
"Una
moglie? Ma così ti porti un estraneo in casa". E' solo una battuta in un celebre
film del grande attore Alberto Sordi, morto nel 2003. Ma forse per lui era
proprio così, visto che ha passato la sua vita con le sue sorelle nella
splendida villa di Caracalla a Roma. Alberto e Aurelia, la maggiore morta due
anni fa a 96 anni sono al centro di una dolorosa vicenda, che sicuramente mai
avrebbero voluto vedere. E chissà cosa penserà da Lassù Albertone nazionale. Di
estranei in casa se ne era portati più di dieci, e tutti, in concorso, avrebbero
ideato un piano per impossessarsi del suo patrimonio di ben 100 milioni di euro.
Forse era meglio una moglie e qualche figlio… Mente dell'operazione sarebbe il
figlioccio di Sordi, l'autista Arturo Artaldi che avrebbe insieme al notaio
Gabriele Sciumbata e all'avvocato Francesca Pecorella, organizzato l'operazione
per convincere la "signorina Aurelia" a disfarsi del suo patrimonio. Lei non
sarebbe più stata in grado di intendere e di volere, tanto a che a gli chiedeva
cosa avesse fatto nella vita il fratello, rispondeva, semplicemente "era uno del
cinema" E su Giovanni Paolo II, "Papa Wotjyla era polacco? Ammappalo". Ora a
gennaio Artaldi sarà processato insieme anche ai sei dipendenti della Villa,
pagati secondo l'accusa con complessivi due milioni e mezzo per tacere. C'e'
anche un ultimo testamento di Aurelia del 2011, con una disposizione precisa:
"Nomino erede universale di tutto l mio patrimonio la Fondazione Museo Sordi".
Peccato che non c'era rimasto quasi più niente, conti correnti svuotati e
immobili ceduti.
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