OMICIDIO
DEL PRETE, ARRESTATO IL PRESUNTO INTERMEDIARIO TRA MANDANTI ED ESECUTORI. SI
TRATTA DI CATALDO PATRUNO DI APRILIA
di
Rita Cammarone
Nuova
svolta nell’inchiesta sull’omicidio di Vincenzo Del Prete, ucciso la sera del 18
novembre 2013 davanti alla sua abitazione di Borgo Hermada a Terracina. A
seguito di delicata attività investigativa la Squadra Mobile di Latina, diretta
dal vicequestore Tommaso Niglio, insieme al personale del Commissariato di
Polizia di Terracina, diretto dalla dottoressa Rita Cascella, ha eseguito oggi
all'alba un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Cataldo
Patruno, sessantottenne, noto pregiudicato di Aprilia. Ordinanza richiesta dal
sostituto procuratore Gregorio Capasso che sin dall’inizio ha coordinato le
indagini ed emessa dal GIP Guido Marcelli.
L'arrestato
Cataldo
Patruno, originario di Cerignola (Foggia) noto come il mago delle casseforti,
detto “Blindo”, è accusato di concorso in omicidio e porto abusivo di arma.
Avrebbe fatto da intermediario tra i mandanti e gli esecutori dell’omicidio del
commerciante di Terracina. Ad incastrarlo le prove acquisite attraverso
localizzazioni GPS, intercettazioni, tabulati telefonici e testimonianze
acquisite porta a porta. A Patruno sarebbe stato chiesto da Roberto Bandiziol,
cinquantasettenne di Latina, arrestato a febbraio insieme Marino Cerasoli,
quarantanovenne di San Felice Circeo, considerati i mandanti dell’omicidio, di
trovare “qualcuno” da sistemare. Gli incontri sarebbero avvenuti a Borgo Faiti.
Inizialmente il piano di Cerasoli e di Bandiziol prevedeva soltanto il sequestro
a scopo di intimidire la vittima che chiedeva, sempre più insistentemente a
Cerasoli, di rientrare delle somme a lui affidate per investimenti. E per questo
sarebbero stati disposti a pagare mille euro. Poi invece l’omicidio, davanti
all’abitazione del commerciante per mano di quel “qualcuno” ingaggiato proprio,
secondo gli inquirenti, da Patruno. Un "lavoretto" da 20.000 euro.
Un’inchiesta
senza sbavature
Determinante
nelle indagini che hanno portato all'arresto di "Blindo", e degli altri quattro
indagati, il contributo della Sezione Omicidi della Squadra Mobile, della
Giudiziaria del Commissariato di Terracina, e del Servizio Centrale Operativo
(SCO). Un’inchiesta senza sbavature, è stata definita dagli inquirenti. Gli
investigatori si sono sempre interfacciati con il sostituto procuratore Capasso
e in brevissimo tempo ogni tassello ha preso posizione in un quadro di indizi e
prove ritenute molto solide. Le testimonianze porta a porta hanno dato il “la”.
L’inchiesta ha preso la strada giusta quando dalla testimonianza di un vicino di
casa della vittima si è appreso che in zona, nei giorni precedenti all’omicidio,
si era notata un’automobile. Ecco il numero di targa, disse il testimone alla
Polizia. Una traccia subito seguita e che portò spedita ad Aprilia e quindi
all’arresto di Gianpiero Miglietta, 38 anni, e di Tommy Maida, 41, considerati
gli esecutori dell’uccisione di Del Prete. "Per una volta - ha commentato la
Cascella - non c'è stata omertà". L’arresto di oggi, che chiude definitamente il
cerchio intorno alla vicenda criminale - si sottolinea in una nota stampa della
Polizia - è l’ultimo importante risultato conseguito dal questore Alberto
Intini, che proprio oggi lascia la guida della Questura di Latina, perché
promosso a presidente dell’Osservatorio Nazionale per le Manifestazioni
Sportive.
Il
movente del debito e i titoli falsi
Gli
accertamenti effettuati in quest’ultimo periodo dagli uomini del primo dirigente
Rita Cascella hanno consentito di irrobustire le prove già acquisite in
precedenza che porterebbero tutte nella stessa direzione: Del Prete era
diventato troppo pressante con le sue richieste di denaro e Cerasoli non sarebbe
più riuscito a convincerlo che i soldi li avrebbe avuti presto, prestissimo. Il
computer di Cerasoli sarebbe stata una risorsa investigativa. È attraverso il
suo pc che gli inquirenti hanno ricostruito il carteggio intercorso tra lui e la
vittima. Cerasoli avrebbe tentato in tutti i modi di convincere la vittima, che
gli aveva affidato 200.000 euro per improbabili investimenti anche nel campo del
fotovoltaico, di essere in possesso di titoli validi. In realtà si trattava di
titoli obbligazionari brasiliani risultati completamente falsi, come falso era
l’assegno di 5 milioni di euro emesso da un istituto di credito canadese, e
ancora falso era l’atto giudiziario emesso dalla Procura di Milano per il
sequestro di un conto corrente, creato ad hoc per dimostrare che i soldi da
restituire ce li aveva ma che era impossibilitato a prenderli.
La
pistola ritrovata
Sono
andate a buon fine le ricerche effettuate nel canale della Chiesuola l’8 maggio
scorso con l’ausilio dei sommozzatori dei Vigili del fuoco. La Squadra Mobile,
che ha fatto scandagliare palmo a palmo il corso d’acqua del canale che
attraversa la strada delle Congiunte Destre, alla fine ha avuto ragione della
pista seguita: la pistola, utilizzata per l’assassinio di del Prete, fatta in
quattro pezzi è stata recuperata.
Il
falso alibi di Miglietta
Tra
i numerosi dettagli emersi oggi, durante la conferenza stampa organizzata in
Questura sull'ultimo arresto relativo all'omicidio del commerciante di
Terracina, è stato precisato che l'alibi - inizialmente fornito da Miglietta - è
risultato completamente falso. L'uomo aveva vantato agli inquirenti che la sera
del delitto si era sentito male e che per questo aveva dovuto ricorrere alle
cure mediche presso il pronto soccorso della clinica "Città di Aprilia". In
realtà lui in clinica ci aveva mandato un suo amico a lui molto somigliante. Le
indagini sul conto di Miglietta, così come su Maida, vanno avanti. Agli
inquirenti devono spiegare cosa stavano andando a fare a Monte San Biagio la
notte in cui sono stati arrestati.
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