Havana, CubaSono passati 45 anni dalla morte di Ernesto Che Guevara: il
9 ottobre del 1967
viene ucciso a La Higuera, in Bolivia. Era da tempo ricercato dalla
CIA, che riesce a tendergli un'imboscata grazie alla missione guidata
dall'agente infiltrato Félix Rodriguez: il comandante viene catturato e
fatto prigioniero l'8 ottobre insieme ad altri guerriglieri fuggitivi
come lui.
Si arrende dopo essere stato ferito alla gamba
e viene rinchiuso in una piccola scuola pubblica del villaggio senza
cure mediche fino al giorno successivo. C'è bisogno di temporeggiare: i
generali delle forze armate e i consiglieri della Cia devono decidere il
da farsi e, sebbene l'intenzione iniziale era quella di porlo sotto
processo, il timore di una rivolta pubblica prevale e la scelta non può
che essere una, l'esecuzione. Per confondere le acque e placare gli
animi diffondono un comunicato in cui
annunciano la morte del comandante sul campo di battaglia e intanto pensano a come giustiziarlo.
Chi premerà il grilletto contro il Che? Il caso vuole che sia Mario Téran, un sergente dell'esercito.
Il corpo senza vita di Che GuevaraLe versioni a questo punto sono molteplici: Teran si deve ubriacare per poter premere il grilletto,
si rifiuta di assumersi l'incarico
per poi essere trascinato dai compagni davanti al condannato, sbaglia
mira e lo colpisce alla gola per timore di guardarlo negli occhi. Quel
che è certo è che la sua non fu un'azione fredda e istantanea, tanto che
viene incitato dallo stesso Guevara:
“So che sei qui per uccidermi. Spara, dunque, codardo, stai solo uccidendo un uomo”.
Ma il colpo letale arriva da Rodriguez, diretto al cuore. Il suo corpo
viene in seguito trasportato a Vallegrande, adagiato su un letto di
ospedale e mostrato alla stampa: il simbolo della rivoluzione cubana era
morto e il suo cadavere veniva mostrato al mondo. Da qui le immagini si
diffusero fino a creare la leggenda di San Ernesto de la Higuera e
El Cristo de Vallegrande. In pochi sanno che
dopo quegli scatti gli amputarono le mani per rilevare le impronte digitali e assicurarsi che fosse lui, Ernesto Guevara de la Serna, detto Che Guevara.
L'Avana, Cuba - È il 5 marzo del 1960 e
Fidel Castro indice una commemorazione per le vittime delle due esplosioni che
il giorno prima avevano distrutto la
La Coubre, una
nave mercantile francese: 81 morti e oltre duecento feriti era stato il bilancio. Il Líder máximo era convinto che la Cia
fosse
responsabile dell'attentato e le commemorazioni avevano carattere
ufficiale: vi prese parte anche Che Guevara, che all'epoca era Ministro
dell'Industria del
governo cubano. Ed è qui che nasce una delle foto più famose del
mondo,
riprodotta su manifesti, bandiere e persino magliette, con un processo
che, inevitabilmente, ha reso il "Che" anche un'icona pop: è lo
scatto del
Guerrillero Heroico.
Guerrillero Heroico - Alberto Korda
Alberto Díaz Gutiérrez (
più noto come Alberto Korda) era presente in qualità di fotografo ufficiale di Castro. Con la sua Leica, immortalò anche il Che.
Per sette anni, la foto non ebbe grande rilievo: ci voleva un italiano, per renderla immortale.
Con una metodologia non proprio ortodossa, Giangiacomo Feltrinelli (sì,
proprio lui, l'editore milanese) dopo aver ricevuto in regalo due copie
dello scatto da Korda - che non pretese alcun compenso - lo utilizzò
per la copertina del Diario in Bolivia di Ernesto Guevara. Si trattava
dell'ultimo scritto del "Che", con il racconto dei suoi ultimi mesi di
vita sulle montagne boliviane, dove Guevara viene ucciso l'8 ottobre del
1967. Il governo cubano ricevette una copia del diario, che fu
pubblicato anche in Francia, in Germania, in Cile, in Messico, negli
Stati Uniti e in Italia. Da Feltrinelli, appunto.
Il quale ebbe un'idea: stampare numerosi poster con l'immagine,
tappezzando Milano con il volto del Che. In tutto ciò, Korda non ha mai ricevuto alcun compenso né rivendicato i propri diritti per l'immagine. Di Feltrinelli disse:
«Lo perdono, perché mi ha reso famoso». Solo
una volta, Korda si oppose all'uso del suo scatto: fu quando la
Smirnoff, azienda russa, lo utilizzò per pubblicizzare la propria vodka,
nel 2000. Korda ottenne 50mila dollari, utilizzati per acquistare
medicinali per bambini cubani.
Korda morì l'anno seguente, all'età di 72 anni. Il suo scatto, del
Che che osserva la folla col celebre berretto, gli sopravviverà ancora
per molto tempo.
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