mercoledì 30 maggio 2012

Mappa pericolosità sismica

Sono 3 milioni gli …

Controlli sui 730 del 2010


Controlli sui 730 del 2010: la documentazione va consegnata al fisco entro il 30 giugno

di Giovanni ParenteCronologia articolo28 maggio 2012Commenti (28)

In questo articoloArgomenti: Fisco
Agenzia Entrate

..Storia dell'articoloChiudi Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2012 alle ore 21:28.



.

Accedi a My Il fisco fissa la scadenza. I contribuenti dovranno rispondere entro il 30 giugno alle lettere inviate ad aprile dall’agenzia delle Entrate. L’amministrazione finanziaria ha chiesto la documentazione a supporto dei bonus fiscali sfruttati nel modello 730/2010 e relativo al periodo d’imposta 2009. Richieste “mirate” che chiedono, di fatto, di provare la fondatezza delle deduzioni e delle detrazioni. Tanto per intenderci, si va dalle ricevute e dagli scontrini per le spese mediche sostenute agli interventi domestici di ristrutturazione (spese che accedono al 36%) o di riqualificazione energetica (per il 55%). Controlli di routine che vengono effettuati ogni anno ma che comunque hanno messo molta apprensione (a maggior ragione in un periodo di rapporti non proprio semplici tra fisco e contribuenti), anche perché molto spesso la documentazione richiesta non è così facilmente reperibile.



Le lettere



Le comunicazioni inviate dall’agenzia delle Entrate portano la data del 19 aprile scorso. Le lettere invitavano a presentare la documentazione richiesta entro 30 giorni dalla data di ricezione. L’agenzia delle Entrate era già intervenuta con un chiarimento lo scorso 15 maggio in cui aveva precisato che «si tratta dei consueti controlli sugli oneri dedotti e sulle detrazioni di imposta che riguardano circa il 4% delle dichiarazioni delle persone fisiche». Applicando brutalmente la percentuale solo ai contribuenti che hanno presentato il 730 nel 2010 (in tutto 10,6 milioni), si tratta di poco più di 420mila controlli. Inoltre sempre l’Agenzia aveva sottolineato che «questa attività



di riscontro, assolutamente di routine, è eseguita per norma entro il secondo anno successivo alla presentazione della dichiarazione». E, proprio in riferimento al termine “originario” dei 30 giorni dalla ricezione, «a quest’ultimo riguardo non sono richieste particolari formalità di prova». Ora però viene fissato il termine del 30 giugno come deadline per inviare la documentazione.



Le conseguenze



Che cosa potrebbe succedere se i contribuenti interessati non inviassero la documentazione o se non fosse adeguata? Il rischio è che possa essere ripresa a tassazione, in tutto o in parte, la somma portata in deduzione o in detrazione a cui tra l’altro si aggiungerebbero anche le sanzioni.



Clicca per Condividere

.Selezionati per te (1 di 5 articoli)Spesometro, si cambia

Continua a leggere »AvantiClose

Il codice (pat)etico


Il codice (pat)etico

14:02 del 29 maggio

Leggi anche...

11:06 del 24 maggio

Odio il mercato



di Roberto Beccantini, su beckisback.it



Domenico Criscito no e Leonardo Bonucci sì ribadiscono quanto il confine tra etica ed etichetta sia labile e subdulo. Un avviso di garanzia con perquisizione in camera (a Coverciano) batte, dunque, un avviso di garanzia (spiccato e non arrivato): l’importante è saperlo. Avrei portato Criscito, scritto ieri; e per la proprietà transitiva della logica, anche Bonucci. Nel rispetto totale di coloro che non la pensano come me – e, quindi, avrebbero bloccato entrambi per questioni di opportunità, di morale o quant’altro – credo che Cesare Prandelli abbia adottato la scelta sbagliata.



La voce del popolo non sempre è la voce di Dio, ma è chiaro che la cesura del ct fomenterà pissi pissi da bar sport, Bonucci è della Juventus e Criscito lo era, Bonucci è un pesce e Criscito un pesciolino. Non toccare il tasto della presunzione di innocenza – che, viceversa, andrebbe pigiato, sempre – significa mettersi dalla parte del torto, a maggior ragione di fronte a una decisione così politica e così ipocrita. La «pressione disumana» con la quale Cesare aveva addobbato l’Europeo di Criscito, per giustificarne l’esclusione, ha tutta l’aria di un alibi cucinato al volo e al dente, su ricetta di Giancarlo Abete.



Cesare resta un allenatore che studia il calciatore attraverso l’uomo. Lo avrei gradito più coraggioso: o tutti dentro o tutti fuori; sia che l’uno, Criscito, abbia ricevuto l’avviso di garanzia, e l’altro, Bonucci, non ancora; sia che il reato contestato al secondo risulti meno grave di quello notificato al primo.



Siamo alle solite: gli esempi che vengono dall’alto – e in questo caso, l’alto è Prandelli – lasciano spazio alle capriole dell’incoerenza e alle acrobazie del codice (pat)etico. Tutto il mondo ride di noi. Come alla vigilia dei Mondiali 2006, ultima stampella alla quale aggrapparci.



Monti vuol fermare il calcio? ma non la vergogna della Casta....


Monti, fermare il calcio? Prima cancelli la vergogna della Casta e degli stadi infami



17:30 del 29 maggio

Non c'è niente da fare. Che siano politici o tecnici, ogni volta che gli inquilini del Palazzo fanno invasione di campo nel calcio, sparano facezie ad alzo zero. L'ultimo, in ordine di tempo, è l'autorevole professor Mario Monti, presidente del Consiglio che, di fronte a Scommessopoli e alle altre sconcezze del pallone italiota, tomo tomo cacchio cacchio propone di fermare tutto per due o tre anni.



Ora, va bene tutto. Va bene che oggi è una giornata infernale per tutti, con il terremoto che non dà tregua alle popolazioni dell'Emilia-Romagna e continua a seminare morte e distruzione; il calcioscomesse e le sue nefandezze che calpestano la passione di milioni di italiani; la preoccupazione dello stesso premier per le condizioni di salute della moglie, signora Elsa, ala quale rivolgiamo i più calorosi auguri di rapida guarigione.



Ma, dall'uomo che Obama ha chiamato ad aprire i lavori della sessione economica dell'ultimo G8, non ci aspettavamo questa sortita tanto superficiale quanto inconsistente, approssimativa, strumentale.



Monti lo sa che, anche secondo gli studi dell'autorevole Bocconi di cui è stato rettore e tuttora è presidente, sia pure congelato per via dell'incarico a Palazzo Chigi, il calcio figura fra le prime dieci aziende del nostro Paese?



Cosa facciamo, chiudiamo tutto "per 2-3 anni"? E quelli che grazie al calcio lavorano, indotto compreso, che fine fanno? Diventano esodati e si consolano con le lacrime della Fornero? E i miliardi di tasse che il calcio paga allo Stato ogni anno (1 miliardo 100 milioni di euro), chi li paga? Ancora noi, con altre tasse, con un'altra Imu, con un'altra Equitalia, come se questo governo non ci avesse già stangato abbastanza?



C'è di che rabbrividire, per usare il lessico del premier. Il quale, en passant, già che c'è, potrebbe spiegarci come mai, da oltre quattro anni, dorma in Parlamento il disegno di legge sulla costruzione di nuovi stadi a costo zero per i contribuenti.



Potrebbe spiegarci come mai, all'ignobile Casta di nullafacenti di ogni colore, spesso infestata di pregiudicati, sempre incapaci di risolvere i problemi dello sport italiano, l'attuale governo non tagli uno straccio dei privilegi che la rendono insopportabile ai cittadini contribuenti tartassati.



Potrebbe spiegarci come mai gli stadi italiani siano così infami, infrequentabili, insicuri, obsoleti, fatiscenti che, per almeno 20-25 anni, ci dovremo scordare di ospitare un Europeo o un Mondiale.



Potrebbe spiegarci se, come italiano che va in giro per il mondo possa tollerare questa vergogna.



Potrebbe spiegarci come mai, secondo il governo francese, l'Europeo 2016 consentirà ai cugini di incrementare di almeno 1 punto il loro Prodotto Interno Lordo grazie alla costruzione e al rammodernamento di otto impianti,disseminati sull'intero territorio nazionale.



Potrebbe spiegarci come mai, nonostante tornelli, tessere del tifoso, tappi delle bottigliette di plastica sequestrati ai bambini quando mettono piede in uno stadio, in questi stessi luoghi entrino impunemente bombe carta, fuogeni, spranghe, catene, criminali, teppoisti, balordi, barbari.



Potrebbe spiegarci come mai, in questo Paese, le leggi esistano per stroncare i violenti e i razzisti, ma, raramente vengano applicate perchè gli stadi sono una zona franca. E lo Stato dov'è?



Potrebbe spiegarci come mai la procura della Repubblica di Cremona, che ha scoperchiato il verminaio delle scommesse, sia in cronica crisi di uomini e mezzi che lo Stato le nega da anni.



Ecco, quando Monti ci avrà spiegato tutto questo, sappia che avrà cominciato a capire qualcosa del calcio. Poi, naturalmente, ci dirà per quanto tempo, secondo lui, bisognerebbe chiudere la Casta che ha ridotto l'Italia in queste condizioni. Aspettiamo fiduciosi.



lunedì 28 maggio 2012

Crisi? ecco come non pensarci

La crisi? Ecco come gli italiani cercano di non pensarci...




Scritto da Redazione Dimmidipiu Lunedì 28 Maggio 2012 12:37 Questo articolo e' stato letto: 1 volte

CRONACA : NAZIONALE



Valutazione attuale: / 0

ScarsoOttimo



Due italiani su tre puntano sulle emozioni per non pensare alla crisi. Secondo il Journal of Positive Psychology gli acquisti possono renderci felici e soddisfatti purché siano «esperienziali». Nel Bel Paese i romani risultano i più materialisti, i milanesi son contenti se viaggiano, i napoletani preferiscono gli eventi culturali.





Altro che armadi pieni, ritrovati tecnologici all'ultimo grido o oggetti di design. Due italiani su tre si dichiarano più soddisfatti degli acquisti "esperienziali" e li definiscono il miglior antidoto per non pensare alla crisi. Se c'è qualche euro in più da spendere, gli italiani preferiscono vivere un'esperienza piuttosto che acquistare un oggetto. Insomma, meglio andare a teatro (35%) che possedere uno smartphone (12%), meglio un viaggio (33,5%) che un abito all'ultima moda (19%). Si preferisce questa tipologia di acquisto perché più gratificante (61%), dura nel tempo grazie ai ricordi (56%), fa vivere emozioni (48%) e spesso si è in compagnia (41%). Sono soprattutto le donne, 63% del campione, a preferirla contro il 53% degli uomini.

E' quanto emerge da un sondaggio di Tappeto Volante (www.tappetovolante.org), società specializzata nella creazione e organizzazione di grandi eventi artistici e culturali, realizzato tra 2600 internauti di ambo i sessi, tra i 25 e 60 anni, equamente distribuiti tra nord, sud e centro Italia. L'indagine è stata condotta in occasione della recente pubblicazione sul Journal of Positive Psychology dello studio di Ryan Howell, psicologo dell'Università di San Francisco, che ha analizzato i comportamenti "da consumatori" rivelando che gli acquisti, per quanto pochi siano, possono renderci felici e soddisfatti purché siano "esperienziali".

"E' straordinario notare che la cultura sia sempre più accattivante. Ed è motivo di orgoglio per gli addetti ai lavori sapere che le emozioni che si vogliono trasmettere sono apprezzate e che gli italiani preferiscono vivere qualcosa più che possederla" commenta Domenico Maria Corrado, fondatore della Tappeto Volante.

Dunque, quali sono gli acquisti che danno più gioia agli italiani?

Il 69% degli intervistati non ha dubbi e si dichiara più felice quando effettua acquisti esperienziali, mentre il 28% del campione afferma invece che comprare un oggetto sia più appagante. Nel dettaglio, a farla da padrone sono i biglietti per un concerto o uno spettacolo teatrale (35%) seguiti a distanza ravvicinata dai viaggi (33,5%). Per gli italiani sono soldi ben spesi anche quelli per una cena di qualità fuori con gli amici (29%). Ai piedi del podio il primo desiderio materiale: arredare e rendere più accogliente la propria casa con accessori e oggetti di design appaga il 24,5% degli intervistati. Mentre al quinto posto gli abitanti dello stivale indicano gli acquisti dedicati alla cura della persona (21%) come i trattamenti antistress, i massaggi e le sedute estetiche. E se anche siamo noti nel mondo come il Paese dello stile e del ben vestire, l'acquisto di abiti all'ultima moda viene ritenuto fonte di gioia solo dal 19% del campione. Al settimo posto le attività sportive (abbonamenti palestra, piscina, corsi di ballo etc.) con il 18% delle preferenze e solo in ottava posizione i regali, di qualsiasi natura, per qualcun altro (16%). Chiudono la top ten degli acquisti più "felici": aggiungere un libro alla biblioteca personale (13,5%) e gli acquisti tecnologici (12%, smartphone, tablet, pc, etc.), ormai ritenuti più una necessità per stare a passo con i tempi che un vezzo.



"Le persone cercano attività scaccia-crisi a elevato contenuto emotivo. In questo il teatro offre una valida soluzione - spiega Luca Cipriano, presidente del teatro Carlo Gesualdo di Avellino, uno dei più grandi del Sud Italia - Noi registriamo dati in continua crescita, il che stupisce in un contesto generale di recessione. Il pubblico del teatro vuole soprattutto ridere e cantare: comici e concerti trainano i cartelloni e spopolano al botteghino. Il teatro offre due ore di sospensione dalla realtà che è sempre più cupa e angosciante. Ad Avellino abbiamo lavorato su una politica di prezzi molto competitivi e i risultati sono stati eccellenti".

Ma lungo lo stivale chi sono i più materialisti ?

Al primo posto i laziali, ben il 61% dichiara che comprare un oggetto o prendere possesso di un bene è il miglior modo per spendere i propri soldi. Dello stesso parere friulani (60%), valdostani (59,5%), toscani (58%), sardi (57%) e lucani (56,5%). Non sono d'accordo i lombardi che preferiscono le esperienze (73%), in particolar modo viaggiare (71%), così come i campani (70%) che però mettono in cima alla lista dei propri desideri la partecipazione ad eventi culturali come spettacoli teatrali o musicali (59%). A rinfoltire la schiera dei pro-esperienza anche emiliani e romagnoli (68%), molisani (65%), trentini (63%), umbri (60%) e siciliani (58%). E la pensano allo stesso modo anche liguri (55%) e piemontesi (54%). Indecisi risultano, invece, pugliesi (51%) e veneti (52%) con leggera preferenza per le esperienze, mentre propendono per i beni calabresi (49,5%), marchigiani (48%) e abruzzesi (49%).



Calcioscommesse

Calcio scommesse - Arrestato Mauri, anche Conte è indagato




lun, 28 mag 08:07:00 2012



Email

Stampa



Ennesima svolta nel caso di calcioscommesse: all'alba arrivano ben 19 provvedimenti restrittivi, tra cui quelli di cinque ungheresi e di Cristian Bertani. Perquisito anche Mimmo Criscito nel ritiro della Nazionale. (foto AP/LaPresse)

Antonio Conte AP/LaPresse - 0

Altri link



I 19 provvedimenti restrittivi

Le reazioni: Conte "Estraneo ai fatti"

Di Martino "Criscito è l'unico nazionale"

Coni "Calcio ostaggio dei malfattori"

Buffon "Meglio due feriti che un morto"

Carobbio attacca "Conte sapeva tutto"

Deferite Novara, Atalanta e Siena

Quanto rischiano i club deferiti?

Arrestato Andrea Masiello, ex Bari

Operazione Last Bet, arrestato Doni!



Tornano a tintinnare le manette e per il nostro calcio non è più una novità. Semmai, questa volta a fare notizia è il fatto che ad essere colpiti dai provvedimenti della Procura di Cremona siano stati giocatori di Serie A. L'ennesimo salto di qualità di un'indagine nata ormai un anno fa. All'alba, infatti, Stefano Mauri (Lazio) e Omar Milanetto (Padova) sono stati arrestati nell'ambito dell'operazione "New Last Bet". L'operazione è una delle più importanti che si registrano da quando è partita l'inchiesta. Sono infatti stati attivati ben 19 provvedimenti restrittivi e addirittura 30 perquisizioni, provvedimenti che si vanno ad aggiungere ai 17 arresti dello scorso dicembre. Gli arresti non sono stati effettuati però soltanto in Italia ma anche in Ungheria, lì dove sono stati fermati cinque esponenti di un gruppo criminale facente capo al misterioso singaporiano Tan Seet Eng.



COINVOLTA LA SERIE A - Una prima spiegazione dei fatti è giunta da Raffaele Grassi, vice-presidente del Servizio Centrale Operativo. "Questa nuova tranche dell'inchiesta - ha dichiarato a Sky - ha fatto emergere manipolazioni di partite di Serie A del campionato 2010/11, tra cui Lazio-Genoa e Lecce-Lazio. È stata confermata l'esistenza di un'organizzazione transnazionale composta da singaporiani e balcanici, a cui si è aggiunta la componente ungherese".



Svolta nel caso di calcioscommesse: perquisito Criscito - 2 ANTONIO CONTE INDAGATO - L'altra grande notizia di giornata è che anche l'attuale tecnico della Juventus ha ricevuto una perquisizione all'alba. E, si apprende, è ora indagato per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva. Il tutto, ovviamente, è dovuto alla stagione 2010/11, quando era alla guida del Siena. Evidentemente la tanto contestata testimonianza di Filippo Carobbio è stata ritenuta attendibile.



Svolta nel caso di calcioscommesse: perquisito Criscito - 3 INDAGATO ANCHE MEZZAROMA - Il presidente del Siena è tra i protagonisti di spicco della vicenda. Il numero uno toscano è stato sottoposto a perquisizioni come gli altri finiti nel mirino della maxi-operazione. E, alla fine, anche lui è finito nella lista degli indagati dopo essere stato chiamato in causa dal pentito Carlo Gervasoni, secondo il quale Massimo Mezzaroma avrebbe pagato due giocatori avversari per accomodare una partita del Siena.



Svolta nel caso di calcioscommesse: perquisito Criscito - 4 19 COINVOLTI: ANCHE BERTANI - Oltre a Mauri e Milanetto, nella lista dei fermati c'è anche Cristian Bertani, attualmente alla Sampdoria ma nella stagione scorsa al Novara, lì dove sarebbe entrato nella combine contro il Siena. Oltre a questi tre, effettivamente i nomi più importanti, si segnalano anche altri 10 arresti: Paolo Acerbis, Matteo Gritti, Alessandro Pellicori, Ivan Tisci e Marco Turati tra i calciatori, oltre ai cinque ungheresi (Istvan Borgulya, Zoltan Kenesei, Matyas Lazar, Laszlo Schultz, e Laszlo Strasser). Arresti domiciliari per Inacio Joelson e altri due soci d'affari di Gigi Sartor (Luca Burini e Daniele Ragone, entrambi indagati per riciclaggio). Obbligo di firma due volte alla settimana per Francesco Ruopolo e Kewullay Conteh, premiati per aver collaborato nelle ultime settimane. Diversa la posizione di Giuseppe Sculli. Il pm di Cremona aveva chiesto l'arresto anche per lui, ma il gip ha respinto la richiesta in attesa degli sviluppi immediati di questa vicenda. Di certo siamo soltanto all'inizio di una nuova fase. E alle 11, quando si terrà una conferenza stampa nella procura di Cremona, ne sapremo di più.



Svolta nel caso di calcioscommesse: perquisito Criscito - 5 PERQUISIZIONE PER CRISCITO - Il calcioscommesse porta con sé anche un piccolo-grande paradosso. La storia è quella di Mimmo Criscito, che ha ricevuto la visita della polizia per una perquisizione direttamente nel ritiro della Nazionale a Coverciano, questa mattina alle 6:25. Un fuoriprogramma che porta l'attuale calciatore dello Zenit San Pietroburgo nella lista degli indagati per i fatti risalenti alla sua parentesi genoana, così come per Milanetto. Ma il paradosso sta anche in altri due piccoli fatti: entro sera Criscito sarebbe entrato nella lista dei 23 convocati da Cesare Prandelli per la fase finale dell'Europeo e, soprattutto, quest'oggi arriveranno a Coverciano Simone Farina e Fabio Pisacane, i due calciatori di serie inferiori premiati da Prandelli con una "convocazione" virtuale dopo che rinunciarono di partecipare a delle combine. Certe volte il destino è proprio beffardo.



Svolta nel caso di calcioscommesse: perquisito Criscito - 6 PERQUISITO ANCHE SONCIN, ANCORA SIGNORI - La maxi-operazione coinvolge anche altri due personaggi. Andrea Soncin, attualmente all'Ascoli, ha ricevuto la visita della polizia per una perquisizione in mattinata. Il giocatore sarebbe indagato per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva per illeciti risalenti sempre alla stagione di Serie B 2010/11, quando militava nel Grosseto. Rientra di prepotenza anche il nome di Beppe Signori, il big della prima fase dell'inchiesta. A lui, infatti, la Procura di Cremona contesta ora anche il reato di riciclaggio in compagnia di Gigi Sartor (e dei due finiti ai domiciliari, Burini e Ragone).



Svolta nel caso di calcioscommesse: perquisito Criscito - 7 ALLE 13 I CONVOCATI - Il selezionatore azzurro, da quanto si apprende, è determinato ad andare per la propria strada, indipendentemente dalla perquisizione che all'alba ha disturbato non poco il ritiro della Nazionale a Coverciano. E, quindi, per quell'ora renderà nota la lista dei 23 convocati per la fase finale dell'Europeo. Una decisione quanto meno singolare, se si considera che Prandelli avrebbe come termine ultimo le 12 di domani e potrebbe sfruttare il caso di Criscito per prendere ulteriore tempo. Probabilmente, quindi, si arriverà a un annuncio di 23 giocatori con tre riserve, per poi consegnare la lista fra 24 ore.



MAURI DOPO L'INTERROGATORIO IN PROCURA FEDERALE:



Eurosport

domenica 27 maggio 2012

Arresti per droga

Fondi, maxi retata di pusher: ecco i nomi




Ultimo aggiornamento Mercoledì 23 Maggio 2012 11:03 Scritto da Redazione Dimmidipiu Mercoledì 23 Maggio 2012 10:00 Questo articolo e' stato letto: 70 volte

Cronaca - CRONACA : LATINA



Valutazione attuale: / 0

ScarsoOttimo

Dalla morte per overdose di un giovane di Sperlonga all'arresto di sedici persone. I carabinieri della compagnia di Gaeta, insieme al comandante provinciale colonnello Giovanni De Chiara, hanno presentato ieri i risultati dell'operazione «Skipper» che ha consentito di smantellare un'organizzazione dedita allo spaccio di eroina tra Terracina, Fondi e le città del Golfo di Gaeta. L'indagine condotta di militari del Nor di Gaeta, diretti dai capitani Daniele Puppin e Piero Antonini, ha portato all'esecuzione di sedici misure cautelari decise dal Gip Guido Marcelli su richiesta del pubblico ministero Marco Giancristofaro.







Otto le persone finite in carcere, tra cui il fondano trentacinquenne Mirco Biagiotti, considerato il capo dell'organizzazione. Tre, invece, le persone agli arresti domiciliari mentre per altre sei il Gip ha disposto l'obbligo di firma. Tra questi sei c'è anche Sarah Tramonti, arrestata in flagranza di reato durante l'esecuzione del provvedimento perché trovata in possesso di cinque dosi di eroina.



L'indagine «Skipper» (dal nome di un bar di Fondi utilizzato come punto di incontro da alcuni degli arrestati), parte dagli accertamenti seguiti alla morte per overdose di Salvatore De Paolis, avvenuta il 27 gennaio a Sperlonga. Il primo passo compiuto dai carabinieri di Gaeta è stato rintracciare il pusher che aveva ceduto la dose mortale: Fabio Bartolomei, quarantunenne di Fondi. Ma l'inchiesta si è allargata con il trascorrere dei mesi fino ad arrivare a scoprire una rete di corrieri - quasi tutti tossicodipendenti e quasi tutti residenti a Fondi - che settimanalmente si recavano in macchina o in treno nella zona compresa tra Mondragone, Pineta a Mare e Castel Volturno per acquistare eroina da rivendere nel Basso Lazio. Grazie a circa mille conversazioni telefoniche intercettate durante i quasi cinque mesi di indagini, i militari hanno accertato che al vertice dell'organizzazione c'era Mirco Biagiotti, tra l'altro sottoposto alla misura della sorveglianza speciale. Era lui, secondo gli investigatori, a «investire» quindicimila euro al mese per finanziare i viaggi dei corrieri, ai quali forniva delle schede telefoniche che venivano cambiate di frequente per evitare le intercettazioni. Nonostante questo accorgimento, che rendeva sicuri di sé i pusher al punto che nessuno dei corrieri utilizzava un linguaggio cifrato, i carabinieri hanno seguito ugualmente i movimenti della banda. Secondo lo stile di molti spacciatori, i corrieri non facevano mai acquisti di grossa entità ma portavano con sé al massimo cinquanta grammi di eroina per volta, in modo da diminuire il «rischio d'impresa».

Dagli accertamenti è emerso come alcuni componenti della banda non si facessero scrupoli nello sfruttare, per nascondere la droga, anche i figli adolescenti. L'organizzazione non si limitava a rifornire le piazze di spaccio tradizionali, ma da poco aveva approcciato nuovi «mercati», come ad esempio quello rappresentato dalla numerosa comunità Sikh della piana di Fondi. Altro punto per lo spaccio era il Sert dell'ospedale «Alfredo Fiorini», dove i pazienti venivano avvicinati all'uscita magari dopo aver eseguito la terapia con il metadone. Nel corso dell'operazione sono stati sequestrati circa 100 grammi di eroina e tremila euro in contanti, denunciate a piede libero 4 persone e arrestate in flagranza di reato 10 persone. Ventuno, in totale, le ordinanze di custodia cautelare chieste dal Pm e 16 quelle accordate dal Gip.

Antonio Cardarelli



13 settembre si torna a scuola

In tutto il Lazio si tornerà a scuola il 13 settembre




Scritto da Igor Traboni Domenica 27 Maggio 2012 12:48 Questo articolo e' stato letto: 60 volte

CRONACA : LAZIO



Valutazione attuale: / 0

ScarsoOttimo

Approvato dalla Giunta della Regione Lazio il calendario scolastico regionale per l'anno 2012/2013. Le lezioni nelle scuole primarie e secondarie di I e II grado cominceranno il 13 settembre 2012 e termineranno il 12 giugno 2013, per un totale di 209 giorni di attività didattica.







Nelle scuole dell'infanzia invece le attività educative inizieranno il 13 settembre 2012 e si concluderanno il 29 giugno 2013.

La sospensione delle lezioni, oltre che nei giorni di festività nazionali determinate dal ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, è stabilita il 2 e 3 novembre per il Ponte del 1 novembre, dal 24 dicembre al 5 gennaio per le vacanze di Natale, dal 28 marzo al 2 aprile per quelle di Pasqua e il 26 e 27 aprile 2013 per il ponte del 25 aprile.

Fermo restando l'obbligo di destinare allo svolgimento delle lezioni almeno 200 giorni, le istituzioni scolastiche nell'esercizio del'autonomia organizzativa e didattica, hanno la facoltà di adattare il calendario scolastico regionale alle esigenze specifiche derivanti dal Piano dell'Offerta formativa.

Il calendario scolastico adattato per l'anno 2012/2013 deve essere comunicato dalle Istituzioni scolastiche entro il 30 giugno 2012 alla Direzione regionale 'Istruzione, Programmazione dell'offerta scolastica, formativa, diritto allo studio e politiche giovanili' della Regione Lazio, all'Ufficio scolastico regionale e all'assessorato competente a fornire i servizi per il diritto allo studio del proprio Comune

giovedì 24 maggio 2012

Dati ISTAT

I DATI DELL'ISTAT FOTOGRAFANO LA SITUAZIONE ITALIANA


Figli a casa fino a 34 anni

Pochi matrimoni, più divorzi

In ritardo sulle donne al lavoro. L’Ocse: Pil -1,7%, il pareggio

si raggiungerà nel 2014

I DATI DELL'ISTAT FOTOGRAFANO LA SITUAZIONE ITALIANA



Figli a casa fino a 34 anni

Pochi matrimoni, più divorzi



In ritardo sulle donne al lavoro. L’Ocse: Pil -1,7%, il pareggio

si raggiungerà nel 2014



ROMA — È la molla che spinge i genitori a far studiare i figli, lo stimolo che porta ragazzi e ragazze a cercare un lavoro migliore. Fino agli anni Settanta ha funzionato, consentendo alle famiglie di salire qualche gradino, generazione dopo generazione. Adesso l’ascensore sociale si è bloccato. Anzi, va in direzione opposta, dall’alto verso il basso. Dice il rapporto Istat 2012 che se la «mobilità ascendente si è ridotta» è invece «aumentata la probabilità di sperimentare una mobilità discendente». Specie per i figli della «classe media impiegatizia e della borghesia». E non è certo l’unica notizia negativa che arriva dalle 300 pagine del lavoro presentato ieri dall’Istituto nazionale di statistica.



Figli a casa

Aumenta ancora il numero dei giovani che restano a vivere con i genitori: sono il 41,9% nella fascia che va dai 25 ai 34 anni, contro il 33,2% del 1993. Non chiamiamoli bamboccioni, però. La metà di loro, il 45%, resta da mamma e papà non per scelta ma perché non ha un lavoro e non può mantenersi, figuriamoci pagare un affitto. Aumentano anche i cosiddetti Neet, i giovani che non studiano e non lavorano: tra i 15 e i 29 anni hanno superato i 2 milioni, più di uno su cinque. Il guaio è che il momento del distacco si allontana sempre di più: se guardiamo la fascia d’età fra i 35 e i 44 anni, i figli che restano in casa sono arrivati al 7%, il doppio del 1993.



Matrimoni in calo

Scende di parecchio il numero delle coppie sposate che ha figli: appena il 33,7% nel 2010-2011 contro il 45,2% del 1993. La famiglia tradizionale diventa minoranza anche nel Mezzogiorno dove rappresenta poco più del 40% contro il 52,8% di vent’anni fa. Raddoppiano invece le nuove forme familiari: tra single, single con figli, convivenze e nuclei allargati siamo a 7 milioni su un totale di 24 milioni. I matrimoni sono in continua diminuzione: poco più di 217 mila nel 2010, nel 1992 erano 100 mila in più. Mentre aumentano le separazioni: ci si arriva tre volte su dieci, una proporzione raddoppiata in 15 anni. In media ci si separa dopo 15 anni di matrimonio: i mariti ci arrivano a 45 anni, le mogli a 41.



Donne come a Malta

Non c’è più l’alibi di un tempo quando il loro livello di istruzione era mediamente più basso. Ma ancora adesso per le donne il mercato del lavoro è più difficile. Siamo il Paese europeo dove è più alto il numero di coppie in cui la donna non ha uno stipendio. Il 33,7%, una su tre, come noi riesce a fare solo Malta. In un terzo delle coppie il lavoro domestico è tutto a carico della donna e spesso «tale asimmetria è associata con un più limitato accesso al conto corrente della famiglia, basse quote di proprietà dell’abitazione, scarsa libertà di spesa per se stessa, poco coinvolgimento nelle scelte importanti che riguardano il nucleo familiare ». Una condizione di moderna schiavitù che può arrivare anche nel corso della vita: a due anni dalla nascita di un figlio quasi una madre su quattro (il 22,7%) ha lasciato il lavoro.



Povero Mezzogiorno

Bastano due numeri per capire come l’Italia sia ancora a due velocità: al Sud le famiglie povere sono 23 su 100, al Nord scendono a 4,9 su 100. Ed è proprio nel Mezzogiorno, dove ce ne sarebbe più bisogno, che i servizi sociali funzionano peggio. Qualche esempio. Gli asili nido ci sono soltanto in due comuni su dieci, nel Nord Est sono otto su dieci. Per i disabili i Comuni del Mezzogiorno spendono otto volte meno di quelli settentrionali. Più in generale la spesa sociale è scesa dell’ 1,5% al Sud, mentre nel resto d’Italia è cresciuta, fino a un massimo del 6% registrato sempre nel Nord Est.



Famiglie più povere

L’Italia produce più ricchezza ma le famiglie italiane sono diventate più povere. Sembra una contraddizione e invece è il succo, amarissimo, del confronto fra l’Italia di oggi e quella del 1992. Il primo indicatore da guardare è il Pil pro capite, il prodotto interno lordo che misura la distribuzione media della ricchezza in un Paese. In termini reali, cioè neutralizzando gli effetti dell’inflazione, dal 1992 al 2011 è cresciuto dell’11,6%. Il secondo indicatore, invece, è il reddito disponibile procapite, cioè i soldi che restano in tasca alle famiglie e che possono essere spesi davvero. Sempre in termini reali, tra il 1992 e il 2011, è sceso del 4%. Italia più ricca ma italiani più poveri, dunque. Come è possibile? In questi 20 anni sono aumentate tre voci che in qualche modo «dirottano » la ricchezza prodotta nel Paese, non la fanno arrivare nelle tasche degli italiani. «La prima — spiega il presidente dell’Istat Enrico Giovannini — è la pressione fiscale, ma poi ci sono le rimesse agli immigrati che spediscono nel loro Paese buona parte di quello che guadagnano da noi e soprattutto i profitti delle multinazionali che, su scala più vasta, fanno la stessa cosa ».



Ultimi per la crescita

Negli ultimi dieci anni, in realtà, anche il Pil ha stentato parecchio. Tra il 2000 e il 2011 il Prodotto interno lordo è salito a un ritmo dello 0,4% l’anno, il più lento tra i 27 Paesi dell’Unione Europea. Anche se ci sarebbe da considerare pure l’economia sommersa che l’Istat stima nel 2008 pari a 275 miliardi di euro. Sarebbe il 17,5% del Pil, mezzo punto in meno rispetto al 2000. Ma l’istituto di statistica sottolinea che con la crisi il peso del nero si è «verosimilmente allargato».



Previsioni

Per la prima volta il rapporto annuale dell’Istat contiene anche le previsioni sull’andamento dell’economia nei prossimi mesi. Nel 2012 il Pil dovrebbe scendere dell’1,5% per poi risalire di mezzo punto nel 2013. Quest’anno scenderanno ancora i consumi delle famiglie, si prevede un meno 2,1%, e soprattutto gli investimenti per i quali viene stimato un crollo del 5,7%. L’unica voce a reggere sono le esportazioni con una domanda estera netta che dovrebbe far segnare un +1,2%. Mentre le importazioni continueranno a scendere con un -4,8%.



Ocse

Ancora peggiori le cifre che arrivano dall’Ocse, l’organizzazione che raggruppa 34 Paesi a economia avanzata. La previsione è che il Pil calerà di più nel 2012 (-1,7%) e continuerà a scendere anche l’anno prossimo con un flessione dello 0,4%. Per questo, sempre secondo l’Ocse, l’obiettivo del pareggio di bilancio è da rinviare almeno di un anno, al 2014. E anzi «potrebbe essere necessaria una manovra fiscale ulteriore, in considerazione della recessione prevista». Un’ipotesi che il presidente del consiglio Mario Monti dice di «non vedere all’orizzonte».



Lorenzo Salvia

23 maggio 2012
7:53

© RIPRODUZIONE RISERVATA





A 20 anni dalla strage di Capaci

Primapagina


Goal Politics: a 20 anni dalla strage di Capaci diamo un calcio alla mafia!



Leggi anche...

16:06 del 19 maggio

Melissa, 16 anni, uccisa a scuola. Che la mafia teme più della giustizia

15:00 del 18 maggio

Goal Politics: è rinata la GEA di Moggi!

13:07 del 09 maggio

Goal Politics. Bologna in lutto: muore suicida il 'sindaco dello stadio' Cevenini

11:30 del 30 aprile

Goal Politics: Tymoshenko e strage di cani, boicottiamo l'Ucraina! 08:30 del 23 maggio

Per non dimenticare: gli uomini passano, le idee restano. Il 23 maggio 1992 fu scritta una delle pagine più atroci della storia italiana: il giudice Giovanni Falcone venne assassinato dalla mafia insieme a sua moglie Francesca Morvillo e ai tre agenti della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo con una carica di cinque quintali di tritolo mentre viaggiavano sull'autostrada A29 Trapani-Palermo nei pressi dello svincolo di Capaci.



"La mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni" (cit. Giovanni Falcone).



Nel suo piccolo anche il mondo del calcio può e deve fare qualcosa. Questa sera, proprio in memoria degli eroi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, allo stadio 'Renzo Barbera' di Palermo si gioca la Partita del Cuore tra nazionale cantanti e nazionale magistrati con un portiere d'eccezione come il capitano della Roma, Francesco Totti (diretta tv su Rai Uno alle ore 20.40).

Lo scorso 13 novembre, per promuovere e affermare il valore della legalità, la Nazionale italiana si è allenata in Calabria a Rizziconi su un campo da calcetto sorto su un terreno confiscato alla 'ndrangheta. Allora il ct Cesare Prandelli salutò la gente del posto prendendo in prestito un coro da stadio: "Non mollate mai!".





Dalla Chiesa a CM: "Mafia e scommesse, il calcio è accerchiato".









0

mercoledì 23 maggio 2012

Fecondazione eterologa






Argomenti del Sole

Persone

Aziende

Le nostre Firme

Le parole chiave

OpenDataBLOG

Dossier

24letture

Newsletter Versione Digitale Servizi

Mappe

Meteo24

Mobile

Cerca Avvocato

Abbonamenti

Mutui

Trova Casa

Prestiti

Trova auto

Giochi

Widget

House24

Tutti i servizi

Banche Dati Casa24 Motori24 Plus24

Arteconomy24

Moda24 Luxury24 Viaggi24 Salute24 Job24

In primo piano

Notizie

Blog

Ricerca Annunci

Strumenti

Formazione

Scuole in vetrina

Diritto24 Altri

America24

Fiere24

Meteo24

NewsNews

Quotazioni





News

Quotazioni

Il Sole 24 Ore AccediUsername:



Password:



Recupera password

Sei un nuovo utente?REGISTRATIMultimedia

Video

Foto

Radio24

Blog

Agorà

Nova100

Community

My24

L'Esperto Risponde

Facebook

Twitter

24Labs

Il quotidiano in classe Shopping24

Libri

Books

Periodici

Software

Banche Dati

Corsi e Convegni

Servizi On Line

Fotografia

Film e DVD

Vini Esclusivi

Notizie Italia Europa USA Americhe Medio Oriente e Africa Asia e Oceania Sport L'agenda Impresa&Territori Industria Reti&utility Made in Lavoro Mondo&mercati Regole&incentivi Rapporti24/Impresa Rapporti24/Territori Finanziamenti Ue Norme e Tributi Fisco Diritto Lavoro Edilizia e Ambiente Enti locali e PA L'esperto risponde Documenti Scadenze Finanza In primo piano Azioni Obbligazioni Fondi 24 Mercato dei capitali Plus24 Materie prime Portafoglio Indici&numeri Lettera al risparmiatore Commenti&Inchieste Italia Scenari Imprese Lavoro & Pensioni Fisco Europa Mercati Credito Euro & Valute Mondo Gli Economisti Tecnologie Cellulari Computing Digital entertainment Social Network Media Green Energia Ict Strategie Scienza Infrastrutture Nòva Cultura-Domenica Arte Cinema Libri Musica Teatro e danza IL Magazine Junior Archivio Nòva



Notizie > Italia

Consulta: sulla fecondazione eterologa i giudici valutino la sentenza di Strasburgo che lascia liberi i governi

Cronologia articolo22 maggio 2012Commenti (8)

In questo articoloArgomenti: Sanità
Corte Costituzionale
Severino Antinori
Maria Paola Costantini
Ponzio Pilato
Università Europea
Austria
Marilisa D'Amico
Firenze



Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2012 alle ore 21:20.



Accedi a My Sentenza tecnica della Consulta sulla fecondazione eterologa. «La Corte Costituzionale - si legge in una nota - si è pronunciata sulla questione di legittimità costituzionale» del divieto di fecondazione eterologa fissato dalla legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita, «sollevata dai Tribunali di Firenze, Catania e Milano, restituendo gli atti ai giudici rimettenti per valutare la questione alla luce della sopravvenuta sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 3 novembre 2011 (S.H. e altri contro Austria), sulla stessa tematica».



La Consulta rimanda dunque gli atti ai tribunali di Firenze, Catania e Milano, a cui si erano rivolte alcune coppie sterili sollevando la questione di costituzionalità, e li invita a esaminare la questione alla luce della sentenza emessa il 3 novembre 2011 dalla Camera grande della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo: la Corte aveva legittimato, di fatto, il no al ricorso alla donazione di ovuli e sperma in vitro per avere un figlio stabilito da un Tribunale austriaco, impedendo così a due coppie il ricorso a tecniche di fecondazione eterologa, cioè con un donatore esterno alla coppia.





Il caso austriaco

In Austria la normativa sulla fecondazione assistita consente solo la donazione di gamete maschile in vivo, e non in vitro, e vieta la donazione di gamete femminile.



La sentenza stabiliva che la decisione del Tribunale austriaco non era in violazione della Convenzione dei diritti dell'uomo. La Corte aveva dunque deciso che non c'era stata la violazione dell'articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione dei diritti dell'uomo.



Le reazioni

«La Corte costituzionale, in pratica, ha deciso di non decidere», commenta Maria Paola Costantini, uno dei legali delle coppie sterili i cui casi sono giunti oggi davanti alla Corte per decidere sulla possibilità di ricorrere alla donazione di gameti esterni alla coppia per concepire un figlio. Il legale accoglie dunque la sentenza con parziale soddisfazione: «Se avesse dichiarato costituzionalmente legittimo il divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge italiana, nel nostro Paese questa pratica non sarebbe stata possibile per molti anni».



Per Alberto Gambino, ordinario di diritto civile e direttore del dipartimento di scienze umane dell'Università Europea di Roma la Corte «ha lasciato aperta la questione in ordine a conflitti del divieto con altri principi costituzionali, non dando così una lettura definitiva».



Secondo Barbara Pollastrini, del Pd, la sentenza della Corte costituzionale sulla fecondazione eterologa «è la conferma di una legge confusa che presenta contorni di inapplicabilità». «La vicenda non è chiusa - aggiunge -. Ora tornerà ai singoli tribunali. Il dispiacere è per quelle coppie che dovranno continuare altrove il loro doloroso "turismo" procreativo».



«Quella della Corte è una decisione interlocutoria, coi cui la Consulta dà spazio ai giudici che poi torneranno di fronte alla Corte stessa», dice anche l'avvocato Marilisa D'Amico, ordinario di Diritto costituzionale all'Università di Milano e legale di alcune coppie.



Invece Severino Antinori definisce la sentenza di oggi come una «decisione da Ponzio Pilato, è una vergogna». «Farò disobbedienza civile - annuncia - ed entro un mese comincerò a Roma con la fecondazione eterologa».



L'articolo 4 della legge 40 vieta la fecondazione eterologa

La legge 40 consente il ricorso alla procreazione medica assistita solo «qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilità».



Sono vietate la clonazione umana, e soprattutto la fecondazione eterologa (art. 4), cioè con un donatore esterno alla coppia, punto su cui da diversi tribunali (Firenze, Catania, Milano) sono state avanzate questioni di legittimità a seguito dei ricorsi delle coppie.



Questioni respinte al mittente oggi dalla Consulta alla luce della sentenza della Corte europea di Strasburgo del novembre 2011 che giudicava legittimo il divieto alla eterologa.



Vietata inoltre qualsiasi sperimentazione sull'embrione, nonché «qualsiasi forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gametì. Su quest'ultimo punto ruota la polemica sulla diagnosi genetica pre-impianto, di fatto vietata anche alle coppie con motivi concreti di timore per eventuali tare genetiche ereditarie, per il semplice motivo che a prescindere dall'esito dell'esame l'embrione non è selezionabile. Tra i passaggi più contestati, contenuti nel capitolo "Misure a tutela dell'embrione", quello che prevede la creazione di embrioni finalizzata «ad un unico e contemporaneo impianto, e comunque non superiore a tre».



In sostanza, si possono produrre un massimo di tre embrioni, cifra ritenuta da molti esperti troppo bassa, e per di più tutti e tre da impiantare insieme, il che può aver contribuito all'incremento di parti trigemellari nel nostro paese.



D'altra parte l'impianto contemporaneo è l'unica soluzione, dal momento che la legge 40 vieta la crioconservazione degli embrioni stessi (permessa invece quella dei gameti) fatti salvi gravi e temporanei motivi di salute della madre, che possono portare a una crioconservazione in vista del trasferimento «da realizzare non appena possibile».



Proprio questi ultimi due punti sono già stati dichiarati illegittimi nell'aprile del 2009 dalla Corte Costituzionale.



Dati ISTAT


Articoli correlatiItalia, Istat: reddito reale famiglie inferiore di...Istat: allarme Sud, famiglie povere tutte li'Istat: ai minimi storici i risparmi delle famiglie...Istat: giù il potere d'acquisto delle famiglie. Sa...Al sud povere 23 famiglie, al nord 4,9Al Sud povere 23 famiglie su 100. Tra il 1993 e il 2011 i salari contrattuali fermi. Siamo un Paese di vecchiCommentaAncora forti disuguaglianze in tema di povertà: al Sud sono povere 23 famiglie su 100, al Nord 4,9 (dati 2010). Il 67% delle famiglie e il 68,2% delle persone povere risiedono nel Mezzogiorno. Lo rileva il rapporto annuale Istat riferendo i dati della povertà relativa, che riguarda la spesa media effettuata dalle famiglie.



Ascensore sociale lento e spesa ferma - ''Bassa fluidità sociale'' in Italia; le opportunità di miglioramento rispetto ai padri ''si sono ridotte e i rischi di peggiorare sono aumentati''. Lo dice l'Istat segnalando ''disuguaglianze nelle opportunità degli individui''. Rara la salita sociale solo l'8,5% di chi ha un padre operaio riesce ad accedere a professioni apicali. Nel corso del 2011 la dinamica in volume della spesa delle famiglie per consumi finali ha evidenziato, dopo una stagnazione nel primo trimestre, una continua e via via maggiore contrazione (-0,1% nel secondo trimestre, -0,4% nel terzo e -0,7% nel quarto su base congiunturale).Sommerso tra 255 e 275 miliardi - Il sommerso in Italia vale fra 255 e 275 miliardi, cioè fra il 16,3% e il 17% del Pil. Lo stima l'Istat nel suo rapporto annuale, con riferimento al 2008. Il dato è in riduzione rispetto al Duemila, quando il peso sul Pil era oltre il 18%. Con la crisi l'area dell'economia sommersa si è ''verosimilmente allargata''.Tra il 1993 e il 2011 i salari contrattuali fermi - Tra il 1993 e il 2011 le retribuzioni contrattuali in Italia in termini reali sono rimaste ferme. E' quanto si legge nel Rapporto annuale Istat secondo il quale la crescita per le retribuzioni di fatto è stata di quattro decimi di punto l'anno. Complessivamente, dall'inizio della recente crisi economica, cioé dal 2008, le famiglie hanno visto crescere del 2,1% il reddito disponibile in valori correnti, cui é corrisposta una riduzione del potere d'acquisto (cioé, in termini reali) di circa il 5%. Se si considera la dinamica crescente della popolazione residente, nel 2011, il potere d'acquisto delle famiglie per abitante è del 4% inferiore a quello del 1992.+1,7 milioni di occupati tra il 1995 e il 2011, ma il Sud arretra - Gli occupati in Italia sono aumentati tra il 1995 e il 2011 di 1,66 milioni di unità (+7,8%) ma la crescita si è concentrata nel Centro Nord mentre il Sud ha fatto un passo indietro (da 6,4 a 6,2 milioni di lavoratori). E' quanto emerge dal Rapporto annuale Istat. Nello stesso periodo l'occupazione nei paesi Ue15 è aumentata di 24,7 milioni di unità (+16,6%). Tra il 1993 e il 2011 gli occupati maschi sono scesi di 40.000 unità mentre le occupate sono passate da 7,6 a 9,3 milioni (1,5 mln in più nel Centro Nord, 196.000 al Sud).Italia ultima nella crescita Ue - Nel periodo 2000-2011 con una crescita media annua pari allo 0,4%, l'Italia risulta ultima tra i 27 stati membri dell'Unione europea, con un consistente distacco rispetto sia ai Paesi dell'eurozona, sia dell'Unione nel suo complesso (circa un punto percentuale in meno all'anno).

In Italia le mamme perdono il lavoro - Nel 2012, a due anni dalla nascita del figlio quasi una madre su quattro (il 22,7%) in precedenza occupata non ha più un lavoro. E' quanto emerge dal Rapporto annuale dell'Istat presentato oggi. Solo il 77,3% delle neo mamme mantiene quindi il posto di lavoro a due anni dalla nascita del figlio, un dato in calo rispetto all'81,6% del 2006. Rispetto al 2002 le percentuali di licenziamento tra le cause di interruzioni del rapporto passano dal 6,9% al 23,8%.Siamo un Paese di vecchi - L'aumento della sopravvivenza e la bassa fecondità continuano a rendere l'Italia uno dei paesi più "vecchi": attualmente si contano 144 persone di 65 anni e oltre ogni 100 con meno di 15. Nel 1992 la proporzione era di 97 a 100. In Italia si vive sempre più a lungo: gli uomini in media 79,4 anni, le donne 84,5, con valori leggermente più bassi nel Mezzogiorno (78,8; 83,9). Dal 1992 a oggi gli uomini hanno guadagnato 5,4 anni di vita media, le donne 3,9, soprattutto grazie alla riduzione della mortalità nelle età adulte e senili (2,1 anni guadagnati da entrambi i sessi per la riduzione della mortalità del sistema circolatorio; 1,2 anni gli uomini, 0,6 anni le donne per la riduzione della mortalità a causa di tumori maligni).Nascono sempre meno bambini - Il tutto mentre continuano a nascere sempre meno bambini: nel 2011 sono venuti al mondo 556 mila bimbi, circa 21 mila in meno rispetto al 2008. Il numero medio di bambini per donna è 1,42. Alla crescita demografica contribuiscono soprattutto le donne straniere (2,07), mentre le italiane si fermano a 1,33. In generale, si rovescia la geografia della fecondità: le regioni più prolifiche sono quelle del Nord (1,48) e del Centro (1,38).



Aumenta il numero dei giovani che restano in casa - Il 41,9% dei giovani tra 25 e 34 anni vive ancora in famiglia contro il 33,2% del 1993-1994. Il 45% dichiara di restare in famiglia perché non ha un lavoro e non può mantenersi autonomamente. Il prolungamento della permanenza in casa con i genitori si estende anche a giovani adulti:il 7% fra 35-44 anni vive ancora in famiglia, dato raddoppiato. Si dimezza in 20 anni la quota di giovani che esce di casa per sposarsi.



Risultati ballottaggi

notizie

tiscali
web

UltimoraCronacaPoliticaEsteriEconomiaLavoroSocialeScienzeSocialnewsIntervistePhotostoryRassegna StampaVideonewsRegioniFinanzaSportSpettacoli&CulturaLifestyleMotoriTecnologiaViaggiGiochiAnnunci

Il neo sindaco di Parma Federico Pizzarotti Articoli correlatiGrillo trionfa a Parma: Pizzarotti è il sindaco. B...A Parma vince il grillino Pizzarotti, a Palermo Or...A Parma vince il grillino Pizzarotti, a Palermo Or...Amministrative: Tosi vince a Verona, boom dei gril...Elezioni,Nei capoluoghi si impone il centrosinistr...Ballottaggi: Pizzarotti vince a Parma ed è sindaco a 5 stelle. Bersani: "Abbiamo vinto noi". Flop di Lega e PdlCommentaIl candidato grillino Federico Pizzarotti è il nuovo sindaco di Parma con il 60,23% delle preferenze, Marco Doria del centrosinistra ha vinto su Enrico Musso del Terzo Polo a Genova, dove ha trionfato l'astensionismo, e Leoluca Orlando è stato eletto per la quarta volta a Palermo. Il sindaco del capoluogo siciliano non ha festeggiato la vittoria, in "rispetto alle vittime di Brindisi e del terremoto" ma ha lanciato un messaggio ai partiti: "Capiscano la lezione che viene da Palermo o non andremo da nessuna parte. La mia candidatura è apparsa una risposta all'antipolitica". Bene il centrosinistra che si impone a L'Aquila, Como, Cuneo, Asti, Alessandria, Taranto, Piacenza, Isernia e Rieti.



La soddisfazione dei vincitori - Nel corso di queste elezioni amministrative, tra primo e secondo turno, il centrosinistra, nelle sue varie composizioni, complessivamente ha vinto in 15 capoluoghi di provincia su 26. Soddisfazione è stata espressa dal segretario del Pd, Pierluigi Bersani: "Abbiamo vinto, non ci ruberanno la vittoria". L'Udc elegge i propri candidati a Cuneo ed Agrigento. Il Movimento 5 stelle conquista anche a Comacchio, Sarego e Mira. Beppe Grillo esulta via twitter: "Dopo Stalingrado ora ci aspetta Berlino". Dura sconfitta per la Lega che perde sette ballottaggi su sette. Semplice l'analisi della disfatta da parte del leader in pectore Maroni: "Pagato prezzo altissimo per vicende giudiziarie". Il Pdl vince a Trapani e Frosinone ma nel complesso il risultato è deludente. ll segretario del Popolo delle libertà Angelino Alfano ha affermato che lavorerà "per dare una nuova offerta politica" agli elettori del centro destra. Scarsa l’affluenza. Il numero dei votanti è stato pari al 51,38% in calo di quasi 14 punti percentuali rispetto al primo turno.Trionfo del Movimento 5 Stelle - "Sarà un trionfo", aveva pronosticato Beppe Grillo. Detto fatto, ora il sindaco di Parma è il grillino Federico Pizzarotti, 39 anni, project manager informatico in una banca. Per molti era impensabile, anche per la campagna elettorale "a basso costo" e dopo 14 anni di giunte di centrodestra, l'ultima travolta da scandali e inchieste. Pizzarotti ha sconfitto con il 60,23% il candidato Pd, Vincenzo Bernazzoli (avanti al primo turno con il 39,2% con il grillino al 19,9), sostenuto dal centrosinistra. Politico di lungo corso e attuale presidente della Provincia, si pensava che avesse la strada spianata con il comune commissariato per i buchi di bilancio provocati dal centrodestra, ma da domani, lo ha già detto, tornerà a lavorare in Provincia. Nel Pd è resa dei conti e il segretario provinciale, Roberto Garbi, paga subito con le dimissioni. Il neo sindaco Pizzarotti tende a tenere il proprio successo sul piano locale, con i suoi 19 consiglieri comunali su 32 e i problemi del debito comunale e dell'inceneritore avversato (per lo stop ai lavori ci sono penali da pagare). Per questo risultato, oltre a Grillo, si era speso ufficiosamente più di un esponente Pdl, in funzione anti Pd. Ma è un risultato che, comunque, proietta ancora di più il Movimento 5 Stelle verso le elezioni politiche del 2013, sospinto dal vento anti-casta. L'esito dei cinque 'referendum', come li aveva chiamati Beppe Grillo, dà ora al M5S i sindaci di Comacchio (Ferrara), Mira (Venezia) e soprattutto Parma. Dopo Sarego (Vicenza), vinto al primo turno. Età media 31 anni e sei mesi, con Pizzarotti il più 'vecchio'. Insomma, conquistata Stalingrado-Parma, ora Beppe Grillo si aspetta Berlino-Roma. Il programma di Pizzarotti - A Parma intanto cambiano le istituzioni, almeno secondo il programma di Pizzarotti: referendum propositivo senza quorum, bilancio comunale partecipato, consulta di associazioni e comitati, sedute aperte del Consiglio comunale e tutto sul web, dove i cittadini saranno chiamati direttamente a esprimersi. Per la sua squadra, Pizzarotti ha fatto una consultazione in rete. Arrivati circa 150 curriculum, gli assessori sono tutti da scegliere, ma on line ecco tre "consiglieri del sindaco", gratuiti: Loretta Napoleoni per l'economia partecipata; Maurizio Pallante che ha già lavorato al Piano energetico di Reggio Emilia; Pierluigi Paoletti, analista finanziario e presidente di Arcipelago Scec che si occupa di economie locali sociali. Poi, Fabio Salviato, co-fondatore e già presidente di Banca Etica, le indiscrezioni lo danno già assessore al Bilancio; e tra i consulenti, forse, l'urbanista dello stop al consumo di suolo, Paolo Berdini, già segretario generale dell'Inu; per la gestione dei rifiuti Raphael Rossi, già presidente di Asia a Napoli e di Amiat a Torino dove ha 'rifiutato tangenti' e ha 'denunciato i corruttori', come scrive Pizzarotti sul sito. Nulla di tutto questo è facile e il neo sindaco è alla sua prima esperienza politica, cosa che non smettono di ripetere i suoi detrattori. Ma lui annuncia già: "Parleremo con tutti".



Bersani rivendica la vittoria delle elezioni - Nella prima analisi del voto nelle grandi città, salta all'occhio un messaggio "antisistema". Trionfano candidati espressioni di forze fuori dalla maggioranza che sostiene il governo: dal grillino Federico Pizzarotti al già sindaco Dc Leoluca Orlando sostenuto da Idv Sel ed ecologisti. A Genova il centrosinistra vince con Marco Doria e mentre Beppe Grillo già punta alle politiche, il segretario del Pd Pierluigi Bersani riflette sulla sconfitta a Parma e fa parlare i numeri. "Di 177 comuni sotto i 15 mila abitanti - conteggia - abbiamo vinto in 92. Questi sono i fatti: abbiamo vinto senza se e senza ma le elezioni amministrative del 2012. E non sarà consentito a nessuno il simpatico tentativo di rubarci la vittoria". I numeri dicono anche che sono 16 i comuni che vanno alla coalizione di centrosinistra (più Palermo dove stravince Orlando) e passano dal Pdl al centrosinistra 11 comuni, tra cui città come Monza, Como, Asti, Rieti, Alessandria, Lucca, Brindisi. Nel Pd si levano però anche voci che chiedono cambiamento, come quella di Matteo Renzi, sindaco 'rottamatore' di Firenze, per il quale "vivono nell'iperuranio o su Marte" quelli che parlano di una stravittoria del Pd.



Debacle del Pdl - Chi non nasconde affatto la debacle è il Pdl: nessuno degli esponenti di vertice si sogna di negare o minimizzare la sconfitta. A partire dal segretario Angelino Alfano, che immediatamente comprende il dato del voto e anche la scelta degli elettori moderati di non andare a sinistra ma di astenersi. "Il loro messaggio e fortissimo: chiedono una nuova offerta politica - riflette -. Siamo determinati a offrirla a loro e al Paese". Sono in molti (da Lupi a La Russa, da Alemanno a Napoli) a sperare non in un semplice restyling ma in un nuovo progetto, con nomi e volti diversi, magari nell'inedita alleanza con Casini e Montezemolo.



Affonda la Lega - Anche la Lega fa filotto al contrario e non lo nasconde. Il Carroccio perde 7 ballottaggi su 7. "Con questa sconfitta - ammette Roberto Maroni - si chiude la traversata nel deserto. Abbiamo pagato un prezzo altissimo agli scandali. Ora si apre la fase dei congressi".



Terzo Polo irrilevante - Il Terzo Polo conferma la sua irrilevanza, anche se il leader Udc Pier Ferdinando Casini su Twitter attacca lo "scandaloso" Tg1 per aver taciuto le vittorie a Cuneo ed Agrigento. E' il segretario Lorenzo Cesa a spiegare che, dopo aver "smantellato" il Terzo Polo, ora l'Udc non guarda "né a destra né a sinistra ma lavora per ricostruire il centro moderato", con un grande progetto che lo stesso Casini annuncerà in Luglio.



Astensionismo choc - Ma è l'astensionismo choc l'altro dato eclatante di questo secondo turno, che si svolge in un clima singolare per il Paese, con le immagini della dirette tv sulle amministrative sovrapposte a quelle del terremoto in Emilia e del funerale della sedicenne Melissa Bassi a Brindisi, dove la democrazia è sotto attacco ed arriva lo Stato, con molti ministri ed il premier Mario Monti dal volto indicibilmente triste.22 maggio 2012Redazione Tiscali

martedì 22 maggio 2012

Colloquio di lavoro

Dieci frasi da non dire mai nel colloquio di lavoro


16 maggio 2012 Marco Viviani Action Aid

L’adozione a distanza

è un bel cammino,

fai il primo passo con ActionAid.Con TeleTu

ADSL e' gratis

per un anno!

Colloquio di lavoro: cosa non dire mai? 24

ShareCosa non dire mai durante un colloquio di lavoro? Presentarsi con un “Scusate il ritardo”, ad esempio, significa proprio bruciarsi ancora prima di cominciare. Ci sono alcune frasi che rivelano comportamenti e attitudini che un selezionatore di candidati non vorrebbe mai nella sua azienda. Tre cacciatori di teste di chiara fama, interpellati sul Guardian, hanno stilato il decalogo delle gaffe dal risultato unico scontato: curriculum vitae cestinato.



Corinne Mills, di Personal Career Management, Richard Nott, direttore del portale CWJobs.co.uk e Nik Pratap di Hays Senior Finance, si sono scambiati opinioni, esperienze, e alla fine hanno scritto le dieci frasi da non dire mai, assolutamente mai durante un colloquio di lavoro. Alcune di queste sono intuibili – ma attenzione, perché l’emozione gioca brutti scherzi – mentre altre sono decisamente delle sorprese. Vediamole.



1) «Scusate il ritardo». La puntualità è fondamentale, e anche evitare di sottolineare una sbavatura quando magari nessuno se ne è accorto. Dimostra insicurezza.



2) «Quante sono ferie e malattie?». Per carità, è giusto parlare anche di queste cose, ma non subito! Cosa volete che pensi chi vi sta davanti e deve decidere di assumervi se sembrate intenzionati già a godervi una vacanza?



3) «Prendo solo questa chiamata». Mills dice molti candidati pensano che sia normale rispondere alle chiamate sul cellulare durante un colloquio. Invece non lo è. Anche quando il responsabile delle risorse umane lo fa: lui/lei è in ufficio e deve essere contattabile.



4) Alla tipica domanda «Dove ti vedi tra cinque anni?» mai rispondere altrettanto tipicamente «A lavorare presso di voi». Per quanto questa possa essere una risposta autentica, Nott dice che candidati devono «cercare di costruire una risposta sull’esperienza che vorrebbero aver acquisito e il livello di responsabilità che gli piacerebbe avere». E poi la domanda è generica, si dovrebbe parlare del futuro come persona non come lavoratore.



5) «Il mio precedente datore di lavoro…». Non importa quanto abbiate odiato il vostro lavoro precedente: «parlare male di un precedente datore di lavoro – dice Pratap – non solo non è professionale, ma induce anche a riflettere su di te». Lo sanno tutti che il nuovo datore di lavoro cerca referenze, meglio evitare di lasciare in giro delle maldicenze.



6) «Fate racchette da tennis? Pensavo che mazze da cricket». La mancata ricerca di informazioni complete sul potenziale datoro di lavoro è un grande passo falso. E per carità non dite che avete visto il sito web. Quello lo fanno tutti. Bisogna mostrare di aver compreso di più della vostra futura azienda.



7) «*****!!». Non imprecare durante il colloquio. Mai. Non aiuta a sciogliere la tensione ed è da cafoni.



8) «Ero molto bravo coi Firewall dei checkpoint». Utilizzare il gergo specifico del lavoro non aiuta la comprensione, soprattutto se il nuovo lavoro è diverso.



9) «Devo proprio indossare quella divisa?». Altro errore madornale: le divise delle aziende fanno quasi tutte schifo, e voi sarete la milionesima persona che se ne lamenta. La risposta tanto la conoscete, perché irritare il cacciatore di teste che non sopporta più queste domande e tra l’altro indossa pure lui la stessa cosa o l’ha indossata prima di fare carriera?



10) «Qual è la cosa migliore che si aspetta da questo ruolo?»: Mai rispondere, più o meno ironicamente, con «la busta paga». E neppure citando benefit, vacanze, tutto quanto è materiale.



Fonte: Manageronline



Se vuoi aggiornamenti su Dieci frasi da non dire mai nel colloquio di lavoro inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:







Si

No Ho letto e acconsento l' informativa sulla privacy



Si

No Acconsento al trattamento di cui al punto 3 dell' informativa sulla privacy

Iscriviti e ricevi i nostri articoli Share 24Tag: colloquio di lavoro Disqus Login A proposito di Disqus

Bene. Vuoi anche condividere?Facebook

Twitter

CondividiNo grazieStai condividendo questa pagina …

Grazie Close



Aggiungi un nuovo commento!

Posta come …

Visualizzo 0 commenti

Ordina per Più popolari Più votati Più recenti Più vecchi Sottoscrivi via email Sottoscrivi via RSS

Giornata mondiale contro l'omofobia

Iscriviti alla Newsletter Cerca: Cerca Moda Bellezza Benessere Coppia Mamma Famiglia Lavoro Cucina Tempo libero Sport Home » Tempo libero » Attualità » Giornata Mondiale contro l’Om...




Giornata Mondiale contro l’Omofobia: l’Italia resta a guardare?

17 maggio 2012 Marco Grigis Immagini Action Aid

L’adozione a distanza

è un bel cammino,

fai il primo passo con ActionAid.Guida al condominio

Tutto quello che devi

sapere. Per te in regalo!

I simboli dell'amore omosessuale. 26

CondividiSi celebra oggi la Giornata Mondiale contro l’Omofobia e la Transfobia, evento che si ripete ogni 17 maggio dal 2007 per volontà dell’Unione Europea. Un momento importante per la salvaguardia dei diritti e dei doveri della comunità LGBT, sempre più di frequente vittima di soprusi, dal bullismo alla violenza fisica.



Una giornata particolarmente sentita in questo 2012, proprio perché con forza la questione gay è entrata nell’agenda politica di molti governi, non ultimo quello statunitense con le dichiarazioni del Presidente Barack Obama, che si è detto favorevole ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. Ma mentre il dibattito si accende in tutto il mondo occidentale, con la stessa Europa che ha chiesto agli stati membri di creare delle norme ad hoc affinché sia garantita l’uguaglianza formale di tutti i cittadini senza discriminazioni religiose, politiche o di orientamento sessuale, l’Italia rimane a guardare.



Galleria

Le parole di Barack Obama hanno avuto di certo eco anche sullo Stivale, ma la politica sembra essere poco propensa a prendere sul serio la questione. In particolare, ha stupito l’opinione pubblica – generando fitte polemiche – la posizione di chiusura da parte del PD, con i dubbi espressi dal leader Pier Luigi Bersani, salvatosi oggi in corner con delle dichiarazioni anti-discriminazione, e dall’ex segretario Dario Franceschini. Quest’ultimo, in una recente intervista, ha sottolineato come i matrimoni gay siano in contrasto con la Costituzione, che specifica come le nozze siano fra un “uomo” e una “donna”. In realtà, la Costituzione Italiana non fa alcun riferimento al sesso dei coniugi, così come palese dall’Articolo 29:



«La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.»



Semmai, il pomo della discordia potrebbe ruotare attorno a quella “società naturale” da cui nasce una vera e propria bagarre interpretativa con la contrapposizione accesa di due schieramenti. I più conservatori, come i partiti di destra, sottolineano come “naturale” indichi un rapporto sessuale eterosessuale in senso stretto, ovvero la penetrazione vera e propria atta alla riproduzione. I fautori del matrimonio omosessuale, invece, sostengono come la parola indichi la spontaneità del nucleo sociale che si viene a creare, ovvero una società che si autogenera fra i coniugi con il supporto reciproco, senza imposizioni dall’alto. Un’interpretazione, quest’ultima, supportata anche dalla sociologia, che già dagli anni ’70 considera la famiglia non come l’unione sessuale di due individui ai fini della riproduzione, bensì un nucleo spontaneo di persone unito da un legame di parentela, aiuto, supporto, ospitalità e servizio reciproco nell’ambiente domestico.



La questione omosessuale non si esplica, tuttavia, soltanto nel tema del matrimonio. Ormai quotidiane sono le notizie di violenze, pestaggi e abusi dentro e fuori dai confini dello Stivale, con un aumento preoccupante dei suicidi fra gli adolescenti perché vittime indifese del bullismo. Lo dimostra Thomas Hammarberg, commissario europeo per i diritti dell’uomo, che proprio di recente ha pubblicato il primo studio comparato sulle condizioni della comunità LGBT nei 47 stati del Consiglio d’Europa. Una ricerca che ha dimostrato come “l’odio contro gli individui LGBT negli ultimi anni è aumentato in molti paesi”, con un triste primato dell’Italia che per ben due volte ha rigettato la legge anti-omofobia proposta da Anna Paola Concia. In definitiva, il mondo occidentale sembra evolversi, l’Italia come al solito rimane a guardare. D’altronde, l’Italia è pur sempre la nazione in cui si litiga per la parola “profilattico” utilizzata in Rai, un terreno poco fertile per stimolare discussioni pregne su argomenti più seri, quali appunto l’omofobia.



Fonti: L’Unione Sarda, Agi, Espresso



Se vuoi aggiornamenti su Giornata Mondiale contro l’Omofobia: l’Italia resta a

Book festival 2012

Il Terracina Book Festival 2012 presentato al Salone del libro di Torino


DettagliCategoria: Eventi e Spettacoli Pubblicato Domenica, 20 Maggio 2012 16:23 Scritto da Redazione online .TEMI

Terracina .La terza edizione del Terracina Book Festival parte da Torino. In occasione della più grande manifestazione italiana dedicata ai libri e tenutasi al Lingotto dal 10 al 14 maggio, la Ecco Fatto! e la Prospettiva Editrice hanno presentato la kermesse letteraria davanti ad un vasto pubblico dando alcune anticipazioni. «Innanzitutto - spiega il presidente della Ecco Fatto! Massimo Lerose - le date: quest'anno il festival terracinese ci sarà a metà settembre, da venerdì 14 a domenica 16 e avrà luogo in piazza Municipio». Questa però non è l'unica novità. «Dopo il successo raccolto nei primi due anni e grazie alla collaborazione con il Comune di Terracina - spiega Andrea Giannasi di Prospettiva - il TBF cresce sempre di più. Da quest'anno il festival approfondirà i temi del giornalismo pur conservando l'attenzione alla narrativa e alla poesia». Il programma è ancora in fase di definizione ma si muoverà certamente attorno ad alcuni punti fermi come il concorso per racconti, la sfida "Poeti a duello" e le più recenti pubblicazioni degli autori locali. «Nel 2011 - spiega Simone Di Biasio, nuovo acquisto nel poker degli organizzatori - è nata la collaborazione con il dipartimento comunicazione de La Sapienza, il che rende ancor più prestigioso l'evento. Quanto alla sezione poesia è già assicurata la presenza di uno dei più grandi poeti italiani contemporanei: Davide Rondoni». «Puntiamo ad avere almeno un paio di nomi forti - conclude Irene Chinappi, responsabile della comunicazione per la Ecco Fatto e il TBF - e vi anticipo l'uscita di uno spot che vede la partecipazione di alcuni tra i più grandi personaggi dello spettacolo. Lo slogan di quest'anno è «Il cielo è...Terzo Terracina Book Festival» e agli intervistati abbiamo proprio chiesto di dirci, a bruciapelo, com'è, per loro, il cielo. Tra questi hanno risposto: Vittorio Sgarbi, Luciana Littizzetto, Fabio Volo, Nanni Moretti, Piero Chiambretti, Carlo Verdone, Dario Vergassola e Flavio Insinna. Il resto lo scoprirete presto sul canale youtube eccofatto22, sulla pagina Facebook "Terracina Book Festival 2012" e su Twitter @eccofatto oppure cercando #TBF12».



A fine maggio infine uscirà il bando per il concorso "Si scrive Terracina" per racconti brevi ambientati nella città del festival. La premiazione avverrà domenica 16 settembre. I racconti migliori che hanno partecipato all'edizione 2011 saranno raccolti nell'antologia "Si scrive Terracina" pubblicata da Prospettiva.





Disqus.

Login A proposito di Disqus..

Dieta dimagrante normoproteica

Iscriviti alla Newsletter Cerca: Cerca Moda Bellezza Benessere Coppia Mamma Famiglia Lavoro Cucina Tempo libero Sport Home » Benessere » Dieta » Dieta dimagrante normoproteica, com...




Dieta dimagrante normoproteica, come farla?

20 maggio 2012 Vania Russo Action Aid

L’adozione a distanza

è un bel cammino,

fai il primo passo con ActionAid.Hosting Pro

Fino a 6 Gb di spazio web

Php e Mysql da soli €29

Alimenti base della dieta normoproteica 0

CondividiLa dieta dimagrante normoproteica si basa su un menu giornaliero da 1550 calorie ed è adatta a tutte le donne che vogliono perdere peso in maniera definitiva e senza rinunciare al gusto di un buon piatto di pasta. Spesso le diete si basano su un taglio drastico dei carboidrati per avere un risultato immediato in termini di perdita di chili, ma poi a lungo andare non appena vengono reintrodotti nell’alimentazione il peso perduto si riacquista.



La dieta dimagrante normoproteica invece si basa su un apporto equilibrato di proteine (17%), grassi (26%) e anche carboidrati (57%). In questo modo si riesce a buttare giù il peso di troppo con risultati duraturi e mantenendosi in salute seguendo i dettami della nostra tipica dieta mediterranea, riconosciuta universalmente come la più sana.



Ecco come farla. La colazione è il momento in cui concentrare le riserve di energia attraverso i carboidrati presenti nei cereali, il latte scremato o in alternativa lo yogurt magro, che apportano la giusta dose di calcio e caffè o tè. Il pranzo e la cena prevedono un menu abbastanza libero purché si rispettino alcune regole di base.



Ecco lo schema settimanale: 90 grammi di pane o pasta o riso o orzo o farro o farina di mais o semola oppure 300 grammi di patate o gnocchi di patate a scelta. 1 secondo a rotazione tra 100 grammi di carne 3 volte a settimana, 120 grammi di pesce 3 volte a settimana, 100 grammi di formaggio fresco (o 50 grammi di stagionato o erborinato) 3 volte a settimana, 50 grammi di salumi sgrassati o magri (tipo bresaola, speck, prosciutto) 2 volte a settimana, 50 grammi di legumi secchi 2 volte a settimana e 2 uova 1 volta a settimana.



A questi che sono gli alimenti base attraverso cui fare il pieno di proteine, carboidrati e lipidi vanno aggiunte giornalmente frutta e verdura a piacere. Per quanto riguarda i condimenti, si devono tenere presenti le seguenti dosi giornaliere: 3 cucchiaini di miele o zucchero; 5 cucchiaini di olio extra vergine di oliva, 30 grammi di cracker o biscotti secchi o 50 grammi di pane.



Almeno per il primo mese sono banditi i dolci, mentre una volta a settimana è possibile concedersi una pizza margherita o con verdure e sostituire i cracker o biscotti secchi con un buon bicchiere di vino o birra o un bicchierino di superalcolico.



Fonte: Starbene.



Se vuoi aggiornamenti su Dieta dimagrante normoproteica, come farla? inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:






Come combattere la ritenzione idrica

21 maggio 2012 Vania Russo Guida al condominio

Tutto quello che devi

sapere. Per te in regalo!Con TeleTu

ADSL e' gratis

per un anno!

Donna che controlla la propria cellulite. 0

CondividiLa ritenzione idrica è uno dei problemi più comuni tra le donne e molto spesso è indipendente dal peso. Si tratta infatti di un ristagno nei tessuti che provoca gli antiestetici cuscinetti di cellulite e gonfiore su gambe e glutei. La causa molto spesso risiede nello stress, in una vita troppo frenetica ma allo stesso tempo sedentaria che causa la degenerazione dei tessuti.



Come combattere la ritenzione idrica? La strategia d’attacco deve essere mirata su più fronti, da quello nutrizionale con la giusta attenzione ai cibi che possono favorire il drenaggio a quello più estetico con una serie di massaggi localizzati e l’aiuto di essenze e oli naturali.



La mattina è il momento in cui l’organismo è maggiormente predisposto a recepire ogni tipo di sostanza, ecco perché è utile iniziare la giornata con un decotto di barbe di mais (in erboristeria) dolcificato con miele d’arancio da gustare con gallette di riso con malto di riso o orzo.



A pranzo e cena prediligere i cibi freschi. Un tipico menu facilmente digeribile e contenente sostanze rigeneranti per i tessuti è composto da un piatto di pasta con pomodoro fresco e basilico o pesto. E per secondo una insalata mista o verdure grigliate. Al posto del caffè scegliere una tisana al limone ricca di vitamina C.



La regola dei due spuntini giornalieri a metà mattina e metà pomeriggio vale anche nella strategia anti-ritenzione idrica. L’aceto di mele può essere una valida alternativa al tè mentre la frutta deve essere sempre fresca e di stagione, ottime le fragole al limone dall’effetto drenante e disintossicante.



Per completare il programma e ottenere i migliori risultati ecco una serie di massaggi stimolanti in grado di riattivare la circolazione e sgonfiare proprio lì dove si accumulano i liquidi e le tossine. Meglio ancora se effettuati prima di coricarsi così da espletare il loro effetto benefico durante il sonno.



L’olio essenziale di melissa scioglie l’ansia, che è una delle principali cause della comparsa della cellulite, e predispone a un buon riposo notturno. Se ne possono diffondere 10 gocce nell’aria della camera da letto, prima di dormire. Se abbinato all’olio di arancio amaro, svolge un’azione snellente molto forte.



L’arancio infatti è in grado di bruciare il grasso sottocutaneo, ridona tono e vigore ai tessuti e una pelle più liscia. Diluire 15 gocce di olio essenziale di arancio amaro in 50 ml di olio di jojoba. Conservare in una bottiglietta di vetro scuro e massaggiarne poche gocce sulle zone critiche.



La sera è anche il momento migliore per togliersi lo stress di dosso grazie a un buon pediluvio da effettuare con piccioli di ciliegio alternati a maggiorana. Per un effetto drenante e sgonfiante immediato, alternare l’ammollo in acqua calda con docciature fredde soprattutto sulle caviglie e risalendo fino all’inguine.



Fonte: obiettivo benessere.



Se vuoi aggiornamenti su Come combattere la ritenzione idrica inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:



lunedì 21 maggio 2012

Il rispetto delle regole

Questa “Amaca” di Michele Serra me l’ero persa: me l’hanno fatta ritrovare. Centratissima, spietata:” Zapping casuale (e fulminante) domenica sera. Su Rai tre, Gherardo Colombo sostiene che il vero problema del nostro Paese non è giudiziario, è culturale: la maggioranza degli italiani non capisce a che cosa servono le regole, e fino a che non lo capirà anche il più equo dei sistemi giudiziari potrà fare ben poco. Su Raidue, in quel preciso momento, Fabio Capello, uno dei più stimati allenatori italiani, a domanda risponde che Luciano Moggi è stato un eccellente dirigente sportivo (il giovane Andrea Agnelli, pochi giorni prima, aveva detto: il migliore di tutti). Neanche mezza parola sul processo per frode sportiva, sulle schede telefoniche estere regalate agli arbitri, sull’intera, complicata ma ineludibile vicenda che chiamiamo Calciopoli.Capello ha risposto, indirettamente, a Gherardo Colombo. Confermandone la tesi. Moggi è stato “il migliore di tutti” perché ha vinto moltissimo, non importa con quali mezzi, né trasmettendo quali valori al suo gruppo di lavoro. Le ombre etiche e le macchie giudiziarie sono considerate irrilevanti perché irrilevante, in fin dei conti, è il rispetto delle regole.




Per molti italiani, anche di livello (Capello lo è), le regole sono considerate, infondo, l’ultima risorsa dei deboli e degli invidiosi. (da La Repubblica del 7 febbraio).



Lucio Dalla


Il manager di Dalla conferma: «Il testamento non esiste»

di Deborah DiraniCronologia articolo5 marzo 2012

In questo articoloMedia



Argomenti: Musica
Fondazione Carisbo
Fondazione Carsibo
Bruno Sconocchia
Aspertini
Berruti
Kounellis
Benedetto Zacchiroli
Jole Faccani

..Storia dell'articoloChiudi Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2012 alle ore 13:39.



.

Accedi a My

Murales in onore di Lucio Dalla, realizzato dal writer Raffo su muro a Napoli (Olycom)

«Pensa che disastro se morissi adesso che non ho fatto testamento». Rideva Lucio Dalla poco tempo fa, parlando con un suo ex collaboratore di cosa sarebbe successo se fosse morto all'improvviso. Era scaramantico Dalla: sulla sua bara c'era un cornetto rosso, arrivato apposta da Napoli. Forse anche per questa sua caratteristica, forse perché si sentiva in forze e pieno di vita, o forse perché per lui la morte era solo l'inizio del secondo tempo: il testamento non c'è.



Lucio Dalla è morto lasciando dietro di sé un patrimonio che è impossibile stimare ma di cui si presume l'enorme valore. Solo la superficie immobiliare di via D'Azeglio 15, dove abitava: quattro piani e un seminterrato per tremila metri quadrati (di quella casa diceva orgoglioso «incomincia in Piazza Maggiore»). E poi terreni in provincia di Catania, altri in Puglia, la casa alle isole Tremiti (regalo, pare, degli abitanti dell'isola alla mamma del cantautore data in cambio dei suoi servizi di sarta, ma questa del dono forse è leggenda: la casa dove aveva anche uno studio di registrazione, no). I diritti d'autore, di cui è impossibile stabilire il valore economico perché coperti dalla privacy. E poi le opere d'arte che comperava da appssionato di arte moderna e contemporanea: Aspertini, Berruti, Kounellis, Paladino e, pare, un Klimt. Un museo di cui il cantautore andava orgoglioso e che forse avrebbe voluto allargare: giusto pochi giorni fa si era incontrato con il presidente della Fondazione Carisbo, Fabio Roversi Monaco: per avere consigli sulle opere, ma anche, probabilmente, per confrontarsi sulla realizzazione del suo ultimo progetto: la Fondazione Dalla.



fotoCon Morandi e De Gregori, l'ultimo Dalla











La carriera di Dalla





L'ultimo saluto a Lucio Dalla



videoMorto Lucio Dalla, l'esibizione a Sanremo 2012









L'anno che verrà





Lucio Dalla - Caruso



Vedi tutti »

sondaggiMusica e ricordi / Votate la canzone di Lucio Dalla che vi ha emozionato di più



articoli correlati4 marzo 2012 «Buon compleanno Lucio»



Lucio Dalla, oggi il grande saluto di Bologna. Sulla bara un cornetto, una rosa e una sigaretta



Il legale di Dalla: «Del testamento si parlerà da lunedì. Una fondazione per Bologna a nome di Lucio»



Vedi tutti » Ed è proprio sulla Fondazione, a cui Lucio e i suoi più stretti collaboratori stavano lavorando già da qualche tempo, che è catalizzata l'attenzione. «Per quanto ci riguarda - spiegano dalla PhD, la società del suo manager Bruno Sconocchia - la Fondazione si deve fare e si farà. Del testamento non sappiamo niente, ma la volontà di Lucio era la Fondazione e noi a questo lavoreremo». Conferme circa il proseguimento dei lavori in questo senso lo dà anche Benedetto Zacchiroli, consigliere comunale del Pd e amico fraterno di Lucio Dalla: «Sì, Lucio voleva quella findazione: non era solo un progetto campato in aria. Per quanto mi risulta, anche se ora è tutto troppo recente e il dolore è ancora fresco, la Fondazione Dalla si farà».

Certo è che mancando un testamento come continuano a confermare amici del cantautore che lo conoscevano molto bene, sarà necessario un gentleman agreement tra i diretti eredi, tra cui il cugino Andrea Faccani, uno dei figli dei cinque frateli di Jole Faccani, la madre di Dalla.



Ma se questo auspicato gentleman agreement non ci sarà, sono in molti a scommettere su una guerra all'ultimo centesimo. E proprio per questo fiorire di parenti (domenica a ridosso del funerale una cugina del cantatutore ha dichiarato di averlo visto nascere in casa il 4 marzo di 69 anni prima) si complica la situazione del compagno degli ultimi 8 anni di vita di Lucio Dalla: Marco Alemanno. «Fosse stata una donna - dice a denti stretti un amico comune dei due - il problema si sarebbe posto in maniera diversa. Così sarà difficile che qualcuno gli riconosca un legame e un diritto all'eredità». L'amore, la vicinanza, il sostegno, senza un testamento non bastano. Ma probabilmente, in queste ore a Marco Alemanno, pietrificato dal dolore della perdita del compagno, non è il diritto ad ereditare a togliere la pace e il sonno.



Povera Terracina

POVERA TERRACINA, AL PEGGIO NON C’E’ MAI FINE












Questo indecente ed avvilente balletto, a cui stiamo purtroppo tutti assistendo nostro malgrado, dimostra tutto il pressappochismo, l’approssimazione, il vivere al momento, senza un’idea di sviluppo e di progettualità nel disegnare o pensare il futuro della nostra città da parte dell’intera maggioranza che governa la città.







Non è la prima volta, nonostante che siano solo pochi mesi da quando si è eletto il nuovo Consiglio Comunale, che l’attività amministrativa è bloccata dalle lacerazioni interne alla maggioranza dovute alla loro ansia di occupare poltrone. Basta vedere quanto accaduto per l’assegnazione delle presidenze delle commissioni consiliari, dove gli ultimi aggiustamenti sono di non meno di due mesi fa.







Il nostro Sindaco, che avrà pure fatto il Consigliere Comunale in passato, avrà pure fatto l’addetto stampa di un Ministro della Repubblica Italiana, avrà anche portato una truppa di ministri a Terracina per sostenerlo in campagna elettorale, avrà anche difeso la porta dei gloriosi tigrotti del Terracina calcio, ma quello che emerge dalle vicende che stiamo vivendo è che egli quale contrattualista nei confronti del Senatore Forte ha mostrato tutta la corda e la sua incapacità a reggere il confronto.







La consiliatura che stiamo vivendo è caratterizzata di SPOT, di slogan, di promesse, di apparizioni ovunque e comunque, di atti di arroganza continui in Consiglio Comunale per nascondere l’incapacità di non riuscire a mantenere il confronto con l’opposizione e con S E L in Particolare. Per questo basta vedere cosa è accaduto: Si porta continuamente all’ODG del Consiglio Comunale il punto sulle interrogazioni, ma interrogazioni in consiglio non se ne portano. E’ dal 22 Luglio scorso che stiamo aspettando che portino in consiglio l’interrogazione sul comportamento dell’ex presidente del Consiglio Comunale Patrizio Avelli, per aver nascosto al precedente Consiglio Comunale l’ordinanza della Corte dei Conti, ma benché più volte sollecitati non rispondono. Non vogliono discutere in Consiglio Comunale le mozioni presentate dalla minoranza e da S E L in particolare, e quando le portano non partecipano al dibattito e votano contro, anche quando le contraddizioni sono palesi, marcate e macroscopiche, come il regalo di decine di migliaia di EURO al mese che si stanno gentilmente erogando alla Servizi Industriali, sotto forma di sgravi contributivi a scapito delle pesanti bollette che pagano tutti i cittadini e le attività commerciali.







E guardate l’imboscata tenuta all’Azienda Speciale, come si può sperare che un’azienda interamente partecipata dal Comune possa essere amministrata bene quando l’Assessore responsabile aspira ad esserne il Direttore Generale, in presenza di un direttore che è li in quanto vincitrice di un pubblico concorso?







La doppiezza dell’Assessore Alla che da una parte, esattamente nella commissione consiliare ai servizi sociali, approva il piano programma dell’Azienda Speciale con i relativi impegni finanziari, e poi va in Giunta ed approva un trasferimento che non copre per ben 1.200.000 Euro il piano programma. Lascia che l’azienda Speciale dopo aver chiuso il 2010 in cui il Comune deve trasferire ad essa ancora 1.276.000 Euro, continui ad applicare lo stesso piano programma accumulando così altri crediti nei confronti del Comune e poi a consuntivo si comunica all’azienda Speciale che non gli danno i trasferimenti.







E’ chiaro che tutto questo è stato appositamente voluto e si ci è adoperati affinché si mettesse in crisi l’azienda Speciale, della quale noi siamo sempre stati critici, questo sia chiaro a scanso di equivoci.







Ma tutto questo congiurare, tramare a fini personali, con il solo obiettivo di accaparrarsi un posto da oltre centomila Euro l’anno di stipendio, ha fatto si che non è minimamente sfiorato alla testa di nessuno che li ci sono cento famiglie che da quel lavoro ricavano un minimo di reddito con cui sostengono le spese delle proprie famiglie. Che c’è l’orfanotrofio Gregorio Antonelli che tra l’istituzione e l’Azienda Speciale vanta un credito nei confronti del Comune di oltre 500.000 Euro e che eroga un servizio essenziale a favore di BAMBINI, ripeto BAMBINI che sono stati meno fortunati di altri e che senza quel servizio gravi sarebbero le ricadute nei loro confronti. Che ci sono persone disagiate, indigenti che hanno bisogno di assistenza in modo continuativo, famiglie che devono ricevere sussidi, contributi per i fitti delle loro abitazioni altrimenti vengono sfrattate. E della liquidazione coatta decisa dal Ministero del Tesoro della coop sociale Insieme perché a causa del mancato pagamento delle spettanze non è riuscita a pagare i propri debiti, con la conseguente richiesta alle famiglie, da parte del liquidatore di una richiesta di restituzione di migliaia di Euro.







Quante altre aziende sono destinate a saltare?







No tutto questo non solo non fa parte del dibattito politico, ma vengono assunti quali ostaggi sulla cui pelle devono essere strumentalmente portate avanti delle battaglie per l’affermazione della destinazione di una due poltrone da centinaia di migliaia di Euro all’anno di stipendio. Si è voluto andare appositamente in fretta e furia alla gestione fallimentare degli arenili e del Tempio di Giove, perché più si accumulavano fallimenti e più era facile far fuori il Direttore dell’Azienda Speciale perché bisognava liberarsi di quella persona ed appropriarsi di quello stipendio, cioè riportarlo all’interno della logica spartitoria e di lottizzazione dei posti.







Ho letto l’accorato appello della Dottoressa Francesca Gallinaro contro la chiusura dell’Azienda Speciale, deve anch’essa, però, fare un mea culpa e riconoscere i suoi errori. Come poteva pensare di andare avanti con il Comune che non erogava i trasferimenti? Come pensava di coprire i debiti che man mano si andavano accumulando? Con le assicurazioni degli amici politici del PDL? Non pensa di aver aspettato troppo tempo o che magari ora è troppo tardi per iniziare a ribellarsi? Ha capito ora che le battaglie fatte in passato da S E L erano anticipatrici di una situazione che solo adesso è venuta alla luce del sole?







Certo è che andare ad una chiusura o ad una sorta di fallimento pilotato dell’Azienda Speciale nel contesto descritto, è SEMPLICEMENTE DA IRRESPONSABILI. Ma io sono fiducioso e spero che l’intera città vi stia guardando e vi condanni per quanto di male andrete a fare nei confronti di centinaia di famiglie che, o perderanno il posto di lavoro o non saranno assistite.







L’attività amministrativa è paralizzata da queste beghe di bassa lega, il Consiglio Comunale non si convoca da un mese, in quanto non si è in grado, al momento almeno, di garantire quella unità di coalizione da parte della maggioranza, tanto decantata sino ad oggi, e che si è manifestata in passato solo mettendo veti nei confronti delle proposte dell’opposizione.







Ora c’è da capire se la lotta tra singoli Consiglieri Comunali, per l’assunzione di questo figlio o l’altro, a discapito di uno o dell’altro e le conseguenti lacerazioni che sta comportando verranno riassorbite in tempo utile, e cioè prima che arrivi nuovamente in Consiglio Comunale la discussione del bilancio preventivo stabilmente riequilibrato. Questo infatti è al vaglio del Ministero dell’Interno che deve approvarlo, ed il viaggio dei re magi fatto l’altro ieri a Roma presso detto Ministero pare che non ha dato i risultati sperati.







Infatti, come può un bilancio passare liscio al vaglio del Ministero, quando ha carenze macroscopiche ed evidenti e con l’aggravante di essere stati anche rilevati ed evidenziati dal collegio dei sindaci revisori nella loro relazione, i quali dicono:







Il piano triennale di rientro è un colabrodo e va rifatto.







I trasferimenti previsti dal Comune all’Azienda Speciale non corrispondono a quelli messi nel bilancio dell’Azienda stessa, C’è UNA DIFFERENZA DI 1.200.000 Euro circa ed invita il Comune e l’Azienda Speciale a mettersi d’accordo.







Il patto di stabilità prevede un calcolo sull’occupazione in cui vanno inclusi anche i dipendenti delle società partecipate, e nel caso specifico questo non è stato fatto, tanto che da una situazione di esuberi, si passa addirittura ad un piano triennale di assunzioni, senza logica e senza obiettivi di miglioramento della macchina amministrativa, magari sono stati individuati in virtù di titoli di studio o referenze possedute da amici o amici degli amici che sempre amici nostri sono, e che magari stanno aspettando il rispetto degli impegni assunti in campagna elettorale.







Di fronte a questo mare di guai per la città, arriva un’altra velina dell’Assessore Marcuzzi che ci dice che tutto va bene che si stanno facendo opere pubbliche e che tutto fila liscio.







Domandiamo a Marcuzzi, perché non dici alla città che i soldi stanziati dalla Regione per la ristrutturazione del Viale Circe sono sola la metà di quelli necessari e che non si sa quando arriveranno gli altri?







Ma non doveva essere già dallo scorso Novembre pronto lo spostamento del mercato settimanale da Viale Europa?







Perché non dice alla città che quando si sposterà il polo dei trasporti, sia urbano che extra urbano alla stazione, questo avverrà senza integrare la zona di nuove strade e tutto dovrà essere assorbito dalla viabilità e dai parcheggi ora esistenti, con l’aggravante che quella zona, calcatore, ogni giorno che passa va ad essere con maggiore intensità abitativa?







Come può l’attuale sistema viario, già intasato reggere il trasferimento del polo dei trasporti?







Sarebbe ora ed opportuno che qualcuno prendesse seriamente in considerazione l’idea di mandare tutti a casa.







Il Consigliere Comunale



Vittorio Marzullo