sabato 9 aprile 2016

Panama Papers, 11 milioni e mezzo di documenti

Panama Papers, 11 milioni e mezzo di documenti: la guida del Guardian alla fuga di notizie più grande della storia

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Cosa sono i Panama Papers? Il quotidiano britannico The Guardian pubblica una breve guida alla più grande fuga di notizie della storia: milioni di pagine con gli affari e i conti esteri di re, capi di Stato e di governo, politici, imprenditori e vip di tutto il mondo. Di seguito le risposte alle principali domande per orientarsi in un dossier che farà discutere per molto, molto tempo.
Che cos’è Mossack Fonseca?
È uno studio legale con base a Panama, tra i cui servizi c’è l’inserimento di aziende in giurisdizioni offshore come le Virgin Islands britanniche. Amministra società offshore per una tassa annuale. Altri servizi includono la gestione delle ricchezze.
Dove opera?
Lo studio legale ha base a Panama, ma gestisce operazioni in tutto il mondo. Il suo sito internet vanta una rete globale con 600 persone che lavorano in 42 paesi. Fa franchising in tutto il mondo, con compagnie affiliate che arruolano nuovi clienti e hanno il diritto esclusivo di utilizzarne il marchio. Mossack Fonseca opera in paradisi fiscali come la Svizzera, Cipro e le Virgin Islands britanniche, e nelle Dipendenze della Corona britannica Guernsey, Jersey e Isola di Man.
Quanto è grande?
Mossack Fonseca è il quarto più grande fornitore di servizi offshore del mondo. Ha lavorato per oltre 300.000 aziende. Ha una forte connessione con il Regno Unito. Più della metà delle società sono registrate in paradisi fiscali amministrati dal Regno Unito, così come nel Regno Unito stesso.
Quanti dati sono stati diffusi?
Moltissimi. Si tratta di una delle fughe di notizie più grandi di sempre – più di WikiLeaks nel 2010 e più dei documenti di intelligence diffusi nel 2013 dal giornalista Edward Snowden. Si parla di 11,5 milioni di documenti e 2,6 terabyte di informazioni fuoriusciti dal database interno di Mossack Fonseca.
Tutte le persone che usano strutture offshore sono truffatori?
No. Utilizzare strutture offshore è completamente legale. CI sono molte ragioni legittime per farlo. Gli imprenditori di paesi come la Russia e l’Ucraina tipicamente gestiscono i loro beni offshore per difenderli da “raid” criminali e per aggirare pesanti restrizioni della moneta. Altri usano l’offshore per ragioni di eredità e pianificazione immobiliare.
Alcune persone che usano l’offshore sono truffatori?
Sì. In un discorso tenuto lo scorso anno a Singapore, il premier britannico David Cameron ha detto che “criminali corrotti e riciclatori di denaro” traggono vantaggio da strutture societarie anonime. Molti governi stanno cercando di contrastare il fenomeno.
Cosa dice Mossack Fonseca della fuga di notizie?
Lo studio legale non vuole discutere specifici casi di presunto illecito, citando il diritto dei clienti alla privacy, ma difende con forza la propria condotta. Mossack Fonseca sostiene di attenersi rigidamente alle leggi anti-riciclaggio. Dice di dispiacersi per qualsiasi uso improprio dei propri servizi, e di cercare di prevenire attivamente gli abusi. Lo studio legale afferma di non essere responsabile di errori da parte di intermediari, tra cui banche, studi legali e contabili.
Uno scandalo di proporzioni planetarie fa tremare i leader e i vip di mezzo mondo. I Panama Papers, milioni di documenti che hanno origine in uno studio legale internazionale specializzato in paradisi fiscali, gettano l'ombra del sospetto su fortune riconducibili - pare - all'entourage di Vladimir Putin e del suo arcinemico ucraino Petro Poroshhenko; a familiari del leader cinese Xi Jinping e al re saudita, al defunto padre di David Cameron, ma anche a Luca Cordero di Montezemolo, a banche italiane, a primi ministri e loro parenti, a criminali, personaggi dello spettacolo e dello sport come Leo Messi, a funzionari d'intelligence, a celebrità varie.
Tutti uniti, stando a queste esplosive rivelazioni, da una gigantesca rete di banche e consulenti in grado di dirottare di nascosto da ogni controllo di legalità, verso discreti isolotti offshore, masse di denaro: miliardi e miliardi di dollari. Le rivelazioni sono saltate fuori da uno sterminato archivio di documenti denominati Panama Papers fatti filtrare da uno studio legale, Mossack Fonseca, con sede nel Paese centroamericano del canale: non molto noto ma con uffici sparsi nei 5 continenti da Miami, a Hong Kong, a Zurigo, a 42 altre località. Documenti passati al giornale tedesco Suddeutsche Zeitung e da questo condivisi poi con un pool di oltre 300 reporter investigativi di vari media internazionali fra cui i britannici Guardian e Bbc (e per l'Italia l'Espresso).
Il Guardian si concentra in apertura della sua edizione online solo su Putin, da tempo nel mirino di Washington e di Londra sullo sfondo dello scontro geopolitico in atto fra Mosca e l'occidente. Il leader russo viene ritenuto coinvolto indirettamente attraverso la figura di Serghei Roldugin: un musicista indicato fra i suoi migliori amici e padrino di battesimo di una delle sue figlie, che appare il terminale - almeno nominale - di un trasferimento sotto banco di ben due miliardi di dollari partiti da Bank Rossia (istituto di credito guidato da Yuri Kovalciuk, che gli Usa sostengono essere una sorta di banchiere del Cremlino) per essere indirizzati poi a Cipro e nel paradiso delle Isole Vergini Britanniche. Sospetti che peraltro un portavoce del Cremlino ha subito respinto come una montatura politica, assicurando che Mosca ha i mezzi per difendere in sede legale la reputazione di Putin.
Ma non è solo la Russia al centro di uno scandalo che si basa sulla bellezza di 11 milioni di documenti analizzati da giornalisti di 76 Paesi: di fatto la più grande fuga di notizie o indiscrezioni nella storia della finanza e della politica, persino più vasta di quelle di Wikileaks nel 2010 e delle intercettazioni della Nsa americana svelate da Edward Snowden nel 2013. Carte nelle quali compaiono i nomi di almeno 140 tra politici, personaggi famosi, imprenditori e sportivi e di 12 leader politici tra re, presidenti e primi ministri.
I 307 reporter dell'International Consortium of Investigative Journalists, impegnati per mesi a spulciare le carte, allargano la cerchia dei sospetti a personaggi dei Paesi di appartenenza: e così l'Espresso evoca Montezemolo, l'imprenditore Giuseppe Donaldo Nicosia, latitante e coinvolto in un'inchiesta per truffa con Marcello dell'Utri, l'ex pilota di Formula 1 Jarno Trulli oltre a Ubi e Unicredit; mentre Haaretz cita ad esempio alcuni dei più ricchi e influenti uomini d'affari di Israele.
Non mancano intere società che secondo i Panama Papers farebbero riferimento diretto ai capi di governo di Islanda e Pakistan. Mentre emergono presunte somme da capogiro sottratte e beni di lusso (fra cui yacht da favola) al fisco da Salman re dell'Arabia Saudita, dal re del Marocco Mohammad VI, dai figli del presidente dell'Azerbaigian, dal presidente filo-occidentale ucraino Poroshenko. E pure da da familiari di Xi Jinping: il leader di Pechino che a parole ha fatto della lotta alla corruzione il suo slogan. Altro denaro risulta riconducibile a 33 sigle o individui inseriti nella lista nera degli Usa per asserite connessioni con i signori della droga messicani, con organizzazioni definite terroristiche come gli Hezbollah sciiti libanesi, con Stati quali Corea del Nord o Iran.
E non finisce qui. Perché a essere toccati dal sospetto sono il mondo dello sport miliardario e quello dello spettacolo. Ecco allora saltar fuori il nome del campionissimo Lionel Messi, bandiera del calcio argentino e del Barcellona, oppure quello dell'attore cinese Jackie Chan. E ancora dirigenti sportivi sudamericani già comparsi nello scandalo Blatter, come l'ex vicepresidente del calcio mondiale Eugenio Figueredo e suo figlio Hugo, nonchè l'uruguaiano Juan Pedro Damiani, del comitato etico della Fifa.
Un elenco di ricchi, potenti e famosi che - dai misteri di Panama, a cavallo fra due oceani - chissà quale tsunami sarà ancora in grado di sollevare.

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