Parigi, al via il summit sul clima
Presenti circa 150 leader mondiali. Obama: "Possiamo
cambiare il futuro qui e adesso". Putin arriva tardi. Al centro del
dibattito le responsabilità dei paesi sviluppati
Roma, 30 novembre 2015 - In una Parigi blindata prende il via la conferenza sul clima, nonostante una vigilia ad alta tensione. Al vertice sono presenti circa 150 leader mondiali tra i quali anche il presidente Usa Barack Obama che ieri notte si è recato davanti al Bataclan
per rendere omaggio alle vittime degli attentati del 13 novembre. Ed è
proprio con un ricordo alle vittime che si è aperto il vertice a Le
Bourget. "Abbiamo un obbligo di successo", ha affermato il ministro
degli esteri francese Laurent Fabius nell'aprire i lavori di cui è
presidente, e per questo serve un "accordo universale e ambizioso" che
sia "giuridicamente vincolante". L'obiettivo è un contenimento "sotto i 2 gradi" dell'aumento delle temperature, ha avvertito il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon,
sottolineando che un'intesa sul clima serve anche a "garantire la pace e
la sicurezza internazionale". A margine della conferenza, i presidenti di Russia e Stati Uniti si sono riuniti a porte chiuse per discutere della situazione internazionale, Siria e Ucraina in primis. Al contempo, Putin si è rifiutato di incontrare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Tra i vari interventi anche quello del premier italiano Matteo Renzi che
ha insistito molto sui progressi fatti dal nostro Paese
nell'abbattimento delle emissioni. Nel corso della plenaria di oggi ha
parlato anche il presidente del Brasile, Dilma Rousseff, che attaccata pochi giorni fa proprio dall'Onu per non fare abbastanza per arginare l'inquinamento provocato dal crollo di due dighe nei pressi di una miniera di ferro nello stato di Mina Gerais, ha rimballato le accuse alla compagnia di estrazione Samarco.
XI - Occhi puntati sulla Cina, da sempre cauta nell'aderire ad accordi internazionali che penalizzano la crescita e lo sviluppo, nonché tra
i paesi più inquinati al mondo. Alla Cop21, il presidente cinese Xi Jinping
ha proposto che i paesi sviluppati mantengano l'impegno di "100
miliardi l'anno sino al 2020" a sostegno di quelli più poveri per
aiutarli ad affrontare il cambiamento climatico. Xi ha infatti
sottolineato la necessità di "rispettare le differenze" tra Stati in
modo da "permettere ai Paesi in via di sviluppo di far indietreggiare la
povertà". "L'accordo di Parigi - ha affermato il presidente cinee alla
conferenza Onu - deve rafforzare le azioni post 2020 (sul cambiamento
climatico) e ampliare gli sforzi globali per perseguire uno sviluppo
sostenibile". Xi Jinping ha anche auspicato che la Cop21 sia "non una
linea d'arrivo ma un nuovo punto di partenza". "Tutti gli occhi sono
oggi su Parigi - ha ricordato -. Diamoci la mano e lavoriamo per
realizzare un meccanismo globale ed efficace di lotta al cambiamento
climatico", e "costruire nuove relazioni internazionali che si basino su
cooperazioni win-win".
PUTIN - Vladimir Putin è arrivato in ritardo. Come
riportano i media russi, il leader del Cremlino si è perso l'inizio del
summit, disertando la cerimonia di apertura, la sessione di
foto ufficiali e perdendosi gli interventi del presidente
francese Francois Hollande, del segretario generale dell'Onu,
Ban Ki-moon, e del ministro degli Esteri francese, Laurent
Fabius. Appena arrivato a Le Bourget, il presidente russo si è subito
recato alla sessione plenaria della conferenza dove ha affermato che
serve un "accordo globale, efficace, equilibrato" e "giuridicamente
vincolante che permetta alle economie di svilupparsi" e limiti di "2 gradi" il riscaldamento climatico. Putin ha anche promesso che la Russia ridurrà i gas serra del 30%
rispetto al 1990 entro il 2030. Tra il 1991 e il 2012 "la Russia non
solo ha impedito la crescita dei gas serra ma li ha anche ridotti
notevolmente e grazie a questo non è finito in atmosfera un equivalente
di circa 40 miliardi di tonnellate di anidride carbonica", di poco
inferiore al totale dei gas serra (46 mld di tonnellate) emessi da tutti
i paesi del mondo nel 2012. "Cioè possiamo dire che gli sforzi della
Russia hanno consentito di frenare il riscaldamento globale di circa un
anno", ha puntualizzato.
HOLLANDE - Il cambiamento climatico, ha dichiarato il presidente francese Hollande,
di cui Ban ha riconosciuto il coraggio a confermare la Cop21 nonostante
gli attentati del 13 novembre, è insieme al terrorismo una delle due
"grandi sfide che dobbiamo affrontare" perché "ai nostri figli dobbiamo
lasciare di più che un mondo libero dal terrore, un pianeta preservato
dalle catastrofi, un pianeta sostenibile".
OBAMA - "Sono venuto di persona come rappresentante della prima
economia mondiale e del secondo inquinatore per dire che noi, Stati
Uniti, non solo riconosciamo il nostro ruolo nell'aver creato il
problema ma che ci assumiamo anche la responsabilità di fare qualcosa in
proposito. Possiamo cambiare il futuro qui e adesso", ha affermato Obama parlando
al summit. Il presidente Usa ha poi ricordato l'obiettivo degli Stati
Uniti: "ridurre le nostre emissioni (di CO2) del 26-28% rispetto ai
livelli del 2005 entro dieci anni". "Ora mettiamoci al lavoro", ha detto
in chiusura del suo discorso.
MERKEL - La cancelliera tedesca Angela Merkel ha
affermato, nel corso del primo giorno della Conferenza Onu sul clima,
che i Paesi sviluppati devono "prendere la guida" della lotta al
cambiamento climatico, consapevoli che "le emissioni del passato sono
state causate da noi, e per questo dobbiamo essere l'avanguardia nella
ricerca sull'innovazione tecnologica per ridurre le emissioni future".
Ai Paesi emergenti e ai più vulnerabili, ha aggiunto, "dev'essere data
la possibilità di raggiungere uno sviluppo sostenibile, fornendo i fondi
adeguati".
Presenti circa 150 leader mondiali. Obama: "Possiamo
cambiare il futuro qui e adesso". Putin arriva tardi. Al centro del
dibattito le responsabilità dei paesi sviluppati
Obama rende omaggio alle vittime del Bataclan
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