martedì 16 dicembre 2014

Renzi: "Il 24 dicembre i decreti sul Jobs Act in Cdm.

Renzi: "Il 24 dicembre i decreti sul Jobs Act in Cdm. Riforme? L'Italia non prende lezioni da nessuno"

I decreti per il Jobs Act saranno pronti entro Natale. "Li facciamo il 24 dicembre", ha detto il premier Matteo Renzi rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se il consiglio dei ministri riuscirà a fare i decreti prime delle festività natalizie. Intanto il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha convocato per la mattina di venerdì 19 dicembre una riunione con le organizzazioni sindacali e le associazioni dei datori di lavoro. Oggetto dell'incontro, l'attuazione della legge delega in materia di lavoro recentemente approvata dal Parlamento. Il presidente del Consiglio è intervenuto prima alla Camera e poi al Senato sul prossimo vertice dell'Unione europea mescolando temi di politica internazionale e nazionale con attacchi diretti a M5S e Lega Nord.
"Stiamo scrivendo pagine straordinarie" - "Stiamo scrivendo pagine straordinarie di riforme interne", ha detto il presidente del Consiglio ricordando che riforma costituzionale e legge elettorale sono "alla seconda lettura", che si sta approvando la delega sulla P.a. e "si sta affrontando una grande questione di serietà con la riforma della giustizia, si sta intervenendo sul cruciale mercato del lavoro e ci si accinge a discutere finalmente del futuro del nostro sistema educativo".
 
 
"L'Italia non prende lezioni da nessuno" - "Si può dire tutto, tranne che l'Italia non stia facendo le riforme. Su questo non prendiamo lezioni da nessuno", ha detto Renzi in Senato. "Quando nel 2003 altri Paesi hanno fatto riforme anche meno ambiziose delle nostre - e ogni riferimento alla Francia e alla Germania è puramente voluto - se l'Italia, presidente di turno, non avesse garantito flessibilità, quelle riforme non le avrebbero fatte".
"Olimpiadi? C'è una reazione sorprendente" - "C'è una reazione sorprendente" alla candidatura alle Olimpiadi, "tutti a dire che è impossibile fare le Olimpiadi in Italia perché c'è chi ruba". Lo ha detto il premier Matteo Renzi intervenendo alla Camera. Le Olimpiadi "sono un sogno che deve essere rigoroso, tenace, di alta qualità, ma dire di non farle perché qualcuno non è all'altezza frustra i desideri dei cittadini", ha aggiunto Renzi.  "Laddove c'è da costruire innovazione l'Italia c'è: il paese può rannicchiarsi, come vorrebbe chi è contrario alle Olimpiadi, che ci dice di rinunciare" ma il compito "del nostro paese è costruire grandi ponti, tornare a credere che si possano realizzare grandi cose e essere tifosi dell'Italia".
"C'è chi ruba? Va mandato in galera" - Riferendosi poi alla vicenda della Lega, Renzi ha detto: "Se c'è chi ruba si manda in galera, senza rinunciare a perseguire come parte civile i tesorieri che rubano". E di fronte alle vivaci proteste dall'Aula di Giancarlo Giorgetti, replica: "Sì, se c'è chi ruba - lo dico a Giorgetti, autorevole personalità - bisogna avere il coraggio di mandare in galera, alzare le pene e insistere in un'idea di Paese nel quale chi fa politica non smercia diamanti ma prova a recuperare propria dignità proponendo un sogno per il Paese".
Doppio attacco al M5S: "Non vi hanno eletto per insultare" - Rivolgendosi ai deputati del Movimento cinque stelle, il premier ha detto: "Recuperate la passione che ha caratterizzato gli elettori che vi hanno eletto non per insultare o buttarla in caciara. Quando urlate io dovrei essere contento perché rappresento un partito di 11 milioni di persone che voi manco se mettete insieme gli utenti di 7 mesi". "Abbiamo bisogno anche di voi" per le riforme, "perché il Parlamento non può costantemente veder buttata via l'occasione di una forza politica che rappresenta milioni di elettori, con una discussione interna e sterile. Se fate così continuerete a perdere parlamentari e fare liste proscrizione che non vanno da nessuna parte". E di fronte alle proteste dei deputati aggiunge: "Credo che sia il caso di verificare se le loro corde vocali siano ancora in grado di esprimere qualche concetto". Concetto ribadito al Senato: "Non cederemo mai alla cultura del disfattismo, c'è qualcuno lo anima ma anche chi di fronte ai problemi non trova di meglio da fare che urlare tradendo la speranza di chi lo ha votato".
"La perdita di 1 milione di posti lavoro è un macigno" - "Ci sono presenti le difficoltà, siamo convinti che sia un momento delicato, dal 2008 si sono persi 900mila posti di lavoro. Poco importa dire che negli ultimi mesi si sono recuperati 120mila posti. Un milione di posti di lavoro in meno pesa come un macigno sull' economia".
"Blocco South Stream non è decisivo per la politica energetica" -  Il progetto "South Stream è da mesi in procedura di infrazione aperta dalla commissione europea a guida Barroso, quella a cui voi avete per due volte consegnato la guida dell'Europa", ha aggiunto il premier nella sua replica alla Camera. "La decisione di bloccare South Stream ha sicuramente evidenti ripercussioni ed implicazioni, ma - a nostro avviso - non è decisiva per il futuro dell'Italia e della politica energetica", ha poi ribadito spiegando che questa considerazione non nasce dal fatto che "abbiamo come alternativa la Turchia, attraversata dal Tap", che rappresenta una occasione ma non certo risolutiva rispetto al fabbisogno italiano. "Crediamo che il Tap vada fatto perché è giusto, ma diverso è il ragionamento che l'Italia ha fatto, in particolar modo attraverso il lavoro di Eni", ha proseguito il premier ricordando che L'Italia "ha scelto di investire in una diversa relazione con l'Africa: il mio è il primo governo che ha scelto di fare viaggi ufficiali anche sotto il Sahara, abbiamo scelto di andare in Congo, in Angola e in particolare in Mozambico".
"L'Ue ha iniziato a cambiare approccio" - Il presidente del Consiglio ha parlato anche di Unione europea. Bisogna "vivere la fase che si è aperta come occasione unica: o cambiamo la direzione dell'Europa o abbiamo perduto l'Europa", ha detto il premier spiegando che "siamo in una fase di passaggio straordinariamente delicata e sensibile: l'Europa è al bivio". "Il piano di investimenti si può migliorare ma è il primo segno che finalmente torniamo a parlare di crescita e non solo austerità", ha detto Renzi. "Alcuni lo ritengono un passo decisivo, altri un Topolino partorito dalla montagna" ma bisogna "prendere atto che in 6 mesi l'Ue ha iniziato a cambiare approccio, cercando di investire di più in politica, in politica economica. Ci siamo ricordati che Patto è anche di crescita, non solo stabilità. Quando venimmo in Parlamento a giugno pochi pensavano avremmo avuto successo", ha proseguito Renzi. Parlando ancora del "piano Juncker" e della previsione dello scorporo degli investimenti "giudicati favorevoli dal Patto" il premier ha detto che è un primo passo ma non sufficiente. "Il passaggio logico successivo è consentire lo scorporo dei grandi investimenti in opere pubbliche, anche con verifica Ue", ha detto Renzi alla Camera.
"Sguardo condiviso e unitario sui temi di politica estera" - Nel suo intervento alla Camera, Renzi ha parlato anche del terrorismo islamico e dell'Isis. "Se il ricorso alle minacce di terroristi arriva a scuotere la placida Sydney, è la dimostrazione che la comunità internazionale ha bisogno di uno sguardo condiviso e unitario sui temi di politica estera", ha detto il premier.

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