GIOVANE
INDIANO TRATTATO COME UNO SCHIAVO, MALATO E MALNUTRITO NEL CAMPING: SALVATO DA
UNA FAMIGLIA DI TURISTI
È
stato salvato da turisti, mossi a compassione dopo averlo visto malato e
malnutrito, ridotto in schiavitù dentro un campeggio del litorale. Un giovane
indiano è la vittima di una storia terribile, portata alla luce dagli agenti del
commissariato di Terracina dopo quattro mesi di indagini molto delicate e al
termine delle quali è stato denunciato a piede libero per sfruttamento
dell’immigrazione clandestina e riduzione in schiavitù, falso e truffa, un
imprenditore di Fondi di 49 anni, che gestiva un noto camping terracinese. Tutto
ha inizio nel 2011, quando l’indiano, di appena 19 anni, entrato
clandestinamente in Italia, viene assunto dal gestore del camping col compito di
guardiano notturno ed uomo di fatica. Per tutte queste mansioni percepiva 600
euro al mese a fronte di ininterrotte 24 ore lavorative e di un giaciglio in una
roulotte all’interno del camping.
Ridotto
in schiavitù
Quando,
nell’ottobre del 2012, viene emanata la normativa italiana che consente ai
datori di lavoro di regolarizzare i dipendenti irregolari, lo straniero viene
costretto a pagarsi da solo i relativi contributi di legge pur di ottenere la
sua regolarizzazione, iniziando di fatto a lavorare senza più alcuna
retribuzione. Il datore di lavoro, approfittando dell’ignoranza dell’indiano,
non gli eroga più alcuna somma di denaro di fatto affamando il ragazzo. Non
solo; quando il ragazzo si ammala, soltanto la pietà di alcuni avventori del
camping, che gli portano del cibo nella roulotte in cui dorme, gli consente di
riacquistare la forza fisica per lasciare il camping e denunciare tutto alla
polizia.
La
solidarietà dei turisti
L’attività
investigativa consente di accertare le accuse mosse dal ragazzo, ma anche di
scoprire che l’imprenditore nel tempo non aveva versato alcuna somma nelle casse
dello Stato, nessun contributo previdenziale all’INPS; nessuna busta paga
risulta regolare e infine nessun permesso di soggiorno per emersione può essere
emesso. Ma soprattutto, la polizia trova conferma dello stato di assoluto
abbandono in cui era stato lasciato il giovane schiavo. Tanto che durante la
malattia arriva a non mangiare per oltre quattro giorni. I suoi lamenti alla
fine sono stati avvertiti da una famiglia del frusinate in vacanza nel camping,
che dopo avergli garantito un minimo di assistenza ha anche contribuito con
preziose testimonianze al lavoro degli investigatori. L’imprenditore adesso
dovrà rispondere dei gravi reati commessi, anche sotto il profilo fiscale,
rischiando la chiusura dell’attività.
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