La crisi cinese scatena il panico: Borse mondiali in picchiata, il peggior tracollo dal 2008. In poche settimane 'bruciati' 5 mila miliardi di dollari
La crisi
cinese ha scatenato una vera e propria ondata di panico nelle Borse mondiali
provocando il peggior tracollo dal 2008, cioè dall'inizio della crisi. In questo
nerissimo lunedì i timori per il rallentamento dell'economia cinese hanno fatto
sprofondare i listini di tutto il mondo: ha cominciato Shangai che ha perso
l'8,5%, poi è toccato alle borse europee, tutte giù fino ai livelli del 2011
(Milano -6%) e infine a Wall Street, a picco in apertura, il che ha contribuito
a deprimere ancora di più i listini del vecchio continente. Secondo un'analisi
delle agenzie finanziarie e dei maggiori quotidiani economici mondiali le Borse
europee hanno 'bruciato' oltre 400 miliardi di euro di capitalizzazioni. Sempre
secondo le stesse fonti da quando la Cina ha iniziato a svalutare lo yuan le
borse mondiali hanno perso 5 mila miliardi di dollari di capitalizzazione
azionaria. Milano è arrivata a perdere oltre sette punti percentuali e metà del
listino di Piazza Affari è stata sospesa, poi il Ftse Mib ha chiuso a -5,96%, a
20.450 punti. Per trovare una simile débacle bisogna tornare all'agosto
del 2011, la calda estate dello spread impazzito. Forti ribassi anche sugli
altri listini: Londra ha ceduto il 5,1%, ai minimi da oltre due anni,
Francoforte ha perso il 4,3% e Parigil 5%. Atene in profondo rosso (-10%). Tutto
è nato in Cina e la Borsa cinese ha archiviato oggi la peggior seduta dal
febbraio 2007, con l'indice di Shangai che ha chiuso a -8,49% (dopo aver
superato il -9% durante la seduta) e ha di fatto eroso tutti i guadagni della
grande cavalcata di inizio annoi il 5%. Giù anche il petrolio, sceso sotto i 45
dollari al barile. In crescita il bene rifugio per eccellenza, l'oro. In un
quadro di panico a livello mondiale ha retto l'euro che si è apprezzato sul
dollaro. E lo spread Btp-Bund non si è impennato come pure si temeva
attestandosi a quota 135.
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