Il Terracina Social Forum non si sente rappresentato dall’attuale sindaco e dalla sua maggioranza consiliareby supermarco |
Il Terracina Social Forum prende atto del risultato elettorale e saluta il sindaco appena insediatosi.
Non può fare a meno, però, di ribadire nuovamente che la lunghissima campagna elettorale, alquanto noiosa nella fase iniziale, ha poi raggiunto livelli infimi di provincialismo nella fase finale, sia per i toni usati, sia per i temi trattati.
Emblema di tale forma di becero provincialismo è stato lo slogan “Terracina ai terracinesi”.
Non ci è assolutamente piaciuta quella “narrazione”, perché il primo cittadino deve essere il sindaco di tutti, terracinesi e non.
Così come non ci è piaciuta assolutamente la polemica sul candidato originario del Bangladesh, candidato che, tra l’altro, ha ottenuto pochissimi voti.
Aveva senso quella polemica?
Non solo: siccome il Terracina Social Forum vive la città, con tutte le sue problematiche, e non è certo composto da politici che vivono di cene di partito, bagni di folla e riunioni (LE RIUNIONI!!!), abbiamo toccato con mano personalmente gli effetti della polemica sul candidato bengalese.
Come?
Viaggiando sugli autobus cittadini, le cosiddette circolari. Abbiamo sentito con le nostre orecchie affermazioni razziste nei confronti degli indiani presenti sui bus, addirittura frasi come “Adesso vogliono pure farsi votare!”.
Vogliamo fare gli incendiari?
Ecco, una campagna elettorale così becera, così provinciale, non ha fatto altro che portare ad un imbarbarimento collettivo, ad un danneggiamento del senso di comunità.
Troviamo veramente avvilente (e contraddittorio) leggere affermazioni a favore del riconoscimento della Via Appia Antica e del centro storico alto come Patrimonio dell’Umanità UNESCO, e poi sentire “Terracina ai terracinesi”.
La Cultura con la C maiuscola, con un tale tipo di rappresentanza politica, nella nostra città è moribonda, se non è già morta.
Di conseguenza, il Terracina Social Forum afferma con estrema forza e con tutta la determinazione possibile di non sentirsi rappresentato dall’attuale sindaco e dall’attuale maggioranza consiliare, pur accettando l’esito del voto.
Non solo.
Anche analizzando il risultato elettorale nell’intero Paese, sembra che Terracina sia una sorta di oasi separata da tutto, un microcosmo i cui confini vanno da Badino fino a Porta Napoletana.
Il proverbio dice: “Chi non entra con la soluzione, è parte del problema”.
La stampa locale è parte del problema, perché in questi lunghi mesi di campagna elettorale ha alimentato il pettegolezzo politico, nonché la bassezza dei toni e dei contenuti.
Quando sono morti giornalisti come Enzo Biagi, Indro Montanelli, Giorgio Bocca, si è detto da più parti che erano deceduti dei grandi intellettuali.
I giornalisti, infatti, possono ricoprire quel ruolo, cioè essere degli intellettuali, sia a livello nazionale, sia a livello locale.
Eppure anche i giornalisti locali non escono dai confini di quel microcosmo precedentemente citato (Badino e Porta Napoletana), rinunciando al ruolo di intellettuali che potrebbero e dovrebbero ricoprire.
Quel ruolo a livello locale se lo devono assumere i blogger?
Stesso discorso per altri intellettuali frequentatori assidui di consessi prestigiosi: non abbiamo ancora sentito alcuna parola di netta condanna o quanto meno di presa di distanza dai toni provinciali al limite del razzismo espressi durante la campagna elettorale.
Oltre ai toni, non ci sono piaciuti neanche i temi trattati.
Qualche esperto ha dichiarato che le recenti elezioni amministrative sono state il primo voto non ideologico nella storia del nostro Paese.
Come abbiamo già scritto, l’America Latina è decenni avanti rispetto a noi, con una capacità di analisi sorprendente per quanto è all’avanguardia (non a caso, gli yankee si stanno reimpossessando un po’ alla volta del “cortile di casa”, con colpi di Stato, “rivoluzioni colorate”, impeachment e sospette morti di leader politici).
Ebbene, in America Latina non parlano più di destra e sinistra, bensì di los de abajo (quelli di sotto) e di los de arriba (quelli di sopra). Destra e sinistra, invece, sono categorie che servono per far litigare quelli di sotto come davanti ad una partita di calcio, al fine di consentire a quelli di sopra di prosperare indisturbati.
Date queste premesse, chi sono a Terracina quelli di sotto?
Gli indiani.
E chi sono quelli di sopra?
Gli evasori fiscali.
Già, perché se Terracina è una città in dissesto finanziario, qualche motivo ci sarà. Se non si incassano le entrate correnti, il dissesto è la logica ed inevitabile conseguenza.
Si è parlato di evasione fiscale in campagna elettorale?
Pochissimo ed in maniera del tutto secondaria, anzi, è stato l’ultimo dei problemi.
E perché gli indiani sono quelli di sotto nella nostra città?
Perché lo dicono i dati ISTAT: l’agricoltura è il principale settore produttivo della città.
Andando avanti con slogan come “Terracina ai terracinesi”, come si riuscirà mai a far capire al ventenne seccato perché sulla circolare non trova posto a sedere a causa della presenza degli indiani, che proprio grazie agli indiani stessi può usufruire dei trasporti urbani?
Già, perché se la principale fonte di ricchezza della città è l’agricoltura, l’intera collettività dovrebbe essere grata agli indiani che lavorano nelle campagne. È grazie ai profitti dell’agricoltura se si crea un indotto e si incassano entrate comunali che consentono di avere servizi pubblici, come quello dei trasporti urbani.
Ma, è importantissimo ribadirlo, sono gli indiani quelli di sotto, perché è da loro che viene “estratta ricchezza” (francesismo per non scrivere “vengono sfruttati”), sottopagati e sottoposti come sono al regime del caporalato, per di più spessissimo ospitati in casolari di campagna privi di energia elettrica, gas, acqua e servizi sanitari, al di fuori del rispetto di ogni più basilare condizione igienica.
Se ne è parlato in campagna elettorale?
No.
Silenzio totale.
Da parte dei candidati, da parte della stampa, da parte degli intellettuali che frequentano consessi prestigiosi.
E del TTIP, il trattato di libero scambio che Commissione UE e Stati Uniti stanno negoziando segretamente, se ne è parlato in campagna elettorale?
No.
Silenzio totale.
Eppure sarà quel trattato a travolgere completamente l’economia terracinese, se non faremo le barricate.
La direttiva comunitaria “Bolkenstein” è stata approvata nel 2006. Adesso, dieci anni dopo, assistiamo alle proteste dei nostri operatori balneari e, in altre città, dei commercianti.
Dieci anni dopo.
Quanto tempo dovremo aspettare per vedere le barricate contro il TTIP?
Beh, certo, se il mondo inizia a Badino e finisce a Porta Napoletana, le barricate contro il TTIP a Terracina non le vedremo mai.
Terracina ai terracinesi.
Ma noi non ci sentiamo rappresentati dall’attuale sindaco e dall’attuale maggioranza consiliare.
E riteniamo che gli intellettuali e la classe dirigente della nostra città debbano assumersi le loro responsabilità.
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