Nostra battaglia / Botticelli nascosto in cantina, arte umiliata, "E' un dovere mostrarlo"
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Il caso di Villa La Quiete: moto generale di indignazione
dopo i servizi del nostro giornale. Le istituzioni cercano una
soluzione IL SINDACO DI FIRENZE: "CI MUOVEREMO"
di
PAOLA FICHERA
Firenze, 5 marzo 2016 - Come al solito la colpa morì fanciulla. Vale anche per il clamoroso caso dell’«Incoronazione della vergine» opera di Botticelli nascosta in una cantina di Villa La Quiete.
La Nazione l’ha denunciato per prima e ha deciso di farne una
battaglia. Come è possibile che un’opera d’arte di simile valore sia
nascosta al mondo in una, seppur protetta da sistema di allarme,
cantina. Oltretutto proprio in quella villa medicea che la Regione ha
annunciato (fra le polemiche) di essere disposta a vendere. DOVE VORRESTI VEDERE ORA IL DIPINTO? VOTA IL SONDAGGIO
Non per fare cassa – è stato specificato sia dal governatore Rossi che dall’assessore al patrimonio Bugli – ma per valorizzare edifici di grande pregio e proteggerli dal degrado. Ma la Regione sapeva di quel Botticelli in cantina? Di fatto no. Perché, sbottano all’unisono lo stesso Bugli e la vicepresidente e assessore alla cultura Monica Barni: «Tutto quello che c’è all’interno di villa La Quiete, sulla collina di Castello, non appartiene alla Regione, ma è dell’Università di Firenze: compreso il famoso quadro del Botticelli».
Insomma la Regione è proprietaria solo delle mura, acquistate nel 2010 (per almeno 56 milioni di euro) dall’ateneo, e non gestisce l’intero edificio, che dell’Università ospita un polo interdisciplinare per promozione di eventi, formazione e turismo. Solo nell’ala più recente, quella ottocentesca, hanno invece sede gli uffici del Irpet, l’Agenzia regionale per la sanità e il Centro regionale per il rischio clinico. «Ci siamo fatti carico di quell’acquisto – chiarisce Bugli – per aiutare l’ateneo, letture diverse sono ingenerose».
L’Università, invece, sapeva («Il patrimonio artistico sottoposto a tutela conservato nel complesso è rimasto di proprietà dell’Ateneo che si occupa della sua conservazione in condizioni di sicurezza») ma finora non ha avuto i fondi per valorizzarlo esponendolo al pubblico. Li promette per il 2017. Categorico il giudizio del presidente del consiglio regionale Eugenio Giani: «Abbiamo il dovere morale di risistemare l’edificio e di mostrarlo». O la povera Elettrice Palatina si rivolterà nella tomba.
Il caso di Villa La Quiete: moto generale di indignazione
dopo i servizi del nostro giornale. Le istituzioni cercano una
soluzione IL SINDACO DI FIRENZE: "CI MUOVEREMO"
di
PAOLA FICHERA
Non per fare cassa – è stato specificato sia dal governatore Rossi che dall’assessore al patrimonio Bugli – ma per valorizzare edifici di grande pregio e proteggerli dal degrado. Ma la Regione sapeva di quel Botticelli in cantina? Di fatto no. Perché, sbottano all’unisono lo stesso Bugli e la vicepresidente e assessore alla cultura Monica Barni: «Tutto quello che c’è all’interno di villa La Quiete, sulla collina di Castello, non appartiene alla Regione, ma è dell’Università di Firenze: compreso il famoso quadro del Botticelli».
Insomma la Regione è proprietaria solo delle mura, acquistate nel 2010 (per almeno 56 milioni di euro) dall’ateneo, e non gestisce l’intero edificio, che dell’Università ospita un polo interdisciplinare per promozione di eventi, formazione e turismo. Solo nell’ala più recente, quella ottocentesca, hanno invece sede gli uffici del Irpet, l’Agenzia regionale per la sanità e il Centro regionale per il rischio clinico. «Ci siamo fatti carico di quell’acquisto – chiarisce Bugli – per aiutare l’ateneo, letture diverse sono ingenerose».
L’Università, invece, sapeva («Il patrimonio artistico sottoposto a tutela conservato nel complesso è rimasto di proprietà dell’Ateneo che si occupa della sua conservazione in condizioni di sicurezza») ma finora non ha avuto i fondi per valorizzarlo esponendolo al pubblico. Li promette per il 2017. Categorico il giudizio del presidente del consiglio regionale Eugenio Giani: «Abbiamo il dovere morale di risistemare l’edificio e di mostrarlo». O la povera Elettrice Palatina si rivolterà nella tomba.
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