Meredith, per la Cassazione "clamorose mancanze nell'indagine"
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La Suprema Corte ha depositato le motivazioni dell'assoluzione: "Mancano prove oltre ogni dubbio"
Il processo per l'uccisione di Meredith ha avuto "un iter obiettivamente ondivago, le cui oscillazioni sono, però, la risultante anche di clamorose defaillance o 'amnesie' investigative e di colpevoli omissioni di attività di indagine", si legge nelle motivazioni. Se non ci fossero state tali "defaillance investigative", si legge ancora, si sarebbe "con ogni probabilità, consentito, sin da subito, di delineare un quadro, se non di certezza, quanto meno di tranquillante affidabilità, nella prospettiva vuoi della colpevolezza vuoi dell'estraneità" di Knox e Sollecito rispetto all'accusa di avere ucciso Meredith.
È un dato "di indubbia pregnanza" a favore di Knox e Sollecito - "nel senso di escludere la loro partecipazione materiale all'omicidio, pur nell'ipotesi della loro presenza nella casa di via della Pergola" - la "assoluta mancanza di tracce biologiche a loro riferibili" nella stanza dell'omicidio o sul corpo della vittima, si legge ancora.
Raffaele Sollecito e Amanda Knox erano stati condannati in appello a 25 anni di reclusione il primo e a 28 anni e sei mesi la seconda. Amanda è stata condannata a tre anni per calunnia, pena già scontata.
Sono già passati otto anni dalla morte di Meredith, Mez come la chiamavano gli amici. La studentessa inglese aveva 22 anni e viveva a Perugia perché studentessa universitaria impegnata nel progetto Erasmus. Il primo novembre 2007 fu uccisa sul suo letto con una coltellata alla gola; il giorno dopo il corpo fu scoperto. Si innescò un clamoroso caso mediatico e giudiziario con arresti (anche di chi poi è stato scagionato), processi finiti con una condanna (come nel caso di Rudy Guedè) e con eclatanti colpi di scena, con Amanda e Raffaele diventati volti ormai familiari, capaci di dividere gli italiani in innocentisti e colpevolisti come avviene per i grandi delitti misteriosi.
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