il numero dei contribuenti fisso - ha detto - questi andamenti erano più che prevedibili. Eppure si è ritenuto per molte legislature di non intervenire. Addirittura si sono resi questi trattamenti ancora più generosi, come testimoniato da una crescita, per lunghi periodi, più accentuata della spesa che del numero di percettori. I correttivi apportati più di recente alla normativa, pur avendo arrestato quella che sembrava una inarrestabile crescita della spesa - ha continuato - non sono in grado di evitare forti disavanzi anche nei prossimi 10 anni".
I NUMERI - Con le regole attuali - ha sottolineato ancora il presidente dell'Inps - la spesa per vitalizi è destinata a eccedere anche nel prossimo decennio di circa 150 milioni l'anno i contributi versati da deputati e senatori. Applicando le regole del sistema contributivo oggi in vigore per tutti gli altri lavoratori italiani all'intera carriera contributiva dei parlamentari, la spesa per vitalizi si ridurrebbe del 40%, scendendo a 118 milioni. Vi sono 117 ex-deputati e senatori con lunghe carriere contributive per i quali il ricalcolo potrebbe comportare un incremento del vitalizio. I risparmi derivanti dal ricalcolo contributivo salirebbero a circa 79 milioni se la correzione alla luce del ricalcolo contributivo avvenisse solo al ribasso, tenendo conto del fatto che per la stragrande maggioranza degli ex-parlamentari ha ricevuto un trattamento di favore rispetto agli altri contribuenti.
I RISPARMI E L'IMPATTO - "Supponendo poi che il rapporto fra vitalizi in essere e vitalizi ricalcolati sia lo stesso per i consiglieri regionali, il risparmio complessivo in caso di ricalcolo per l'insieme delle cariche elettive - ha avvertito ancora Boeri - salirebbe a 148 milioni di euro circa per il solo 2016 (e circa un miliardo e 457 milioni sui primi 10 anni presi in considerazione dalle nostre simulazioni). Si tratta, dunque, di misure non solo simboliche, ma in grado di contribuire in modo significativo alla riduzione della spesa pubblica o al finanziamento di programmi sociali". "I correttivi apportati più di recente alla normativa, pur avendo arrestato quella che sembrava una inarrestabile crescita della spesa - ha concluso Boeri - non sono in grado di evitare, come si vedrà, forti disavanzi anche nei prossimi 10 anni".
LA REPLICA DEI DEPUTATI - A stretto giro arriva la precisazione di Montecitorio: "Le valutazioni espresse dal Presidente dell'Inps Tito Boeri quanto alla sostenibilità del sistema dei vitalizi per i parlamentari sono ben note all'amministrazione della Camera dei deputati". E si sottolinea: "Gli oneri derivanti sia dal nuovo sistema contributivo, che dal sistema dei vitalizi in vigore in precedenza, gravano interamente ed esclusivamente sui bilanci interni di Camera e Senato, e non dell'Inps". Poi la nota continua: "Come lo stesso presidente Boeri ha ricordato i vitalizi non esistono più dalla scorsa legislatura, gennaio 2012, quando l'Ufficio di Presidenza della Camera deliberò l'abbandono del sistema che era stato adottato fin dalla prima legislatura repubblicana, introducendo un trattamento pensionistico dei parlamentari basato su un sistema di calcolo contributivo analogo a quello vigente per i pubblici dipendenti. Per avere diritto alla pensione, un parlamentare deve aver svolto la funzione per almeno 5 anni e aver compiuto i 65 anni di età. All'esame della Prima commissione della Camera ci sono ulteriori ipotesi di riforma, sempre nell'ottica di allineare il trattamento per i parlamentari a quello ordinario. E' infine utile ricordare che gli oneri derivanti sia dal nuovo sistema contributivo, che dal sistema dei vitalizi in vigore in precedenza, gravano interamente ed esclusivamente sui bilanci interni di Camera e Senato, e non dell'Inps".
Il presidente dell'Inps: "Sistema insostenibile.
Applicando le regole in vigore in vigore per tutti gli altri lavoratori
italiani si ridurrebbero del 40%". Replica Montecitorio: "Vitalizi
gravano sul Parlamento, non sull'Inps"
CRITICA STORICA - Boeri ha sottolineato come "normalmente un sistema a ripartizione (in cui i contributi pagano le pensioni in essere) alimenta inizialmente forti surplus perché ci sono molti più contribuenti che percettori di rendite vitalizie. Nel caso di deputati e senatori, invece, il disavanzo è stato cospicuo fin dal 1978, quando ancora i percettori di vitalizi erano poco più di 500, prova evidente di un sistema insostenibile". "Essendo il numero dei contribuenti fisso - ha detto - questi andamenti erano più che prevedibili. Eppure si è ritenuto per molte legislature di non intervenire. Addirittura si sono resi questi trattamenti ancora più generosi, come testimoniato da una crescita, per lunghi periodi, più accentuata della spesa che del numero di percettori. I correttivi apportati più di recente alla normativa, pur avendo arrestato quella che sembrava una inarrestabile crescita della spesa - ha continuato - non sono in grado di evitare forti disavanzi anche nei prossimi 10 anni".
I NUMERI - Con le regole attuali - ha sottolineato ancora il presidente dell'Inps - la spesa per vitalizi è destinata a eccedere anche nel prossimo decennio di circa 150 milioni l'anno i contributi versati da deputati e senatori. Applicando le regole del sistema contributivo oggi in vigore per tutti gli altri lavoratori italiani all'intera carriera contributiva dei parlamentari, la spesa per vitalizi si ridurrebbe del 40%, scendendo a 118 milioni. Vi sono 117 ex-deputati e senatori con lunghe carriere contributive per i quali il ricalcolo potrebbe comportare un incremento del vitalizio. I risparmi derivanti dal ricalcolo contributivo salirebbero a circa 79 milioni se la correzione alla luce del ricalcolo contributivo avvenisse solo al ribasso, tenendo conto del fatto che per la stragrande maggioranza degli ex-parlamentari ha ricevuto un trattamento di favore rispetto agli altri contribuenti.
I RISPARMI E L'IMPATTO - "Supponendo poi che il rapporto fra vitalizi in essere e vitalizi ricalcolati sia lo stesso per i consiglieri regionali, il risparmio complessivo in caso di ricalcolo per l'insieme delle cariche elettive - ha avvertito ancora Boeri - salirebbe a 148 milioni di euro circa per il solo 2016 (e circa un miliardo e 457 milioni sui primi 10 anni presi in considerazione dalle nostre simulazioni). Si tratta, dunque, di misure non solo simboliche, ma in grado di contribuire in modo significativo alla riduzione della spesa pubblica o al finanziamento di programmi sociali". "I correttivi apportati più di recente alla normativa, pur avendo arrestato quella che sembrava una inarrestabile crescita della spesa - ha concluso Boeri - non sono in grado di evitare, come si vedrà, forti disavanzi anche nei prossimi 10 anni".
LA REPLICA DEI DEPUTATI - A stretto giro arriva la precisazione di Montecitorio: "Le valutazioni espresse dal Presidente dell'Inps Tito Boeri quanto alla sostenibilità del sistema dei vitalizi per i parlamentari sono ben note all'amministrazione della Camera dei deputati". E si sottolinea: "Gli oneri derivanti sia dal nuovo sistema contributivo, che dal sistema dei vitalizi in vigore in precedenza, gravano interamente ed esclusivamente sui bilanci interni di Camera e Senato, e non dell'Inps". Poi la nota continua: "Come lo stesso presidente Boeri ha ricordato i vitalizi non esistono più dalla scorsa legislatura, gennaio 2012, quando l'Ufficio di Presidenza della Camera deliberò l'abbandono del sistema che era stato adottato fin dalla prima legislatura repubblicana, introducendo un trattamento pensionistico dei parlamentari basato su un sistema di calcolo contributivo analogo a quello vigente per i pubblici dipendenti. Per avere diritto alla pensione, un parlamentare deve aver svolto la funzione per almeno 5 anni e aver compiuto i 65 anni di età. All'esame della Prima commissione della Camera ci sono ulteriori ipotesi di riforma, sempre nell'ottica di allineare il trattamento per i parlamentari a quello ordinario. E' infine utile ricordare che gli oneri derivanti sia dal nuovo sistema contributivo, che dal sistema dei vitalizi in vigore in precedenza, gravano interamente ed esclusivamente sui bilanci interni di Camera e Senato, e non dell'Inps".
Nessun commento:
Posta un commento