Il pompiere eroe finito nella polvere. Dal mito del salvatore alle accuse di corruzione
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Gli eroi esistono solo negli albi a fumetti. Quel profilo immacolato di coraggio e tensione, che sfida le paure, supera ogni ostacolo, ha gli occhi puntati sull’altro e mai su di sé; quella figura d’uomo che sembra impastata nella virtù, nell’altruismo, nell’oro di un’altra terra; quel cartonato di pazienza.
Solo nei fumetti, o nei cartoni animati. Neppure più nei romanzi, che da tempo si sono accorti di quale altalena patetica sono capaci gli uomini; e nemmeno nei film che per raccontare la vita, ormai, sanno di dover mettere le mani nella bile e nella saliva.
Non esistono eroi, e guai ad usare questa parola così corta, così comoda, così rotonda che sta bene nel titolo e nella memoria ma ormai male, malissimo nella vita vera.
Basta eroi, siamo solo uomini. Sembra dirci proprio questo la desolante parabola diNazzareno Feliciani. Un ingegnere con i gradi, un vigile del fuoco esperto e coraggioso, più volte cantato dai media come moderno Achille e, da ieri, finito nella polvere. Non quella delle macerie da cui più volte ha salvato persone ma la polvere vera del disonore, quella degli arresti.
La storia da eroe di Feliciani comincia nel 1997, quando giovane funzionario, si infila nei palazzi feriti dal terremoto in Umbria e salva decine di persone. Continua sull’Etna, nel 2002, quando sfida le ire del vulcano per mettere in salvo gli ultimi “paesani” che non volevano lasciare le case; passa per Roma quando in quello stesso periodo, si lancia da solo, a piazzaVenezia, nel rogo di Palazzo Buti (la casa di Ennio Morricone) e porta gente in spalla fuori dalle fiamme.
Senza neppure un colpo di tosse, raccontarono i giornali.
Ma l’apice della sua storia, il pompiere la conobbe ad Onna, nel terribile terremoto che svuotò L’Aquila. Fu il primo ad entrare nel piccolo centro, quella notte stessa, alla testa di una squadra di 19 vigili del fuoco e lavorò senza interruzioni per giorni, nel tentativo di salvare vite o di aiutare persone disperate.
“Quando tiravamo fuori i corpi con la speranza di trovarli vivi – raccontò ai giornali -, e invece erano tutti morti, le urla di dolore gelavano l'anima. Si camminava su due metri di macerie con persone sanguinanti che scavavano. Il lunedì mattina faceva una scossa ogni tre minuti con diversi crolli di parti pericolanti”.
Un uomo così, oggi, finisce agli arresti domiciliari per una desolante, quasi sconfortante vicenda di mazzette. Quelle classiche, quelle della tradizione.
Arrivo nel tuo negozio, ti dico che non sei in regola con le certificazioni anti incendio, ti faccio spaventare, poi tu mi prometti un regalo (soldi, viaggi, cellulari) e io chiudo un occhio. Mettiamo tutto a posto. Una mano lava l’altra.
Una storia mediocre, di tangenti qualunque, di corruzione minima, di briciole che fa ancora più triste questa parabola di eroi che si sgonfiano come palloncini secchi.
Ovviamente, siamo alle indagini preliminari. Ovviamente, Feliciani, come gli altri ottoarrestati (tre vigili del fuoco e cinque tra professionisti e imprenditori) è innocente fino al terzo grado di giudizio. Ovviamente, l’ingegnere si difenderà e farà valere le sue ragioni. Ma già vederlo lì, nell’inchiesta dei carabinieri di Torino, tra bustarelle, iPhone, viaggi, regalini, certificati e mazzette, riempie il cuore di desolazione.
Come rompere l’incantesimo, ancora una volta. No, non esistono eroi. Quelli vivono solo neifumetti. Nemmeno più nei film.
Forse sui giornali, che hanno bisogno di parole corte per fare il titolo giusto.
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