sabato 30 agosto 2014

GIOVANE INDIANO TRATTATO COME UNO SCHIAVO

GIOVANE INDIANO TRATTATO COME UNO SCHIAVO, MALATO E MALNUTRITO NEL CAMPING: SALVATO DA UNA FAMIGLIA DI TURISTI
È stato salvato da turisti, mossi a compassione dopo averlo visto malato e malnutrito, ridotto in schiavitù dentro un campeggio del litorale. Un giovane indiano è la vittima di una storia terribile, portata alla luce dagli agenti del commissariato di Terracina dopo quattro mesi di indagini molto delicate e al termine delle quali è stato denunciato a piede libero per sfruttamento dell’immigrazione clandestina e riduzione in schiavitù, falso e truffa, un imprenditore di Fondi di 49 anni, che gestiva un noto camping terracinese. Tutto ha inizio nel 2011, quando l’indiano, di appena 19 anni, entrato clandestinamente in Italia, viene assunto dal gestore del camping col compito di guardiano notturno ed uomo di fatica. Per tutte queste mansioni percepiva 600 euro al mese a fronte di ininterrotte 24 ore lavorative e di un giaciglio in una roulotte all’interno del camping.
Ridotto in schiavitù
Quando, nell’ottobre del 2012, viene emanata la normativa italiana che consente ai datori di lavoro di regolarizzare i dipendenti irregolari, lo straniero viene costretto a pagarsi da solo i relativi contributi di legge pur di ottenere la sua regolarizzazione, iniziando di fatto a lavorare senza più alcuna retribuzione. Il datore di lavoro, approfittando dell’ignoranza dell’indiano, non gli eroga più alcuna somma di denaro di fatto affamando il ragazzo. Non solo; quando il ragazzo si ammala, soltanto la pietà di alcuni avventori del camping, che gli portano del cibo nella roulotte in cui dorme, gli consente di riacquistare la forza fisica per lasciare il camping e denunciare tutto alla polizia.
La solidarietà dei turisti

L’attività investigativa consente di accertare le accuse mosse dal ragazzo, ma anche di scoprire che l’imprenditore nel tempo non aveva versato alcuna somma nelle casse dello Stato, nessun contributo previdenziale all’INPS; nessuna busta paga risulta regolare e infine nessun permesso di soggiorno per emersione può essere emesso. Ma soprattutto, la polizia trova conferma dello stato di assoluto abbandono in cui era stato lasciato il giovane schiavo. Tanto che durante la malattia arriva a non mangiare per oltre quattro giorni. I suoi lamenti alla fine sono stati avvertiti da una famiglia del frusinate in vacanza nel camping, che dopo avergli garantito un minimo di assistenza ha anche contribuito con preziose testimonianze al lavoro degli investigatori. L’imprenditore adesso dovrà rispondere dei gravi reati commessi, anche sotto il profilo fiscale, rischiando la chiusura dell’attività.

Nessun commento:

Posta un commento