venerdì 1 agosto 2014

OMICIDIO DEL PRETE, ARRESTATO IL PRESUNTO INTERMEDIARIO

OMICIDIO DEL PRETE, ARRESTATO IL PRESUNTO INTERMEDIARIO TRA MANDANTI ED ESECUTORI. SI TRATTA DI CATALDO PATRUNO DI APRILIA
di Rita Cammarone
Nuova svolta nell’inchiesta sull’omicidio di Vincenzo Del Prete, ucciso la sera del 18 novembre 2013 davanti alla sua abitazione di Borgo Hermada a Terracina. A seguito di delicata attività investigativa la Squadra Mobile di Latina, diretta dal vicequestore Tommaso Niglio, insieme al personale del Commissariato di Polizia di Terracina, diretto dalla dottoressa Rita Cascella, ha eseguito oggi all'alba un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Cataldo Patruno, sessantottenne, noto pregiudicato di Aprilia. Ordinanza richiesta dal sostituto procuratore Gregorio Capasso che sin dall’inizio ha coordinato le indagini ed emessa dal GIP Guido Marcelli.
L'arrestato
Cataldo Patruno, originario di Cerignola (Foggia) noto come il mago delle casseforti, detto “Blindo”, è accusato di concorso in omicidio e porto abusivo di arma. Avrebbe fatto da intermediario tra i mandanti e gli esecutori dell’omicidio del commerciante di Terracina. Ad incastrarlo le prove acquisite attraverso localizzazioni GPS, intercettazioni, tabulati telefonici e testimonianze acquisite porta a porta. A Patruno sarebbe stato chiesto da Roberto Bandiziol, cinquantasettenne di Latina, arrestato a febbraio insieme Marino Cerasoli, quarantanovenne di San Felice Circeo, considerati i mandanti dell’omicidio, di trovare “qualcuno” da sistemare. Gli incontri sarebbero avvenuti a Borgo Faiti. Inizialmente il piano di Cerasoli e di Bandiziol prevedeva soltanto il sequestro a scopo di intimidire la vittima che chiedeva, sempre più insistentemente a Cerasoli, di rientrare delle somme a lui affidate per investimenti. E per questo sarebbero stati disposti a pagare mille euro. Poi invece l’omicidio, davanti all’abitazione del commerciante per mano di quel “qualcuno” ingaggiato proprio, secondo gli inquirenti, da Patruno. Un "lavoretto" da 20.000 euro.
Un’inchiesta senza sbavature
Determinante nelle indagini che hanno portato all'arresto di "Blindo", e degli altri quattro indagati, il contributo della Sezione Omicidi della Squadra Mobile, della Giudiziaria del Commissariato di Terracina, e del Servizio Centrale Operativo (SCO). Un’inchiesta senza sbavature, è stata definita dagli inquirenti. Gli investigatori si sono sempre interfacciati con il sostituto procuratore Capasso e in brevissimo tempo ogni tassello ha preso posizione in un quadro di indizi e prove ritenute molto solide. Le testimonianze porta a porta hanno dato il “la”. L’inchiesta ha preso la strada giusta quando dalla testimonianza di un vicino di casa della vittima si è appreso che in zona, nei giorni precedenti all’omicidio, si era notata un’automobile. Ecco il numero di targa, disse il testimone alla Polizia. Una traccia subito seguita e che portò spedita ad Aprilia e quindi all’arresto di Gianpiero Miglietta, 38 anni, e di Tommy Maida, 41, considerati gli esecutori dell’uccisione di Del Prete. "Per una volta - ha commentato la Cascella - non c'è stata omertà". L’arresto di oggi, che chiude definitamente il cerchio intorno alla vicenda criminale - si sottolinea in una nota stampa della Polizia - è l’ultimo importante risultato conseguito dal questore Alberto Intini, che proprio oggi lascia la guida della Questura di Latina, perché promosso a presidente dell’Osservatorio Nazionale per le Manifestazioni Sportive.
Il movente del debito e i titoli falsi
Gli accertamenti effettuati in quest’ultimo periodo dagli uomini del primo dirigente Rita Cascella hanno consentito di irrobustire le prove già acquisite in precedenza che porterebbero tutte nella stessa direzione: Del Prete era diventato troppo pressante con le sue richieste di denaro e Cerasoli non sarebbe più riuscito a convincerlo che i soldi li avrebbe avuti presto, prestissimo. Il computer di Cerasoli sarebbe stata una risorsa investigativa. È attraverso il suo pc che gli inquirenti hanno ricostruito il carteggio intercorso tra lui e la vittima. Cerasoli avrebbe tentato in tutti i modi di convincere la vittima, che gli aveva affidato 200.000 euro per improbabili investimenti anche nel campo del fotovoltaico, di essere in possesso di titoli validi. In realtà si trattava di titoli obbligazionari brasiliani risultati completamente falsi, come falso era l’assegno di 5 milioni di euro emesso da un istituto di credito canadese, e ancora falso era l’atto giudiziario emesso dalla Procura di Milano per il sequestro di un conto corrente, creato ad hoc per dimostrare che i soldi da restituire ce li aveva ma che era impossibilitato a prenderli.
La pistola ritrovata
Sono andate a buon fine le ricerche effettuate nel canale della Chiesuola l’8 maggio scorso con l’ausilio dei sommozzatori dei Vigili del fuoco. La Squadra Mobile, che ha fatto scandagliare palmo a palmo il corso d’acqua del canale che attraversa la strada delle Congiunte Destre, alla fine ha avuto ragione della pista seguita: la pistola, utilizzata per l’assassinio di del Prete, fatta in quattro pezzi è stata recuperata.
Il falso alibi di Miglietta

Tra i numerosi dettagli emersi oggi, durante la conferenza stampa organizzata in Questura sull'ultimo arresto relativo all'omicidio del commerciante di Terracina, è stato precisato che l'alibi - inizialmente fornito da Miglietta - è risultato completamente falso. L'uomo aveva vantato agli inquirenti che la sera del delitto si era sentito male e che per questo aveva dovuto ricorrere alle cure mediche presso il pronto soccorso della clinica "Città di Aprilia". In realtà lui in clinica ci aveva mandato un suo amico a lui molto somigliante. Le indagini sul conto di Miglietta, così come su Maida, vanno avanti. Agli inquirenti devono spiegare cosa stavano andando a fare a Monte San Biagio la notte in cui sono stati arrestati.

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