Scritto da Redazione Dimmidipiu Martedì 23 Ottobre 2012 17:26Questo articolo e' stato letto: 17 volte
Il gup Guido Marcelli ha disposto una nuova perizia nell'ambito del procedimento in corso presso il tribunale di Latina per l'inquinamento delle falde acquifere di Borgo Montello.
Ieri il giudice avrebbe dovuto decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per i tre indagati - Vincenzo Rondoni, Bruno Landi e Nicola Colucci - ma alcune incongruenze emerse nelle consulenze effettuate finora hanno spinto il gup a disporre una «superperizia» che servirà a valutare l'inquinamento dell'aria e le eventuali connessioni con le attività di Ecoambiente. In occasione della prossima udienza, fissata per il 5 dicembre, sarà affidato l'incarico ad un esperto nominato dal giudice.
L'8 ottobre scorso era stata ammessa la costituzione di parte civile di Legambiente Lazio - nella persona del presidente Lorenzo Parlati, rappresentato e difeso dall'avvocato Luigi Di Mambro - insieme ad altre due associazioni, tra cui il comitato civico «Acqua Pulita», il Codici e alcuni privati cittadini che risiedono nelle vicinanze della discarica. Era stata invece esclusa la Provincia di Latina, stando a quanto si è appreso per una questione di carattere statutario.
Nell'indagine sono finiti sotto accusa Rondoni, Landi e Colucci, i primi due rispettivamente presidente del CdA e amministratore delegato di «Ecoambiente», il terzo imprenditore che insieme ai fratelli gestisce larga parte del ciclo dei rifiuti in Italia. I tre, secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti coordinati dal pubblico ministero Giuseppe Miliano, non avrebbero controllato la sicurezza degli invasi S1, S2, S3 ed S0 e, non eseguendo le opere di impermeabilizzazione di tali impianti, nonostante le carenze fossero a loro note a partire dal 1995, avrebbero consentito al percolato - il liquido inquinante prodotto dalla macerazione dei rifiuti - di fuoriuscire dagli invasi e «avvelenare» appunto la falda acquifera.
L'8 ottobre scorso era stata ammessa la costituzione di parte civile di Legambiente Lazio - nella persona del presidente Lorenzo Parlati, rappresentato e difeso dall'avvocato Luigi Di Mambro - insieme ad altre due associazioni, tra cui il comitato civico «Acqua Pulita», il Codici e alcuni privati cittadini che risiedono nelle vicinanze della discarica. Era stata invece esclusa la Provincia di Latina, stando a quanto si è appreso per una questione di carattere statutario.
Nell'indagine sono finiti sotto accusa Rondoni, Landi e Colucci, i primi due rispettivamente presidente del CdA e amministratore delegato di «Ecoambiente», il terzo imprenditore che insieme ai fratelli gestisce larga parte del ciclo dei rifiuti in Italia. I tre, secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti coordinati dal pubblico ministero Giuseppe Miliano, non avrebbero controllato la sicurezza degli invasi S1, S2, S3 ed S0 e, non eseguendo le opere di impermeabilizzazione di tali impianti, nonostante le carenze fossero a loro note a partire dal 1995, avrebbero consentito al percolato - il liquido inquinante prodotto dalla macerazione dei rifiuti - di fuoriuscire dagli invasi e «avvelenare» appunto la falda acquifera.
Nessun commento:
Posta un commento